
IV Domenica di Avvento
7 dicembre 2025
Mt 21, 1-9
Riferimenti :Is 40, 1-11 - Sal 71 - Eb 10, 5-9a |
| Vieni, Signore, re di giustizia e di pace. O
Dio, affida al re il tuo diritt al figlio di re la tua
giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i
tuoi poveri secondo il diritto |
|
Isaia 40,1-11 «Consolate,
consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che
la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è
scontata, perché ha ricevuto dalla mano del
Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una
voce grida: «Nel deserto preparate la via al
Signore, spianate nella steppa la strada per il
nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte
e ogni colle siano abbassati; il terreno
accidentato si trasformi in piano e quello
scosceso in vallata. Allora si rivelerà la
gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la
vedranno, perché la bocca del Signore ha
parlato». Una voce dice: «Grida», e io rispondo:
«Che cosa dovrò gridare?». Ogni uomo è come
l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del
campo. Secca l’erba, il fiore appassisce quando
soffia su di essi il vento del Signore.
Veramente il popolo è come l’erba. Secca l’erba,
appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio
dura per sempre. Sali su un alto monte, tu che
annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce
con forza, tu che annunci liete notizie a
Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia
alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco,
il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio
esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il
premio e la sua ricompensa lo precede. Come un
pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo
braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri». Isaia
40,1-11 Con questo testo il
profeta anonimo del VI secolo, che vive con il
popolo, deportato a Babilonia, e che continua il
libro delle profezie del grande e primo Isaia,
vuole garantire il suo popolo di una speranza
grande e nuova: c'è, in prospettiva, il ritorno
a Gerusalemme, Ma Dio sta prospettando,
attraverso gli avvenimenti della storia, la
conclusione della "tribolazione". In pratica
viene annunciata la sconfitta di Babilonia da
parte della potenza crescente di Ciro, re dei
Medi e dei Persiani. Ma la profezia non è molto
esplicita per timore di una reazione violenta da
parte dell'autorità babilonese. Così il futuro
viene raccontato riferendosi all'uscita
dall'Egitto e alla liberazione ottenuta al tempo
dell'esodo con Mosè. "Consolate" significa
aiutate a cogliere la novità ed i segni, ed è
necessario parlare al cuore perché sorgano
pensieri e attese di speranza. Consolare rivela
il rigenerare le prospettive di vita che è
fragile, "come l'erba; secca l'erba, appassisce
il fiore"(v 7). Le immagini e i significati si
ripetono per rinvigorire la speranza. E
soprattutto viene presentata la presenza del Dio
consolatore. E se la divisione del testo si
sviluppa in diversi segni e parti, il volto di
Dio si manifesta nel suo splendore. Troviamo
così 4 parti: " la consolazione e la sua causa
(1-2), il nuovo esodo (3-5), la parola di Dio è
efficace (6-8), il Signore è re e pastore
(9-11)"; esse manifestano la premura che ci sia
una Parola nuova e incoraggiante: "Consolate.
Parlate al cuore". E il Signore desidera che ci
siano fiducia, speranza, novità ed entusiasmo
verso questa nuova prospettiva. E' il nuovo che
si affaccia e bisogna dare sicurezza: "Gridate".
"La Gloria di Dio è garantita ma viene sulle
strade che avrete preparato voi". (v 3). Il
cammino da Babilonia a Gerusalemme non è stato
mai diritto, dovendo superare il deserto.
Sarebbe la strada più corta ma impossibile;
quella possibile è di aggirare il deserto da
Nord e quindi ridiscendere: circa 1000 Km, lo
stesso tragitto che aveva percorso Abramo più di
un millennio prima. Ma il Signore garantisce:
"Una strada diritta vi sarà possibile: agevole,
veloce". Ci si renderà conto di essere fragili e
inconsistenti, poveri di risorse e di progetti?
"Non spaventatevi". E se il Signore è "vento di
dissecca", è anche gloria che accompagna verso
la liberazione, "è braccio che esercita il
dominio" (10), "è pastore" (11). Per il popolo
d'Israele il Dio Pastore fa balzare
immediatamente il richiamo all'autorità
politica, ai cattivi pastori di cui si lamentano
lo stesso Isaia (56,11), |
Eb 10, 5-9a Fratelli, entrando
nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né
offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né
olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco,
io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per
fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu non hai
voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti
né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo
la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà».
Ebrei 10,5-9a Questo testo vuole valorizzare il sacrificio di
Gesù rispetto alle offerte del Primo Testamento. E lo fa con la
preghiera del salmista (Sal 40,7) che ha maturato nel suo cuore
la consapevolezza che il vero modo di onorare Dio è accogliere
la sua volontà. "Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi
mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il
peccato" .Tutto il mondo antico ritiene che l'offerta al tempio
di animali: di tori e capri, con il loro sangue elimini il
peccato ( Eb 10,4). Ma questo è impossibile. La legge infatti
rappresenta solo l'ombra, una prefigurazione della salvezza ma
non ha una propria efficacia di liberazione di fronte a Dio.
Questi sacrifici non tolgono il peccato e non permettono
l'accesso a Dio. Né perfezionano colui che li offre. Così
l'autore della lettera richiama il valore unico del sacrificio
di Gesù: il fatto che sia unico ha un grande valore poiché
elimina il significato del sacrificio di espiazione (Lev 16)
che, in Israele, almeno annualmente, si offre per tutti i
peccati d'Israele. Questo fa solo ricordare di avere peccato, ma
non è rimesso il peccato né può purificare la coscienza.
L'autore biblico applica a Gesù, nella sua realtà preesistente
presso Dio, il suo "Eccomi", prendendo dal salmo 40: " Allora ho
detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua
legge è nel mio intimo». Si fa riferimento ad un rotolo che,
secondo il credo ebraico, esiste presso Dio e su cui sono
scritte tutte le azioni prima che siano compiute. Ma, mentre nel
salmo si parla di "le orecchie mi hai aperto" (40,7), la stessa
citazione, ripresa dal greco, nella lettera agli Ebrei
sostituisce con "un corpo mi hai preparato" (10,5). In tal modo
si chiarisce la prospettiva teologica della Incarnazione di
Gesù. Questo brano della lettera agli Ebrei ci ripropone una
profonda rivoluzione religiosa che tocca tutte le fedi del
mondo, compresa la fede cattolica. Siamo richiamati ad aprire
gli occhi sulla strada che il Signore ci indica, siamo
incoraggiati alla ricerca della presenza del Signore nella
storia di ciascuno di noi, ogni giorno; siamo aiutati a
intravedere il tempo che il Signore sa darci, aprendo con
lucidità, sulla nostra vita, gli occhi della fede.
Betfage.piccolo villaggio tra Betania e Gerusalemme,
sul
monte degli ulivi |
Mt
21, 1-9
In quel tempo. Quando furono vicini a
Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, il Signore
Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi
e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e
conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne
ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si
compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di
Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro,
figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva
ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i
mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri
mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li
stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva,
gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mt 21,1-9 Gesù
prende possesso della città santa e, immediatamente, si scontra con la classe
dirigente del popolo d'Israele. Essa è costituita dai dotti teologi, dalla
classe sacerdotale che, insieme, sviluppa la politica e custodisce il tempio,
e dai più appassionati devoti della legge. Stiamo parlando degli scribi, dei
sacerdoti, e dei farisei. Tutti attendono il Messia e tutti questi sono
ferocemente oppositori di Gesù. Infatti Gesù il Messia non viene come l'hanno
aspettato o immaginato. Non porta potere e grandezza, non dà spazio ai
progetti di rivincita, ignora ogni prospettiva di vittoria, giunge disarmato
con una proposta di pace e di novità a cui solo le persone semplici, i
credenti in Lui, rispondono fiduciosi. Egli non garantisce niente di ciò che
si sarebbero aspettato. Un trionfo a Gerusalemme c'è, ma chiede in prestito
le piccole cose di tutti i giorni: l'asino, la festa, i mantelli, i rami
degli alberi, le grida di acclamazione, la fiducia. Egli non manifesta
esigenze di potere, né forze combattenti, né desideri di trionfo. Egli non
vuole vincere nessuno, e questo dovrebbe essere ben chiaro anche nella
sensibilità del nostro mondo credente. In favore c'è una profezia, quella di
Zaccaria, ma nel vangelo di Matteo è addolcita, ripulita, corretta. Secondo
la lettura di Matteo si svolge una acclamazione modesta. La citazione di
Zaccaria ricorda, in particolare, la mitezza e l'umiltà. Infatti, dal testo
citato di Zaccaria, vengono tolti due aggettivi: "Egli è giusto e vittorioso
" (Zac 9,9) così come vengono sostituite le parole, " Esulta grandemente,
figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme " con " Dite alla figlia di
Sìon " di Isaia (62,11). Matteo concentra l'attenzione su Gesù "mite"
(umile). Questi, infatti, non entra vittorioso su un focoso destriero, ma su
un umile asinello, come annunciatore di pace (Zac 9,10). Nel trionfo
improvvisato, che Gesù stesso ha provocato, prenderà poi possesso della città
santa e ne scaccerà i profanatori (21,12-17). Di quella festa, però, che cosa
resta? I vestiti distesi e i mantelli che sono serviti come tappeto, i rami
di alberi e le acclamazioni. A dire il vero, "Osanna" significa: "O Dio,
vieni in aiuto" e "Signore donaci vittoria". Diventeranno acclamazioni di
gioia degne per la gioia di una vittoria. Ma Gesù porta altri segni
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |