 III Domenica di Avvento
Le profezie adempiute
27 novembre 2022
Mt 11, 2-15
Riferimenti : Is 35, 1-10-
-Sal 84-Rm 11, 25-36 |
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua
salvezza. Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con fiducia. Sì, la sua salvezza è
vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra
terra.
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LETTURA Is 35, 1-10 Così dice il Signore Dio:
«Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di
narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con
giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo
splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno
la gloria del Signore, la magnificenza del
nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete
salde le ginocchia vacillanti. Dite agli
smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco
il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa
divina. Egli viene a salvarvi”. Allora si
apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno
gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà
come un cervo, griderà di gioia la lingua del
muto, perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa. La terra
bruciata diventerà una palude, il suolo riarso
sorgenti d’acqua. I luoghi dove si sdraiavano
gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie.
Ci sarà un sentiero e una strada e la
chiameranno via santa; nessun impuro la
percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà
percorrere e gli ignoranti non si smarriranno.
Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce
la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i
redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati
dal Signore e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia
e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza
e pianto». Is 35,1-10 Il profeta ha
davanti agli occhi la desolazione dell'esilio e
ancor più la desolazione di Gerusalemme e del
monte Sion che è stato diroccato e distrutto. Ma
agli occhi del profeta sorge un nuovo mondo,
pieno di luce e di speranza. Finalmente si
capovolgono le realtà di ingiustizia e di
violenza. Finalmente Dio mette mano alla storia
e riprende a dare speranza al suo popolo
deportato. Il capitolo precedente (34) racconta
l'intervento di Dio come un combattente
vincitore contro Edom, il paese che nella
distruzione di Gerusalemme si è affiancato come
alleato ai Babilonesi. Il linguaggio drammatico
della distruzione e la desolazione li si possono
paragonare alle sofferenze della sconfitta di
Israele. In questo capitolo si intravede la
salvezza che Dio porta: le immagini sono
splendide, cariche di poesia e di sogno, ma
anche di progetti, di sviluppo, di fecondità, di
gioia e di benessere. Nella prima parte il
mondo viene rigenerato come un giardino, quasi
un paradiso terrestre e i luoghi nominati:
Libano, Carmelo e Saron sono luoghi splendidi e
i più rigogliosi nel Medio Oriente. Dio mostra
la sua potenza sul mondo che viene rigenerato.
Ma la preoccupazione prima è per chi abiterà
questa magnifica casa rinnovata. Scompaiono
le infermità fisiche e spirituali: "Guariranno i
ciechi e i sordi, lo zoppo e il muto
festeggeranno nuovamente in pienezza il tempo"
(il numero 4 ricorda l'universalità della
terra). Nella bellezza della rinascita è
fondamentale l'acqua, come nel paradiso
terrestre. E l'acqua trasformerà il deserto,
ridarà fecondità al mondo e gioia di vivere su
queste terre, un tempo, desolate. Sarà un mondo
abitato, e non deserto, percorso da strade senza
pericoli. Neanche gli inesperti si potranno
perdere. La via santa, piana e diritta, è simile
a quelle che anticamente sono state tracciate
davanti ai templi antichi per le processioni che
collegano tra loro: su queste strade, in
processione, i devoti portano le statue dei loro
dei. Ci sarà gioia piena e ci si richiama
all'uso di particolari culti di portare corone
di fiori sul capo: "felicità perenne splenderà
sul loro capo".
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Rm 11, 25-36 Non voglio che ignoriate,
fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi:
l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino a quando non
saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà
salvato, come sta scritto: «Da Sion uscirà il liberatore, egli
toglierà l’empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con
loro quando distruggerò i loro peccati». Quanto al Vangelo, essi
sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla scelta di Dio,
essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata
di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati
disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo
della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati
disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta,
perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha
rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso
verso tutti! O profondità della ricchezza, della sapienza e
della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi
e inaccessibili le sue vie! Infatti, «chi mai ha conosciuto il
pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi
gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il
contraccambio?». Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono
tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen. Rm 11,25-36
Paolo sente fortemente il dramma del suo popolo, smarrito di
fronte alla presenza e alla Parola di Gesù. Non riesce a trovare
un senso, soprattutto dopo le innumerevoli garanzie che il
Signore ha dato al suo popolo, e ricorda i due testi di Isaia: "
Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà l'empietà da
Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro, quando
distruggerò i loro peccati." (59,20-21; 27,9). Da buon ebreo sa
che tutti attendono e sperano di poter essere liberati e si
sentono addirittura già nell'orizzonte di questa alba nuova.
Eppure l'esperienza di Paolo nella sua missione gli fa trovare
molta più attenzione ed entusiasmo tra i pagani. Si stupisce di
tutto questo, ma una intuizione sul comportamento degli ebrei fa
capire che una conversione in massa dei suoi connazionali
avrebbe bloccato qualunque apertura sul mondo dei lontani e dei
pagani. Paolo è veramente convinto di questa speranza
universale, ma ha fatto esperienza dei contrasti sorti anche tra
ebrei cristiani. In particolare, ricorda le tensioni che ha
dovuto affrontare, compreso il dibattito e il confronto nel
Concilio di Gerusalemme degli anni 50, quando ha discusso con
tutta la Comunità cristiana di Gerusalemme, riunita con gli
apostoli, sull'apertura della fede di Gesù al mondo dei pagani.
Si è aperta, certamente, la grande prospettiva di un messaggio a
tutti gli uomini e le donne. Ma il popolo d'Israele si è
irrigidito sempre di più. Il progetto di Dio è sviluppare una
coscienza responsabile, è far scoprire un itinerario di ricerca,
di umiltà e di misericordia con cui Dio stesso, rispettando le
persone, sa accogliere. L'invito ai cristiani, che provengono
dal paganesimo, incoraggia a mantenere grande comprensione e
rispetto per un popolo fedele, nonostante le fatiche e le
sofferenze, la soggezione e la ricerca di una libertà
conculcata. Il Signore sa aiutare e sa ospitare.
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Mt
11, 2-15 In quel
tempo. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del
Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve
venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite
a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai
poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di
scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni
alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta
dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti
di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!
Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più
che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io
mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità
io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il
Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai
giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce
violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i profeti e la Legge
infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui
quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!». Mt
11, 2-15 Ogni volta che leggo l'inizio di questo brano di Matteo mi
riempio di domande. Sarei tentato di dire che rasentiamo l'incredibile. Sì,
ci sembra incredibile che abbia dei dubbi su Gesù proprio lui, Giovanni, il
Battista, proprio lui che lo aveva indicato come il Messia con parole
inequivocabili. Ora dal carcere manda a dire: "Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo aspettare un altro?". Un dubbio! Eppure, al dire di Gesù,
"Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battista".
Dopo un primo momento di sconcerto, mi sono detto che questa è la vita. Noi
spesso dividiamo tutto in bianco o nero. E invece no, non è tutto così diviso
e distinto. Mi sono detto: "Ma è poi così vero che io non ho dubbi? O non ho
momenti di dubbio? Sono io forse migliore del Battista? E poi, per lui forse
erano state le ombre del carcere a ingigantire la domanda. Ma ciò che
stupisce ancor più nella domanda del Battista è da dove nasce la perplessità.
Ogni volta che leggo l'inizio di questo brano di Matteo mi riempio di
domande. Sarei tentato di dire che rasentiamo l'incredibile. Sì, ci sembra
incredibile che abbia dei dubbi su Gesù proprio lui, Giovanni, il Battista,
proprio lui che lo aveva indicato come il Messia con parole inequivocabili.
Ora dal carcere manda a dire: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettare un altro?". Un dubbio! Eppure, al dire di Gesù, "Tra i nati
di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battista". Dopo un
primo momento di sconcerto, mi sono detto che questa è la vita. Noi spesso
dividiamo tutto in bianco o nero. E invece no, non è tutto così diviso e
distinto. Mi sono detto: "Ma è poi così vero che io non ho dubbi? O non ho
momenti di dubbio? Sono io forse migliore del Battista? E poi, per lui forse
erano state le ombre del carcere a ingigantire la domanda. Ma ciò che
stupisce ancor più nella domanda del Battista è da dove nasce la perplessità.
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