VII Domenica di Pasqua
21 maggio 2023
Lc 24, 13-35
Riferimenti : At 1, 9a. 12-14 - Sal 132 - 2Cor 4, 1-6
Dove la carità è vera, abita il Signore. Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste.

At 1, 9a. 12-14
In quei giorni. Mentre gli apostoli lo guardavano, il Signore Gesù fu elevato in alto. Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.

Atti 1, 9a. 12-14
Il testo che leggiamo segna una parentesi tra l'Ascensione e la Pentecoste. E' il tempo d'attesa che la piccola comunità di Gesù deve vivere con molta fiducia e chiarezza.
Tutti si sentono carichi di ricordi, dello stupore della risurrezione e, quindi, sorpresi e rassicurati dell'Ascensione di Gesù. Ora che lo hanno visto salire, possono affermare davvero che è sceso dal cielo.
Nessuno ne è stato testimone, mentre tutti pretendevano questa discesa come il vero e unico segno messianico. Persino il tentatore lo suggerì (Lc 4,9 ss). Il salire nella gloria di Dio, alla destra del Padre, conclude l'esperienza di Gesù, visibile, nella piccola comunità, ed inizia l'esperienza della Chiesa, ugualmente visibile nelle persone credenti.
L'Ascensione è collocata sul Monte degli ulivi: da qui è iniziata la passione, da qui inizia il trionfo di Gesù, vincitore del peccato e della morte. La preoccupazione di Luca di indicare il cammino di un sabato (secondo il calcolo giudaico è di circa 800 m. dalle mura di Gerusalemme) vuole probabilmente ricordare che i fatti fondamentali della liberazione e della rivelazione di Gesù, dalla morte alla ascensione, avvengono nella città Santa.
Il gruppo si raduna nella sala superiore. Vengono ricordati, molto sinteticamente, i componenti di coloro che attendono il dono dello Spirito. E' la prima comunità cristiana su cui Gesù fa affidamento perché portino nel mondo la sua speranza.
Ci sono gli apostoli, in numero di 11 perché manca Giuda Iscariota e l'elenco è quello dei Vangeli. Al primo posto c'è sempre Pietro, seguito da Giovanni, che sarà compagno nelle prime testimonianze a Gerusalemme. C'è poi il gruppo delle donne con Maria, la madre di Gesù, colei che ha generato nel mondo Gesù. Una prima volta è disceso su di lei lo Spirito (Lc 1,35: "lo Spirito Santo scenderà su di te e su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo"). Ora è presente nell'attesa della rigenerazione della prima comunità cristiana nello Spirito. E come in lei ha compiuto fatti nuovi, così lo Spirito scenderà su tutte le persone in attesa e opererà fatti nuovi (At2,1ss). Il terzo gruppo è costituito dai "fratelli", cioè dai parenti di Gesù che, in un primo tempo, non furono molto entusiasti del progetto messianico e che poi, alla luce degli ultimi fatti, si sono convertiti alla presenza di Gesù Messia.

 2Cor 4, 1-6
Fratelli, avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.

2Corinzi. 4, 1-6
L'apostolo Paolo sente la fatica dell'annuncio che egli porta sia ai fratelli nella fede ebraica e sia alla realtà del mondo pagano. E tuttavia sente che non può scoraggiarsi perché ripensa alla propria vita come il frutto di una enorme misericordia da parte di Dio che gli ha aperto gli occhi della fede di Gesù. Paolo ha scoperto una vocazione più grande, profonda, che propone al servizio dei fratelli verso cui va incontro ("siamo vostri servitori a causa di Gesù " v 5). La misericordia di Dio, a cui è debitore, obbliga, in ogni momento, alla verità, a non comportarsi con astuzia ingannando, a non far cessare la Parola di Dio. (v 2).
Perciò Paolo sente di dover essere disarmato di fronte agli altri e perciò si affida al giudizio coscienzioso di ogni uomo (id). Il suo compito, dice l'apostolo, è quello di essere presente ogni giorno, in lotta contro il Dio di questo mondo che cerca la menzogna e che non vuole assolutamente che la Parola di Gesù possa brillare come luce e quindi come riferimento nella vita di ogni uomo. Anzi questo Dio che si contrappone al Dio d'Israele, e quindi a Gesù; vuole cercare ogni uomo perché non vedano la verità del Signore.
Paolo tuttavia non si scoraggia né di fronte alla potenza di questo signore del mondo né di fronte al rifiuto delle persone che lo giudicano, ma testimonia con chiarezza che il suo compito è quello di predicare Gesù. Egli è la luce che, prima di tutto, ha voluto risplendere nei nostri cuori, dice Paolo, perché diventi, a sua volta, luce del mondo. Ora la luce del mondo è il volto di Gesù crocifisso e risorto, per molti impresentabile, per molti bestemmia. Eppure Paolo sente di essere chiamato per "far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo" (v 6).


Emmaus, incontro di Gesù con i due discepoli.

Lc 24, 13-35
In quello stesso giorno due discepoli del Signore Gesù erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Luca. 24, 13-35
Luca ci propone questo episodio per aiutarci a scoprire il significato della vita anche nei momenti drammatici della solitudine e del dubbio. È un testo scritto con intelligenza e suggerisce l'itinerario della ricerca di Gesù quando ci sentiamo abbandonati e sconfitti. Probabilmente Luca sta vivendo una situazione di disagio nella sua comunità degli anni 80 d.C. in cui molti si sentono scoraggiati e perseguitati. È quello che è avvenuto a questi due discepoli che, nel pomeriggio della domenica di Pasqua, hanno ormai deciso di ritornare a casa e quindi di riprendere la vita quotidiana di sempre, lasciando in un angolo di soli ricordi l'esperienza stupefacente che hanno avuto con Gesù. Ma tutto, ai loro occhi, è ormai un passato senza speranza e, quindi, disastroso e inutile.
Continuano, comunque, a discutere con animazione, a porsi domande, ad accennare a rancori e a stanchezze. Lo sconosciuto, che si accosta, pone qualche domanda che ritengono normale per curiosità e soddisfacente per potersi sfogare con tutta la propria sfiducia. Il racconto, meravigliati che, venuto da Gerusalemme, non sappia nulla, fa risultare la desolazione di una vita che si era giocata completamente nella fiducia ed ora può portare solo alla compassione. In fondo, se le cose sono andate così, e questi decisamente lo credono, giustamente si sentono traditi. Alla base, comunque, è indiscutibile l'immagine che pretendevano da Gesù: doveva essere il Messia glorioso, il discendente di Davide, il liberatore d'Israele. Probabilmente hanno anche accennato ad un fugace trionfo di una settimana prima per un ingresso improvvisato a Gerusalemme su un asino. E loro, esperti di Scrittura, si erano sentiti rinfrancati perché anche il profeta Zaccaria aveva parlato di questo umile che entra a Gerusalemme per riprendersi la città come ha fatto Davide. Accennano, ancora, ad avvenimenti strani, a tombe vuote, a donne che hanno avuto visioni di angeli. Ma tutto questo è poca cosa di fronte alle loro certezze: Gesù doveva essere il trionfatore e invece è stato ucciso.
Lo sconosciuto inizia, curiosamente, una propria lettura della Scrittura e, cominciando da Mosé e i profeti, spiega loro che "il Cristo dovesse venire, patire ed entrare nella gloria". Restano affascinati per le convergenze che intravedono tra la Scrittura e il Gesù che essi conoscono e quindi si aggrappano a questo personaggio.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.