
XII Domenica dopo Pentecoste
11 agosto 2024 Mt
10, 5b-1
riferimenti Ger 25, 1-13 - Rm
11, 25-32 - Sal 136 |
Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.
Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le
nostre cetre. |
Ger 25, 1-13 In quei
giorni. Questa parola fu rivolta a Geremia per
tutto il popolo di Giuda nel quarto anno del
regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda,
cioè nel primo anno del regno di Nabucodònosor,
re di Babilonia. Il profeta Geremia l’annunciò a
tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti
di Gerusalemme dicendo: «Dall’anno tredicesimo
del regno di Giosia, figlio di Amon, re di
Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è
stata rivolta la parola del Signore e io ho
parlato a voi con premura e insistenza, ma voi
non avete ascoltato. Il Signore vi ha inviato
con assidua premura tutti i suoi servi, i
profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete
prestato orecchio per ascoltare quando vi
diceva: “Ognuno abbandoni la sua condotta
perversa e le sue opere malvagie; allora potrete
abitare nella terra che il Signore ha dato a voi
e ai vostri padri dai tempi antichi e per
sempre. Non seguite altri dèi per servirli e
adorarli e non provocatemi con le opere delle
vostre mani e io non vi farò del male. Ma voi
non mi avete ascoltato – oracolo del Signore – e
mi avete provocato con l’opera delle vostre mani
per vostra disgrazia”. Per questo dice il
Signore degli eserciti: Poiché non avete
ascoltato le mie parole, ecco, manderò a
prendere tutte le tribù del settentrione –
oracolo del Signore – e Nabucodònosor re di
Babilonia, mio servo, e li farò venire contro
questo paese, contro i suoi abitanti e contro
tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo
sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a
scherno e a obbrobrio perenne. Farò cessare in
mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il
canto dello sposo e della sposa, il rumore della
mola e il lume della lampada. Tutta questa
regione sarà distrutta e desolata e queste genti
serviranno il re di Babilonia per settanta anni.
Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò
per i loro delitti il re di Babilonia e quel
popolo – oracolo del Signore –, punirò il paese
dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione
perenne. Manderò dunque a effetto su questo
paese tutte le parole che ho pronunciato a suo
riguardo, tutto quanto è scritto in questo
libro, ciò che Geremia aveva profetizzato contro
tutte le nazioni». Geremia
25,1-13
Geremia è uno dei profeti più
grandi d'Israele e, innamorato della bellezza e
della bontà del Signore, tenta di riportare alla
fedeltà il suo popolo, garantendo la pace. Ma la
storia travolge uomini, regni e persone e la
parola di Geremia cade nel vuoto. Anzi viene
considerato un disfattista, un annunciatore di
sventure e rischia molte volte la vita. La
storia è raccontata da Geremia stesso nel suo
libro autobiografico. Geremia, il profeta, è un
sacerdote del villaggio di Anatoth nel
territorio di Beniamino (1,1), vissuto durante
il regno degli ultimi re di Giuda: Giosia (640
a.C.-609 a.C.), Ioacaz (609), Joiakim (609-598
a.C.), Ioiachin (598-597), e Sedechia (597
a.C.-586). Il contesto della profezia di
Geremia è la lunga lotta dei Giudei contro i
culti idolatri delle divinità dei paesi
circostanti, provenienti da Tiro e da altre
città della costa fenicia, profondamente
radicati fin dal tempo di Manasseh (696-642).
Giosia è un grande re e fa sperare in una
conversione di cuore di tutto il popolo, poiché
cerca di ristabilire il culto legittimo ad un
unico Dio, nell'ambito delle sue riforme (2 Re
22,23). La riforma inizia nel 628 a.C. (2 Cr.
34,3) e viene ad essa dato un rinnovato impeto
con la riscoperta del Libro della Legge nel 621
a.C. (2 Re 22,8). La vocazione di Geremia
avviene nel 626 a.C. (1,2). Uomo solitario a
causa del suo messaggio impopolare (15,17) che
deve portare, desidera sposarsi con Giuditta, ma
Dio stesso gli proibisce di sposarsi (16,2). Si
trova anche in contrapposizione con le autorità
del paese e di ogni ceto sociale (26,8). Per
questo, la sua vita stessa corre seri pericoli
(11,18-23; 18,18; 26,8; 36,19; 38,6). Il suo
messaggio tocca temi scottanti e dolenti della
vita nazionale. Soprattutto il re Sedechia lo
perseguita perché viene considerato un
disfattista, che mina il morale della nazione.
Geremia annuncia la prossima invasione dei
babilonesi (37,3.17), contro i quali non ci si
può opporre, ma bisogna arrendersi e pagare a
loro le tasse.
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Rm 11, 25-32
Non voglio che
ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate
presuntuosi: l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino
a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto
Israele sarà salvato, come sta scritto: «Da Sion uscirà il
liberatore, egli toglierà l’empietà da Giacobbe. Sarà questa la
mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati». Quanto
al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto
alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti
i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo
siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto
misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi
ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da
voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio
infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere
misericordioso verso tutti! Romani 11,25-32
L'infedeltà e il rifiuto d'Israele sono parziali mentre la
fedeltà e la Parola di Dio sono fedeli sempre. Abbiamo già
incontrato questi interrogativi e questa sofferenza nel brano
letto domenica scorsa nella lettera ai Romani (11,1-15). E
infatti questo testo ne è il seguito. Ci viene posto il
significato del "mistero d'Israele" (v 25). La certezza di una
soluzione positiva non avviene per una garanzia razionale e non
ci sono prove che garantiscano questa soluzione. Ma il messaggio
nasce dalla fiducia in Dio come per una profezia. Essa
garantisce, attraverso la Scrittura, che Dio mantiene la sua
parola. Viene posta, allora, la lettura e la interpretazione
teologica della storia. L'apostolo formula una previsione:
l'ostinazione di una parte d'Israele è in atto, fino a quando
non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele
sarà salvato. Israele è "nemico del vangelo", ma solo
temporaneamente, poiché non ha riconosciuto Gesù. Il versetto
centrale regge tutto l'impianto di speranza, anche se si rimanda
alla conclusione della storia: "Ma quanto alla scelta di Dio,
essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata
di Dio sono irrevocabili! (vv28-29)". Quanto alla scelta di Dio,
che è stata la scelta gratuita del Padre, Dio non dimentica le
sue promesse". La colpa di Israele è, soprattutto, l'aver voluto
raggiungere, con una pratica formale della Legge e con le
proprie forze, quella giustizia che può ottenersi solo con la
fede (10,1-21). Paolo, così, è convinto che Dio non ha rigettato
il suo popolo. Il suo stesso ministero lo conferma. Egli infatti
percepisce un legame misterioso tra la propria missione ai
Gentili e la salvezza del suo popolo. Dovunque ha predicato, il
rifiuto di Israele è stato causa di apertura della
evangelizzazione ai pagani; e tale rifiuto ha segnato la
riconciliazione del mondo. Ma Paolo va oltre. Se tali esiti ha
dato la loro riprovazione, quali potranno essere mai i frutti
positivi?
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Mt
10, 5b-15 In quel tempo. Il Signore Gesù inviò i Dodici, ordinando loro:
«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;
rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada
facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli
infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né
argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche,
né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In
qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi
finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se
quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è
degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà
ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e
scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del
giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella
città». Matteo 10, 5-15
Matteo sta organizzando il
suo Vangelo sulla Parola di Dio, fondamentalmente, distribuendola in 5 grandi
discorsi di Gesù, poiché 5 sono i libri della Legge e qui si sviluppa la
nuova Parola di Dio che si fa legge. Così elenco qui, per comodità di
ricerca, i discorsi di Gesù che diventano un caposaldo della nuova sapienza.
I: .L'annuncio del regno. Il discorso della montagna (5,1-7,29). II:
Il ministero in Galilea (8,1-11,1). Il discorso missionario (9,35-11,1).
III: Controversie e parabole (11,2- 13,52). Le parabole del Regno (13,1-52).
IV: La formazione dei discepoli (13,53-18,35). Il discorso ecclesiastico
(18,1-35). V: Giudea e Gerusalemme (19,1- 25,46). Il discorso sul tempo
ultimo (escatologico) (24,1- 25,46). Gesù ha iniziato la sua opera di
evangelizzazione come un unico evangelizzatore, così almeno viene presentato
da Matteo. Lo schema della prima parte del Vangelo tra la folla si sviluppa
così. - Il discorso delle beatitudini, (capp 5-7) ai discepoli. - 10
miracoli (capp8-9) nelle diverse situazioni di malattia. - Una verifica di
Gesù sulla realtà che gli si presenta: "Vedendo le folle, "Gesù ne ebbe
compassione" e disse; «La messe è molta ma gli operai sono pochi» (vv
9,36-37). - Gesù sceglie i 12, li chiama, dà loro il potere di scacciare i
demoni e di guarire ogni sorta di infermità (10,1). - Li istruisce e li
manda. Il testo di oggi ricorda questa istruzione che è un insegnamento
alla Chiesa nella storia. Esso risente del retroterra schematicamente
ricordato, che ci aiuta a scoprire meglio il senso del messaggio, aprendo
anche a noi orizzonti impensati come credenti.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |