
II Domenica dopo il martirio di san Giovanni il precursore
10 settembre 2023
Gv 5, 19-24
Riferimenti : Isaia 60,16b-22 - Sal 88 - 1Cor 15, 17-28 |
Beato il popolo che cammina alla luce del tuo
volto. Tu hai un braccio potente, forte è la tua mano, alta la
tua destra. Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
amore e fedeltà precedono il tuo volto. Beato il popolo che ti
sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua
giustizia. |
Isaia 60,16b-22
Così dice il Signore Dio: «Saprai
che io sono il Signore, il tuo salvatore e il
tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò
venire oro anziché bronzo, farò venire argento
anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro
anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace,
tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più
parlare di prepotenza nella tua terra, di
devastazione e di distruzione entro i tuoi
confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e
gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua
luce di giorno, né ti illuminerà più lo
splendore della luna. Ma il Signore sarà per te
luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore.
Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si
dileguerà, perché il Signore sarà per te luce
eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto.
Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre
avranno in eredità la terra, germogli delle
piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani
per mostrare la sua gloria. Il più piccolo
diventerà un migliaio, il più insignificante
un’immensa nazione; io sono il Signore: a suo
tempo, lo farò rapidamente».
Isaia 60,16b-22 Stiamo leggendo un testo di
Isaia, tratto dai suoi ultimi dieci capitoli (cc
56-66), in cui sono descritti il ritorno del
popolo liberato e la ricostituzione di
Gerusalemme dopo l'esilio di Babilonia (587-538
a.C.). È attribuito ad uno o più profeti che gli
studiosi chiamano Terzo Isaia, vissuto durante
la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e
negli anni successivi (dal 520 a.C. in poi).
Tutto il capitolo 60 è un canto di speranza per
Gerusalemme e un sogno sul futuro. Inizia con:
"Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce perché
viene la tua luce..." (v. 1) e apre l'orizzonte
della ricchezza che si riversa attraverso i
popoli che arrivano al tempio. Nel tempio
ricostruito, infatti, affluiscono le ricchezze.
La pace regna nella città e la gloria di Dio si
irradia nel benessere. Gerusalemme diventa un
riferimento fondamentale di speranza non solo
per il popolo, ma anche per tutto l'universo.
Gli elementi culturali propri di una realtà
povera, e spesso sconfitta, si giocano sulla
sicurezza (le porte spalancate e, l'abbondanza
del commercio esprimono finalmente il
superamento della paura, della povertà e della
fame); l'abbondanza del legname (v 13) ci
restituisce la bellezza e l'abbondanza del tempo
di Salomone che, prima, aveva utilizzato il
legno delle foreste del Libano per il tempio ed
ora lo stesso legname può essere utilizzato per
la città. I popoli oppressori si prostreranno
al Santo di Gerusalemme e la città acquisterà
tale splendore da diventare "l'orgoglio dei
secoli, la gioia di tutte le generazioni" (v
15). Le importazioni abbondano in metalli
preziosi, utili per le costruzioni e per lo
sfarzo: oro, argento, bronzo e ferro.
Gerusalemme è sorretta, allora, da due valori
essenziali: la pace (identificata nel suo
benessere totale) e la giustizia, il segno pieno
della salvezza di Dio. I versetti dal 10 al 18
richiamano e inglobano questa immagine di
sicurezza, nelle mura ricostruite che Dio
protegge.
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1Cor 15, 17-28
Fratelli, se
Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora
nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo
sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto
per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che
sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per
mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come
infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno
la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la
primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi
sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo
avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È
necessario infatti che egli regni finché «non abbia posto tutti
i nemici sotto i suoi piedi». L’ultimo nemico a essere
annientato sarà la morte, perché «ogni cosa ha posto sotto i
suoi piedi». Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta,
è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni
cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il
Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa,
perché Dio sia tutto in tutti.
Prima
lettera ai Corinzi 15, 17-28. Paolo, scrivendo ai
Corinzi, continua la riflessione sulla resurrezione dei morti,
fondamento della speranza cristiana, messa in dubbio da alcuni
della comunità stessa. Paolo non si rifà ad una esperienza
personale ma alla essenza della predicazione a loro proclamata e
che, a sua volta, per fedeltà alla tradizione, egli stesso l'ha
ricevuta. Volendo sintetizzare, Paolo afferma che tale fede è
costituita da 4 verbi: Gesù morì, fu sepolto, risuscitò,
apparve. E nei primi 11 versetti (1 Cor 15,1-11) Paolo ha
elencato le apparizioni che, ufficialmente, venivano ricordate
alla comunità cristiana. La risurrezione di Gesù è il centro
della vita cristiana e della lieta notizia che, finalmente, fa
pulizia di tutte le morti e le paure. Perciò questa risurrezione
sta alla base della nostra risurrezione ed è garanzia di vita
nuova. Se cade l'una, cade anche la lieta notizia di Gesù e
tutta la fede sarebbe vana. Cadrebbero la speranza, il perdono
dei peccati, il senso dell'esistenza e della fedeltà.
Ritorneremmo a vivere nella disperazione del male, ci
ritroveremmo in una frustrazione terribile di inutilità e di
paura Crollerebbero tutte le novità e tutte le aspettative.
Paolo sviluppa questa convinzione con due immagini tratte
dall'Antico Testaménto: quello della primizia e quella del re
vincitore.
- "Cristo risorto, primizia di coloro che sono
morti" (v 20), è come il primo covone (fascio di grano mietuto e
legato insieme) che viene offerto a Dio come segno e garanzia di
tutto il raccolto. Egli è, qui, primizia di coloro che dormono,
capostipite della nuova umanità. Secondo il rituale ebraico
l'offerta delle primizie era un segno propiziatorio per ottenere
un raccolto più abbondante - Gesù è il Messia, re trionfatore
che vince tutti i poteri e le potenze ostili, e "li riduce al
nulla". Egli lotta fino a porre, secondo il costume antico, i
nemici come sgabello sotto i suoi piedi. Con la risurrezione
finale anche la morte sarà vinta.
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Gv
5, 19-24 In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse: «In
verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se
non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa
allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello
che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne
siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche
il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno,
ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come
onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha
mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a
colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma
è passato dalla morte alla vita». Giovanni. 5, 19-24 Il
testo che leggiamo fa parte di una complessa vicenda scaturita dalle
discussioni dell'osservanza del sabato e che Gesù, indirettamente, aveva
provocato per un miracolo ad un paralitico. Un tale, che andava in giro, in
un giorno di sabato, con un lettino/ branda/ giaciglio sulle spalle, era
stato guarito da Gesù "alla piscina, chiamata in ebraico Betzada, presso le
porte delle pecore" (5,2) da una paralisi che lo teneva nel letto, incapace
di camminare da 38 anni (nel Deuteronomio 38 anni sono praticamente la
conclusione della vita (2,14) e quindi in procinto di morire senza speranza
(5,5). Portare un peso in giorno di sabato è un grave scandalo, suscitato
dalla disobbedienza della legge, chiara sul sabato, e dalla sua tradizionale
osservanza. Tale fatto suscita rimproveri autorevoli e minacciosi: "Chi si
può permettere di violare la legge del sabato?" Il paralitico, frastornato
dal fatto della guarigione, ha ritenuto che l'ubbidienza al comando di questo
sconosciuto guaritore fosse doverosa. Così, molto semplicemente e
ingenuamente, riporta il comando di Gesù. Ma poiché gli chiedono l'identità
di questo strano benefattore, il paralitico guarito, sconcertato, risponde di
non conoscerlo e quindi di non sapere chi fosse. Da qui nasce
l'interrogativo che percorre tutto il capitolo quinto: chi è Gesù? Gesù
stesso cerca la persona guarita e la incoraggia: "Ecco, sei guarito. Non
peccare più" (v 14). Gesù si fa individuare non solo come guaritore, ma anche
come liberatore dal male morale. Così incomincia il confronto con lui.
Sullo sfondo di un processo immaginario tra Gesù e i Giudei, Gesù,
l'accusato, - dapprima difende il suo operato (vv 19-30, autodifesa) -
quindi riporta le testimonianze a suo favore (vv 31-40), - infine attacca
gli avversari divenendo a sua volta accusatore, invertendo così le parti (vv
41-47). Il primo problema, non marginale in quel contesto, è il richiamo
al riposo del sabato. "I Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché
faceva tali cose di sabato" (5,16). Ma già dall'inizio la giustificazione, da
parte di Gesù, si pone in un linguaggio che sembra
blasfemo: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero".
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |