
Domenica di Lazzaro
26 marzo 2023
Gv 11, 1-53
Riferimenti : Es 14, 15-31 - Sal 105 - Ef 2, 4-10 |
Mia forza e mio canto è il Signore. Rendete
grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per
sempre. Chi può narrare le prodezze del Signore, far risuonare
tutta la sua lode? Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo
popolo, visitami con la tua salvezza. Minacciò il mar Rosso e fu
prosciugato, li fece camminare negli abissi come nel deserto. Li
salvò dalla mano di chi li odiava, i riscattò dalla mano del
nemico. Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua
lode. |
Es 14, 15-31 In quei
giorni. Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi
verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere
il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi
la mano sul mare e dividilo, perché gli
Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco,
io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così
che entrino dietro di loro e io dimostri la mia
gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui
suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani
sapranno che io sono il Signore, quando
dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i
suoi carri e i suoi cavalieri». L’angelo di Dio,
che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò
posto e passò indietro. Anche la colonna di nube
si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a
porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello
d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni,
mentre per gli altri illuminava la notte; così
gli uni non poterono avvicinarsi agli altri
durante tutta la notte. Allora Mosè stese la
mano sul mare. E il Signore durante tutta la
notte risospinse il mare con un forte vento
d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si
divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare
sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un
muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li
inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i
suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro
di loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del
mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di
nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani
e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro
carri, così che a stento riuscivano a spingerle.
Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte
a Israele, perché il Signore combatte per loro
contro gli Egiziani!». Il Signore disse a Mosè:
«Stendi la mano sul mare: le acque si riversino
sugli Egiziani, sui loro carri e i loro
cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il
mare, sul far del mattino, tornò al suo livello
consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si
dirigevano contro. Il Signore li travolse così
in mezzo al mare. Le acque ritornarono e
sommersero i carri e i cavalieri di tutto
l’esercito del faraone, che erano entrati nel
mare dietro a Israele: non ne scampò neppure
uno. Invece gli Israeliti avevano camminato
sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque
erano per loro un muro a destra e a sinistra. In
quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano
degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani
morti sulla riva del mare; Israele vide la mano
potente con la quale il Signore aveva agito
contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore
e credette in lui e in Mosè suo servo.
Esodo 14,15-31 La notte incomincia per gli
ebrei in fuga con uno spavento insopportabile
poiché: "Gl'israeliti alzarono gli occhi: ecco
gli egiziani muovono nel campo dietro di loro.
Allora gli israeliti ebbero grande paura e
gridavano al Signore" (14,10). Questo è
l'antefatto. Il popolo d'Israele alza a Dio le
proprie urla dicendo: "Perché ci hai portati a
morire nel deserto?" (v 11). Dio celebra la
vittoria sul male e dà la vita al popolo. Mose è
l'interprete della volontà di Dio ed è il
mediatore ubbidiente, che opera con
responsabilità, poiché Dio è fedele e di Lui ci
si deve fidare. Il racconto vuole garantire il
popolo dell'intervento straordinario di Dio
poiché, da ora in poi, questa liberazione sarà
la soglia del tempo nuovo rispetto alla
schiavitù. E tutti potranno ritornarvi con la
memoria per scoprire la generosità e la forza di
Dio per la gente che ha scelto e che lo segue.
Viene qui ricordata la colonna di fuoco e la
nube che si interpone tra il suo popolo e il
campo degli egiziani. È la notte della paura,
dell'oscurità perché nessuno più vede l'altro e
l'acqua e il vento si affrontano come in un
duello: il vento è mandato da Dio e l'acqua è il
caos che ostacola il cammino. Il Signore
ricostruisce l'ordine e l'armonia dove c'è paura
e angoscia. Egli abbandona al caos colui che ha
provocato oppressione e morte. Il racconto svela
alcune sottolineature del Dio creatore che salva
e porta la vita del mondo. L'episodio, che
diventerà l'avvenimento fondamentale del credo
ebraico, e che alimenterà la speranza per ogni
ebreo, lungo la storia, farà dire: "Come ci ha
liberati una volta, con mano potente, dai
nemici, così ci libererà ancora", non pone
certamente le basi di un fatalismo in cui basta
pregare e tutto si risolve. L'intervento di Dio
deve unirsi alla mediazione di ciascuno, del
popolo. In questo caso si unisce all'operosità
di Mosé perché ogni miracolo è sempre
collaborazione e dialogo: la fede, da una parte,
e alcuni gesti che rendono possibile il
passaggio da una situazione all'altra. Mosé
sostiene, organizza, interviene con il suo
bastone sull'acqua che si apre e si chiude per
la forza di Dio per lasciar passare i disarmati
e cancellare i violenti.
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Ef 2, 4-10 Fratelli, Dio,
ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha
amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere
con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche
risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per
mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua
grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per
grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene
da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno
possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù
per le opere buone, che Dio ha preparato perché in
esse camminassimo. Efesini 2,4-10 Scrivendo agli Efesini,
S. Paolo rilegge la condizione di ribellione e di morte in cui
tutti, "noi stessi compresi" abbiamo vissuto: "Anche voi eravate
morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo
viveste, alla maniera di questo mondo... Anche tutti noi, come
loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali
seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo
per natura meritevoli d'ira, come gli altri" (vv 2,1-3). Eravamo
impossibilitati a riprendere l'esistenza perché totalmente vinti
dal male. Ma il Signore, ricco di misericordia, ci ha amati e ci
ha fatti rivivere in CristCon la vita ci ha dato la gloria della
risurrezione, a somiglianza di Gesù, e ci ha fatti eredi di una
potenza e di un potere così grandiosi che solo Dio può avere. E
siamo stati scelti a sedere sul trono dei cieli in Cristo Gesù,
per essere giudici del tempo e degli uomini. Egli ci ha
costituiti modello ed esempio della sua bontà, segno della
gratuità di cui Dio è generoso donatore.In conclusione, abbiamo
ricevuto, nel creato, una vocazione particolare "creati per le
opere buone" (v 10) che Dio ha preparato e preordinato perché
noi le praticassimo. Perciò siamo inviati ad essere modello di
speranza attraverso il nostro comportamento che viene dalla
forza del Signore. Potremmo dire che attraverso noi il Signore
offre speranza di cambiamento e stili nuovi: ci ha creati per
essergli di aiuto nel mondo, aiuti visibili. Ritorna qui il
valore della collaborazione per la costruzione di un mondo che
Dio ha fatto da solo, ma che per salvare ci chiama ad una
collaborazione paziente e generosa con le persone fragili che
tuttavia egli lega a sé con un amore profondo e unico. Da qui
allora il significato della libertà come ricerca di senso,
dell'amore come responsabilità che ci apre a Dio, della fortezza
e giustizia come virtù che facciano intravvedere ciò che davvero
conta e ciò che può fare grande ogni persona. Non potremo, però,
avanzare pretese davanti a Dio. Saremo solo i segni della
magnificenza, della lode, della liberazione, dell'amore
disinteressato e appassionato di Dio che fa nuove le cose.
Tomaba di Lazzaro
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Gv 11, 1-53 In
quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua
sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e
gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le
sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è
malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla
morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio
venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì
che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai
discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose:
«Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non
inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte,
inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse
loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà».
Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del
riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io
sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma
andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri
discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò
Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da
Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e
Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù,
gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora
so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le
disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella
risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e
la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo
che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette
queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse:
«Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da
lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta
gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a
consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando
che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù,
appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato
qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere,
e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente
e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore,
vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda
come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al
cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora
una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e
contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli
rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì
da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai
la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e
disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai
sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano
che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni
fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto
da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei
Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto,
credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro
quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei
riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti
segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i
Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di
loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite
nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia
per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo
disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che
Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche
per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque
decisero di ucciderlo. Giovanni 11,1-53
II Vangelo di
Giovanni racconta la risurrezione di Lazzaro. Egli è il segno concreto della
gloria di Dio e l'avvenimento in cui si manifesta in modo profondo la
partecipazione alla sofferenza umana di Cristo di fronte alla morte, ma anche
l'unico personaggio che finalmente lotta contro la morte nel mondo. Egli ha
una scelta sola: quella della vita. E di fronte alla morte Gesù pronuncia la
parola della risurrezione. Il dialogo iniziale di Gesù
con i discepoli, fermo anche se sconcertante, mostra
irremovibilità per un amico malato e richiama solo la gloria di Dio. Ma non
si affretta. Egli permette che la morte faccia il suo corso, perché, alla
fine, si capisca che sono la forza di Dio e la sua figliolanza con il Padre,
di cui ha immensa fiducia, che compiranno il prodigio. Finalmente Gesù torna
a Betania e Marta gli va incontro: ella porta nel cuore la morte, anche se
gli amici la consolano. In fondo, rimprovera il silenzio, la lontananza di
Gesù e la sua insensibilità. Marta tuttavia sa che Dio concede tutto ciò che
Gesù chiede e sa che suo fratello risorgerà alla fine del mondo.
Gesù invece riporta la vita piena nel presente. E' Lui la vita e la
risurrezione e ripete così "lo sono" che Giovanni riprende continuamente come
richiamo alla divinità di Gesù, nella piena comunione con Dio Padre (Jahvè:
IO SONO). Se Marta risponde con una professione di fede propria della
comunità in attesa, Maria, che arriva subito dopo, rappresenta il dolore
senza speranza e senza prospettive. Al contrario, Gesù vive questo momento in
modo sereno anche se accorato. Gesù freme dentro di sé
e condivide con il pianto la tragedia della sofferenza umana e della morte
stessa; e tuttavia egli mostra di essere venuto a vincerla, offrendo la
pienezza della vita. Se ne accorgono del pianto di Gesù e lo interpretano
come amore, ma Gesù è ugualmente sotto accusa! "Perché non ha usato prima la
sua forza?" E tuttavia Gesù, in mezzo a diffidenze e perplessità, si avvia a
manifestare la gloria di Dio e chiede di fidarsi di lui. "Togliete la
pietra". Gesù affronta la lotta più grande per un amico e anticipa così,
attraverso una risurrezione temporanea (Lazzaro sarebbe ancora morto, un
giorno, come tutti noi), il dono della vita eterna che acquisterà per sé e
che offrirà poi, come garanzia, ai suoi amici.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |