Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo
5 novembre 2023
Gv 18, 33c-37

Riferimenti : Col 1, 9b-14 - Sal 44 - 2Sam 7, 1-6. 8-9. 12-14a. 16-17
Dio ti ha consacrato con olio d’esultanza. Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce. R Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre.

2Sam 7, 1-6. 8-9. 12-14a. 16-17
In quei giorni. Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione”. Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.

2 Samuele. 7, 1-6. 8-9. 12-14a. 16-17
Il regno di Davide si costituì a prezzo di tanto sangue con i popoli vicini e il conflitto stesso tra le tribù del Nord (10 tribù) e le tribù del Sud ( 2 tribù di cui quella fondamentale era Giuda con Gerusalemme), in Israele, era latente ma sempre vivo. Il prestigio del vecchio re non riusciva sempre, però, a rappacificare le tensioni interne e, insieme, il malcontento dei popoli vicini, sottoposti a tributi esorbitanti ed a lavori forzati (2 Sam 12,31). Il dramma di Davide si sviluppò, però, soprattutto all' interno alla sua famiglia, per la rivalità tra i figli che si combatterono: Amnon, l'amato primogenito ed erede, fu ucciso dal fratello Assalonne che, a sua volta, si rivoltò contro il padre e morì nel combattiment6o tra le truppe di Davide e le sue truppe ribelli. Un terzo figlio, Chiliab, scomparve senza essere nominato più; deve essere morto nel conflitto familiare. L'ambiziosa Bersabea si era fatta promettere da Davide il trono per il figlio Salomone e la lotta per il trono si concluse con l'uccisione di Adonia, un altro fratello, da parte dello stesso re Salomone, poiché furono scoperte le sue ingenue trame di pretendente.
In questo contesto, Davide pensò di costruire un tempio a Dio per propiziarlo per la sua discendenza, in balia delle stragi e della storia. Il sacerdote e profeta Natan, che inizialmente aveva approvato, poi ripensò e una profonda notturna riflessione, aiutato da Dio, lo portò a sconsigliare la costruzione: avrebbe spremuto troppo il suo popolo di tasse. Nel libro delle Cronache (1 Cr 22,8-10) si parla di rifiuto di Dio poiché "hai versato troppo sangue". A questo punto Natan offrì una garanzia al sovrano angosciato per il futuro della sua dinastia: "Un tuo figlio edificherà la mia casa e la discendenza non avrà fine" disse il Signore.

Col 1, 9b-14
Fratelli, non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio. Resi forti di ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria, per essere perseveranti e magnanimi in tutto, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.

Colossesi. 1, 9b-14
Paolo scrive alla comunità di Colossi, dopo che Epafra, discepolo di Paolo, è venuto a raccontare ciò che sta avvenendo in questa Comunità a Paolo, in prigione.
Si stanno diffondendo delle strane teorie sugli spiriti celesti, immaginati come potenze cosmiche e astrali, intermediari tra l'uomo e Dio. Sono dotate di forza misteriosa, capaci di condizionare la vita delle persone e presentate come superiori a Cristo. Gesù, infatti, si riduce ad uno di questi intermediari e non certo il più potente. Epafra ricorre a Paolo perché intervenga a chiarire la fede cristiana. Il testo, che leggiamo oggi, precede immediatamente il famoso inno Cristologico (1,15-20), su chi è Gesù ma ci offre alcune premesse preziose per la comunità cristiana. Prima di tutto, è necessaria la preghiera, dice Paolo, e di questa si dice garante di una tale supplica davanti a Dio. Egli chiede che si sviluppino "conoscenza, saggezza e intelligenza" negli amici cristiani a cui scrive. Sono doni di Dio per penetrare nella sua volontà. E qui volontà di Dio non ancora l'orizzonte etico e non esprime tanto la preoccupazione di un comportamento. Richiama la volontà di Dio come l'orizzonte di un progetto sul mondo e sul popolo. Questa volontà è misteriosa, amorosa e dono da conoscere ed acquisire. Tale conoscenza ci conduce, quasi per mano, a "comportarci in maniera degna del Signore e a piacergli in tutto". Da questa particolare attenzione e ubbidienza nascono "frutti" che si riversano in una condotta morale coerente e questa ci permette di approfondire, ancora di più, la conoscenza del Signore.
La forza, che il Signore offre, ha lo scopo di "farci perseveranti e di saper offrire misericordia (Magnanimità) in tutto". Si profila un comportamento di grande saggezza e di forte accoglienza che fa intravedere lo stile dei santi. "Siamo stati strappati dal dominio delle tenebre, trasferiti del Regno del Figlio": perciò il mondo, attraverso i credenti, dovrebbe splendere di luce che è festosità e freschezza, aiuto reciproco e fiducia, serenità e rispetto.


Luogo della torre Antoniana, ove Pilato insediò il suo pretorio.

 VANGELO Gv 18, 33c-37
In quel tempo. Pilato disse al Signore Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Giovanni. 18, 33c-37
Nel dialogo tra Pilato e Gesù si possono rilevare varie osservazioni; due mi sembrano farci meditare nell'oggi.
La prima: "Il mio regno non è di questo mondo". Qui Gesù ribadisce che il messaggio sul Regno di Dio, che è al cuore della sua predicazione, comporta un capovolgimento totale: Dio non agisce tra gli uomini secondo i modi dei potenti, che appunto dominano con prepotenza e schiavizzano, bensì con i criteri della misericordia e dell'amore, facendosi in Gesù uomo-con-gli uomini, Dio-tra-noi, Dio-con-noi, Dio debole, Dio compassionevole. E' un re che sta dalla parte dei sudditi e non viceversa. Quindi, secondo i linguaggi e la prassi del mondo, un Dio-non-re. Queste parole ci portano a pensare se davvero siamo capaci di capovolgere la nostra mentalità secondo la prospettiva di Gesù. Convertirsi significa proprio questo: assumere il modo di pensare, di sentire, di vedere le cose, di amare, di agire di Gesù, secondo il profilo che di Gesù leggiamo nella Lettera ai Filippesi (2,5-11): "Gesù svuotò se stesso assumendo una condizione di servo". La seconda: "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" Che cosa vuol dire "essere dalla verità"? Certo, qui Gesù, che è un ebreo, non parla della verità in senso filosofico, ma secondo l'idea di verità che troviamo nella Scrittura: non a caso la parola ebraica (hemet) si richiama ad una radice che significa roccia e viene attribuita solo a Dio (l'Amen che è Dio). Verità è allora una persona che si rivela in Gesù Cristo e per questo chi si affida a Gesù è dalla verità e ascolta la sua voce. Non dice ‘parola', ma ‘voce', cioè la parola che ti tocca, che entra in te.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.