
III Domenica di Avvento
30 novembre 2025
Mt 11, 2-15 Riferiment ;Is 35, 1-10 - Sal 84 - Rm 11,
25-36 |
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci
la tua salvezza. Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per
chi ritorna a lui con fiducia. Sì, la sua salvezza è vicina a
chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra. |
|
Is 35, 1-10 Così dice il Signore
Dio: «Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di
narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con
giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo
splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno
la gloria del Signore, la magnificenza del
nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete
salde le ginocchia vacillanti. Dite agli
smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco
il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa
divina. Egli viene a salvarvi”. Allora si
apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno
gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà
come un cervo, griderà di gioia la lingua del
muto, perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa. La terra
bruciata diventerà una palude, il suolo riarso
sorgenti d’acqua. I luoghi dove si sdraiavano
gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie.
Ci sarà un sentiero e una strada e la
chiameranno via santa; nessun impuro la
percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà
percorrere e gli ignoranti non si smarriranno.
Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce
la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i
redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati
dal Signore e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia
e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza
e pianto». Is 35,1-10 Il
profeta ha davanti agli occhi la desolazione
dell'esilio e ancor più la desolazione di
Gerusalemme e del monte Sion che è stato
diroccato e distrutto. Ma agli occhi del profeta
sorge un nuovo mondo, pieno di luce e di
speranza. Finalmente si capovolgono le realtà di
ingiustizia e di violenza. Finalmente Dio mette
mano alla storia e riprende a dare speranza al
suo popolo deportato. Il capitolo precedente
(34) racconta l'intervento di Dio come un
combattente vincitore contro Edom, il paese che
nella distruzione di Gerusalemme si è affiancato
come alleato ai Babilonesi. Il linguaggio
drammatico della distruzione e la desolazione li
si possono paragonare alle sofferenze della
sconfitta di Israele. In questo capitolo si
intravede la salvezza che Dio porta: le immagini
sono splendide, cariche di poesia e di sogno, ma
anche di progetti, di sviluppo, di fecondità, di
gioia e di benessere. Nella prima parte il
mondo viene rigenerato come un giardino, quasi
un paradiso terrestre e i luoghi nominati:
Libano, Carmelo e Saron sono luoghi splendidi e
i più rigogliosi nel Medio Oriente. Dio mostra
la sua potenza sul mondo che viene rigenerato.
Ma la preoccupazione prima è per chi abiterà
questa magnifica casa rinnovata. Scompaiono
le infermità fisiche e spirituali: "Guariranno i
ciechi e i sordi, lo zoppo e il muto
festeggeranno nuovamente in pienezza il tempo"
(il numero 4 ricorda l'universalità della
terra). Nella bellezza della rinascita è
fondamentale l'acqua, come nel paradiso
terrestre. E l'acqua trasformerà il deserto,
ridarà fecondità al mondo e gioia di vivere su
queste terre, un tempo, desolate. Sarà un mondo
abitato, e non deserto, percorso da strade senza
pericoli. Neanche gli inesperti si potranno
perdere. La via santa, piana e diritta, è simile
a quelle che anticamente sono state tracciate
davanti ai templi antichi per le processioni che
collegano tra loro: su queste strade, in
processione, i devoti portano le statue dei loro
dei. |
Rm 11, 25-36 Non voglio che
ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate
presuntuosi: l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino
a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto
Israele sarà salvato, come sta scritto: «Da Sion uscirà il
liberatore, egli toglierà l’empietà da Giacobbe. Sarà questa la
mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati». Quanto
al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto
alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti
i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo
siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto
misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi
ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da
voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio
infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere
misericordioso verso tutti! O profondità della ricchezza, della
sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i
suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, «chi mai ha
conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo
consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da
riceverne il contraccambio?». Poiché da lui, per mezzo di lui e
per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Rm 11,25-36 Paolo sente fortemente il dramma del suo popolo,
smarrito di fronte alla presenza e alla Parola di Gesù. Non
riesce a trovare un senso, soprattutto dopo le innumerevoli
garanzie che il Signore ha dato al suo popolo, e ricorda i due
testi di Isaia: " Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà
l'empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro,
quando distruggerò i loro peccati." (59,20-21; 27,9). Da buon
ebreo sa che tutti attendono e sperano di poter essere liberati
e si sentono addirittura già nell'orizzonte di questa alba
nuova. Eppure l'esperienza di Paolo nella sua missione gli fa
trovare molta più attenzione ed entusiasmo tra i pagani. Si
stupisce di tutto questo, ma una intuizione sul comportamento
degli ebrei fa capire che una conversione in massa dei suoi
connazionali avrebbe bloccato qualunque apertura sul mondo dei
lontani e dei pagani. Paolo è veramente convinto di questa
speranza universale, ma ha fatto esperienza dei contrasti sorti
anche tra ebrei cristiani. In particolare, ricorda le tensioni
che ha dovuto affrontare, compreso il dibattito e il confronto
nel Concilio di Gerusalemme degli anni 50, quando ha discusso
con tutta la Comunità cristiana di Gerusalemme, riunita con gli
apostoli, sull'apertura della fede di Gesù al mondo dei pagani.
Si è aperta, certamente, la grande prospettiva di un messaggio a
tutti gli uomini e le donne. Ma il popolo d'Israele si è
irrigidito sempre di più. Il progetto di Dio è sviluppare una
coscienza responsabile, è far scoprire un itinerario di ricerca,
di umiltà e di misericordia con cui Dio stesso, rispettando le
persone, sa accogliere. L'invito ai cristiani, che provengono
dal paganesimo, incoraggia a mantenere grande comprensione e
rispetto per un popolo fedele, nonostante le fatiche e le
sofferenze, la soggezione e la ricerca di una libertà
conculcata. Il Signore sa aiutare e sa ospitare.
|
Mt
11, 2-15
In quel tempo. Giovanni, che era in carcere,
avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli
mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un
altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e
vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il
Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre
quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che
cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora,
che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco,
quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa
siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.
Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio
messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico:
fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma
il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di
Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i
violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno
profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che
deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Mt 11,2-15 Matteo sta verificando l'adesione a
Gesù, dopo aver inviato gli apostoli per la loro prima missione (cap 10).
Così i due successivi capitoli svelano le reazioni del mondo attorno a Gesù.
L'evangelista inizia raccontando: - il nuovo rapporto con Giovanni
Battista in carcere e la sua crisi di fronte all'operato di Gesù (11,1-19),
- il rifiuto delle città delle sponde del lago (11,20-24) e l'accoglienza dei
piccoli (11,25-30), - le controversie con i farisei (12,1-45). In
conclusione esiste una nuova famiglia e i veri parenti di Gesù sono i
discepoli (12,46-50). Giovanni Battista è in carcere a Macheronte, una
fortezza di Erode; trattato però con rispetto. Riceve
i suoi discepoli e parla con loro. Perciò può essere informato di quello che
si sta sviluppando attorno a Gesù. Egli è particolarmente attento a tutto ciò
che il Messia fa e dice. Tuttavia la prigione, la solitudine, il silenzio
sul tempo nuovo pesano su Giovanni, il veggente e grande profeta, che ha
preannunciato eventi drammatici e ha garantito giudizi e chiarezze che
restano lettera morta. Non sa nulla e non avviene nulla della giustizia che
deve esplodere, del giudizio che finalmente chiarisca il bene e il male nei
fatti e nei meriti, della liberazione che lui stesso attende poiché è stato
fedele alla sua vocazione. Il Dio, di cui ora sente parlare, accoglie tutti,
anzi, in particolare, i peccatori. Perciò tramonta il rendiconto, anzi
addirittura non esiste. Nasce il dubbio sull'aver sbagliato persona più che
sull'aver sbagliato il messaggio. Giovanni è sicuro della propria analisi e
sicuro della giustizia di Dio. Non si sente più sicuro su questo Messia, in
cui pure ha creduto. Perché questo Messia non opera per un mondo giusto?
Giovanni è però coraggioso ed onesto anche di fronte ai suoi dubbi,
mentre anche di fronte alle critiche dei suoi stessi discepoli contro Gesù
che criticano ferocemente. Gesù che ha un successo sempre crescente tra la
gente, non si muove verso Giovanni. I suoi discepoli torturano Giovanni con
le loro gelosie e le loro recriminazioni. "Non lo difende, non lo libera"
pensano. Giovanni invia i discepoli ed essi volentieri vanno ad interrogare
Gesù poiché tutti sono turbati, con infinite pretese.
Gesù risponde con alcune profezie di Isaia. Elenca sei novità per il cuore di
Giovanni e per il cuore del suo popolo.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |