V Domenica di Avvento
14 dicembre 2025 PROLOGO DI S.GIOVANNI
Gv 1, 6-8. 15-18
Riferimenti :Mi 5, 1; Ml 3, 1-5a. 6-7b - Sal 145 -Gal 3, 23-28 |
| Vieni, Signore, a salvarci. Il Signore rimane
fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il
pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri.
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Mi 5, 1; Ml 3, 1-5a. 6-7b Così dice il
Signore Dio: «E tu, Betlemme di Èfrata, così
piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da
te uscirà per me colui che deve essere il
dominatore in Israele; le sue origini sono
dall’antichità, dai giorni più remoti. Ecco, io
manderò un mio messaggero a preparare la via
davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il
Signore che voi cercate; e l’angelo
dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire,
dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà
il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo
apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e
come la lisciva dei lavandai. Siederà per
fondere e purificare l’argento; purificherà i
figli di Levi, li affinerà come oro e argento,
perché possano offrire al Signore un’offerta
secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e
di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei
giorni antichi, come negli anni lontani. Io mi
accosterò a voi per il giudizio e sarò un
testimone pronto. Io sono il Signore, non
cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora
al termine. Fin dai tempi dei vostri padri vi
siete allontanati dai miei precetti, non li
avete osservati. Tornate a me e io tornerò a
voi, dice il Signore degli eserciti».
Michea 5,1. Malachia 3,1-5a. 6-7b
La lettura che porta l'intestazione del profeta
Michea, in realtà, del profeta Michea ricorda
solo un famoso versetto su Betlemme, che resterà
come segnale fondamentale per l'indicazione
della nascita del Messia ai magi (Mt2,6). Dopo
il primo versetto leggiamo un testo del profeta
Malachia. Michea 5,1
Michea è il secondo profeta scrittore del Regno
di Giuda, contemporaneo ad Isaia: siamo nella
seconda metà del sec. VIII a.C. Vive in un tempo
di grande difficoltà economica, ma soprattutto
di ingiustizia sociale. C'è molta corruzione e
idolatria, discordie e diseguaglianze sociali,
frutto di sfruttamento e di soprusi. Il popolo
si aspetterebbe giustizia, senso religioso e
sobrietà e, invece, si sente perseguitato dalla
prepotenza di una minoranza ricca e dalle classi
dirigenti che sfruttano i poveri. E se il re
Ezechia è un buon uomo, è troppo debole per
portare giustizia. Il profeta Michea annuncia
speranza: sta per nascere colui che dominerà
Israele, e proprio in un paese insignificante,
nel villaggio di Betlemme. Ma in quel paese è
nato il re Davide, attorno al 1000 a.C. Da
pastore che era, diventò re e fece grande il suo
popolo. Malachia 3,1-5a. 6-7b
Malachia continua la prima lettura e preannuncia
la venuta di Gesù. Malachia vive dopo la
ricostruzione del secondo tempio, con un popolo
che è tornato da Babilonia: ma questo, ormai, è
avvenuto alcune decine di anni prima. Eppure la
ricostituzione della società nella Giudea, ed,
in particolare, a Gerusalemme, non ha portato lo
splendore e la giustizia sognati. Siamo attorno
all'anno 450 a.C. e il profeta tratta sei
problemi che toccano la realtà quotidiana: 1. la
predilezione per Israele; 2. la mancanza di
fedeltà del popolo al culto di Dio; 3. la
mancanza di fedeltà nel rapporto matrimoniale
visto come Alleanza; 4. La promessa di Dio che
invia un messaggero per restaurare il culto e
giudicare gli empi; 5. la mancanza di fedeltà a
Dio nelle offerte del tempio; 6. la discussione
tra credenti che dubitano della giustizia di
Dio. |
Gal 3,
23-28 Fratelli, prima che venisse la fede, noi eravamo
custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che
doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un
pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la
fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo.
Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo
Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete
rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né
libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in
Cristo Gesù. Galati 3, 23-28 In
questo breve testo, Paolo offre una linea di sviluppo della
rivelazione che, in pienezza, giunge al popolo cristiano, ma che
comincia da lontano, nel popolo d'Israele. Le persone a cui
scrive non sono molto esperte nella riflessione ebraica poiché
molti vengono dal paganesimo, né conosco a sufficienza ancora il
messaggio di Gesù. Perciò accettano tutto quello che viene loro
proposto, Così alcuni inviati ebrei, che praticamente inseguono
Paolo nelle sue missioni, preoccupati del guasto che procura a
riguardo della religiosità ebraica, hanno cercato di convincere
le giovani comunità della Galazia che sia innanzitutto
necessario, se sono stati prima pagani, conoscere e praticare la
legge ebraica data da Mosé. Gesù stesso l'aveva osservata.
Così sorge un frenetica corsa ai riti ed alla legge ebraica,
portando incomprensione e scompiglio tra i credenti. Paolo, in
sintesi, chiarisce il significato della legge: essa ha avuto una
sua funzione particolare nel mondo sociale e credente. E' stata
come il pedagogo nella società greca e romana. Il pedagogo è lo
schiavo che si occupa dei figli di minore età del padrone, li
conduce a scuola per affidarli al maestro e ha il compito di
sorvegliare, preservare, mettere in guardia. E' una funzione
importante, ma temporanea, nell'attesa della maggiore età. Il
pedagogo prepara alla responsabilità e all'impegno personale.
Raggiunta la maggiore età, si sviluppano tutte le vocazioni per
il comportamento dell'adulto. Per i cristiani, poi, non si
tratta solo di un codice di comportamento, ma di un vestito
particolare: "Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi
siete rivestiti di Cristo" (27); e i vestiti, nell'antichità,
hanno un loro ruolo particolare. Manifestano una dignità che è
visibile poiché il vestito mi presenta e mi qualifica (è
considerato come una divisa). Qui il vestito è quello di Cristo.
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Gv 1, 6-8. 15-1
In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio: il
suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla
luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma
doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni proclama: «Era di lui che io
dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la
Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di
Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed
è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Giovanni
1,6-8. 15-18 Il Vangelo di Giovanni, all'inizio ("prologo") della sua
narrazione (sono 18 versetti del cap.1), dà il profilo e la sintesi
dell'annuncio poderoso e sconcertante del Verbo che si fa carne in Gesù. In
un brevissimo testo iniziale trova spazio il richiamo del precursore,
Giovanni Battista che, in questo avvento, abbiamo ritrovato quasi ogni
domenica. Giovanni è il testimone della luce che viene ed è collegamento tra
il mondo ebraico dell'attesa e il mondo nuovo della pienezza, passaggio dalla
custodia del segreto di Dio al suo popolo alla pienezza dell'universale,
apertura dal dialogo dei profeti con piccole etnie alla Parola piena per ogni
uomo vissuto nel passato, o vivente nel presente o atteso dal futuro.
Almeno tre volte, in due versetti, viene chiarita la funzione di Giovanni il
Battista, che è testimone, solo testimone. Quando, alla fine del secolo I°
d.C., Giovanni scrive il suo Vangelo, esiste ancora qualcuno che ha
conosciuto Giovanni Battista e, comunque, esistono delle comunità che si
rifanno al Battista e lo ricordano con nostalgia e rispetto. Ma il richiamo
rischia di deformarsi in un credito che pretendono di dare a Giovanni che lui
stesso ha rifiutato. Egli è sorto come profeta, inviato da Dio, con il
compito di presentare il Verbo della vita. "Il Verbo è luce che splende nelle
tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta" (1,5). Così il Battista viene a
squarciare queste tenebre, affinché ogni persona diventi credente, grazie
alla sua missione. Non è la luce, ma solo una lucerna: "Egli era la lampada
che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla
sua luce" (Gv5,35). Il Battista rivendica il suo ruolo di profeta ed anche il
valore della sua testimonianza, delineando una lettura della eternità in cui
si colloca il Verbo di Dio e di cui indegnamente si proclama annunciatore. A
questo punto l'evangelista testimonia la fede della sua Comunità: e quindi ci
apre gli occhi nello scoprire quello che il Signore Gesù ci ha dato e
continua a donarci: "Grazia su grazia dalla sua pienezza"(16), "grazia e
verità mediante la rivelazione del Padre". Tutta la liturgia,
presentandoci il Battista che ha mostrato Gesù al mondo, fa riferimento a noi
credenti che leggiamo la testimonianza di Giovanni nel suo tempo. Egli ha
colto il valore dell'indicare, offrendo, a garanzia, la sua gratuità e la sua
disponibilità piena.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |