
IV Domenica di Pasqua
21 aprile 2024
Giovanni 10, 27-30
Riferimenti : At 20, 7-12 - Sal 29 - 1Tm 4, 12-16 |
Ti esalto, Signore, perché mi hai liberato. Signore,
mio Dio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, hai fatto
risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché
non scendessi nella fossa. R Cantate inni al Signore, o
suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo, perché la
sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia. |
At 20, 7-12 Il primo giorno della
settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane,
e Paolo, che doveva partire il giorno dopo,
conversava con loro e prolungò il discorso fino
a mezzanotte. C’era un buon numero di lampade
nella stanza al piano superiore, dove eravamo
riuniti. Ora, un ragazzo di nome Èutico, seduto
alla finestra, mentre Paolo continuava a
conversare senza sosta, fu preso da un sonno
profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal
terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora
scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse:
«Non vi turbate; è vivo!». Poi risalì, spezzò il
pane, mangiò e, dopo aver parlato ancora molto
fino all’alba, partì. Intanto avevano ricondotto
il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
Atti degli Apostoli. 20, 7-12 L'episodio,
raccontato negli Atti degli apostoli, per sé, è
simile a molti altri appuntamenti che Paolo
sviluppa nella comunità cristiane. Qui, però,
acquista un particolare significato per il segno
che viene offerto, poiché porta soccorso ad un
ragazzo di questa comunità che, incidentalmente,
ha perso l'equilibrio e, cadendo da una finestra
del terzo piano, è morto. La lettura di
questo brano si inserisce nelle novità che Gesù
porta: la Parola di Dio, l'Eucarestia, la forza
della fede, il segno della risurrezione che, in
quell'occasione, si è manifestata, addirittura,
per l'intervento di un apostolo, su un ragazzo
morto. Paolo ha abbandonato Efeso, si mette in
viaggio per la Macedonia, si ferma nelle varie
comunità per alcuni mesi; poi, per complotti
contro di lui e la sua predicazione, riprende la
strada del ritorno e giunge a Troade. Lo
accompagnano sette personaggi (20,4) che
probabilmente sono i delegati delle Chiese
dell'Asia per la raccolta-colletta in aiuto alla
comunità di Gerusalemme in difficoltà. E' stata
una iniziativa di Paolo, apprezzata dalle
diverse nuove comunità visitate dall'apostolo,
su cui Paolo ha riflettuto molto: su questo
impegno di solidarietà Paolo ha scritto molto
nella II lettera ai Corinzi. Dal racconto si
scopre che anche Luca, autore degli "Atti degli
apostoli" è testimone dei fatti avvenuti. "Ci
eravamo riuniti a spezzare il pane, nel primo
giorno della settimana", al tramonto (E',
quindi, un sabato sera, all'inizio della
settimana ebraica). Al piano superiore, la
piccola comunità si trova a pregare e a
celebrare l'Eucaristia che fa memoria della
passione e insieme della risurrezione di Gesù,
avvenuta esattamente il giorno dopo il sabato,
il primo giorno della settimana. Si ricordano il
"Discorso" e la "Conversazione". Si intravede lo
schema della riunione: il tempo della
riflessione (o liturgia della Parola che
corrisponde a un lungo discorso tenuto da Paolo
alla piccola comunità, insieme con un tempo di
riflessione e di spiegazione), l'Eucaristia e
quindi il pasto comunitario: praticamente ci si
richiama alla liturgia familiare della cena
pasquale ebraica. In questa riunione un ragazzo,
di nome Fortunato ("Eutico"), probabilmente
stordito dalle tante lampade accese in quella
stanza, addormentandosi, cade da una finestra e
muore.
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1Tm 4, 12-16 Carissimo, nessuno
disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel
parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella
purezza. In attesa del mio arrivo, dèdicati alla lettura,
all’esortazione e all’insegnamento. Non trascurare il dono che è
in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica,
con l’imposizione delle mani da parte dei presbìteri. Abbi cura
di queste cose, dèdicati ad esse interamente, perché tutti
vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul tuo
insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te
stesso e quelli che ti ascoltano. Prima lettera
a Timoteo4, 12-16 Questa lettera è indirizzata ad un
discepolo di Paolo, Timoteo, responsabile della comunità di
Efeso, che è soggetta a crisi ed ha difficoltà anche perché la
città, famosa e ricca, è un crocevia di persone e di idee. In
tale realtà si sta costituendo, lentamente, un pensiero nuovo,
attraverso l'esperienza di Gesù, la sua Parola e il rapporto con
il Padre. E' molto facile, però, l'innesto e l'inquinamento di
riflessioni, sensibilità e atteggiamenti che vengono da una
rilettura ebraica della fede o da abitudini e mentalità pagane.
Timoteo viene fortemente incoraggiato ad una fermezza che
manifesti una lucidità coraggiosa che sostenga la fede della
comunità. Circolano, infatti, e lo saranno in maniera vistosa
alcuni decenni dopo, nella Chiesa, insegnamenti di "spiriti
ingannatori" che diffondono pratiche scorrette che Gesù non
aveva mai proposto: vietare il matrimonio o astenersi da alcuni
cibi (4,3). La matrice, con alcuni addentellati pagani,
svilupperà correnti eretiche nelle Comunità Cristiane con questi
stessi contenuti che passarono sotto il nome di "Encratismo".
Gli errori sul valore del corpo e il disprezzo della materia
derivano dal disprezzo della materia e quindi anche del corpo
umano e conducono a pratiche e comportamenti contrari
all'insegnamento che Gesù aveva dato, e contrasta anche a quel
patrimonio ebraico prezioso che fa riferimento alla creazione
del mondo da parte di Dio, che ha fatto buone e belle tutte le
cose. E quindi, Timoteo, come collaboratore nella missione,
deve insegnare, con intelligenza e con responsabilità, la fede
vera e deve essere guardato con rispetto, soprattutto per una
condotta esemplare di vita che diventi esempio a tutti. Si
parla di giovane età. Per il compito che deve sviluppare, le
comunità ancorate, fortemente ancora all'ebraismo, sono abituate
ad avete, come depositari della fede, gli "anziani". Così la
giovane età di Timoteo può portare qualche difficoltà
nell'accoglienza del suo insegnamento. Paolo è già intervenuto
per sostenere il prestigio di Timoteo, in età assai più giovane,
quando lo aveva scelto come collaboratore (1 Cor 16,10-11). In
quel tempo, soprattutto per il ruolo che ha nella comunità, 35 o
40 anni sono ancora pochi. Timoteo deve sostituire con il suo
esempio e con una condotta esemplare ciò che manca alla sua età.
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Gv
10, 27-30
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei:
«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io
do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le
strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di
tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una
cosa sola». Giovanni 10, 27-30 Il Vangelo di Giovanni ci
ripropone, oggi, una parte della discussione che avviene con Gesù nel tempio
tra i responsabili religiosi e Gesù. Il tema fondamentale che viene posto con
molta chiarezza è quello della messianicità. "Fino a quando non ci lascerai
vivere? Se sei tu il Messia, diccelo apertamente"(Giovanni 10,24).. Siamo
d'inverno e ci si ricollega alla festa della Dedicazione che si celebra il
mese di dicembre, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 a.C. per
l'inaugurazione del tempio che era stato profanato da Antioco Epifane IV nel
171 a.C. La festa si svolge come quella delle Capanne (settembre-ottobre),
a volte addirittura confuse tra loro. Detta "Dedicazione", in ebraico
Hanukkah, è la "festa delle Luminarie" e per otto giorni si accendono dei
candelabri che illuminano tutta la città. Sembra che, per le due ricorrenze,
si leggessero le stesse letture bibliche e, in particolare, nel sabato più
vicino alla Dedicazione, viene proclamato il testo di Ezechiele 34 con la
celebre profezia del Messia, il vero pastore suscitato da Dio. Da qui il
richiamo al Messia in questa festa, la grande attesa e quindi la domanda
posta a Gesù (Gv 10,24) il quale risponde con il riferimento al gregge e al
pastore. I capi religiosi "circondano Gesù" (e già questa parola indica
pericolo e assedio). E se chiedono a Gesù se è il Messia, ma non hanno
intenzione di accettarlo o almeno di interrogarlo per capire. Hanno ormai
fatto un giudizio e vogliono una prova pubblica per poterlo condannare. Gesù
non si presta al gioco, inizialmente, dicendo che non possono comprendere
perché non fanno parte delle sue pecore. Ma qualche versetto precedente,
nella discussione su Abramo, Gesù aveva detto: "Chi è da Dio ascolta le
parole di Dio. Per questo voi non ascoltate poiché non siete da Dio" (Gv
8,47). E' grave la denuncia che Gesù sta facendo: i capi religiosi, le
persone incaricate di far conoscere al popolo la volontà di Dio, sono quelli
che, quando Dio parla, non ascoltano la sua voce. Gesù dice, "«Le mie
pecore ascoltano la mia voce e io le conosco». Conoscere significa sviluppare
un rapporto di grande confidenza e di grande intimità "«ed esse mi seguono»".
1. Ascoltare la voce di Gesù significa voler capire, prima di tutto, cogliere
il significato e le prospettive che Gesù desidera offrire. 2. Ascoltare ha
anche il significato di accettare di vivere e quindi orientare la propria
vita su di Lui, ("seguirlo"), impegnandosi sulle stesse scelte e prospettive
a cui Gesù stesso si dedica. 3. Accettare le sue scelte che si aprono su
orizzonti impensabili poiché non si pongono nella soggezione del tempo, ma
sono nella prospettiva della "vita eterna". E qui, per sé, non si parla della
vita futura, ma di una vita già presente, indistruttibile, che pur passando
attraverso esperienze di vita e anche di morte, questa vita non si interrompe
ma fiorisce in una dimensione sempre nuova, completa e definitiva. 4.
Seguirlo è fare le stesse scelte di Gesù ma è anche condividere il suo
destino e il suo progetto. 5. Rileggere i tempi in cui viviamo per
scoprire i ladri ed i briganti prima di Gesù (Gv 10,8) e il lupo che "rapisce
e disperde il gregge"(10,12). È questo l'impegno che Gesù si assume fino alla
morte perché il gregge resti nella fedeltà con il Padre, non si disorienti e
non si scoraggi.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |