Messa domenicale prenatalizia
24 dicembre 2023
Mt 1, 1-16
Riferimenti : Is 62, 1-5 - Sal 88 - 1Ts 5, 15b-23
Canterò in eterno l’amore del Signore. «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono». R Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza». Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele.

Is 62, 1-5
Così dice il Signore Dio: «Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te».

Il brano inizia con un’esternazione del profeta, il quale attende con impazienza la realizzazione delle promesse fatte a Gerusalemme: «Per (amore di) Sion non tacerò, per (amore di) Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada» (v. 1). L’autore sogna il momento in cui per città la «giustizia» (zedaqah) sorgerà come aurora e la salvezza (yeshû>ah) risplenderà come una fiaccola. La giustizia è qui invocata in parallelismo con la salvezza. Essa comporta per gli abitanti di Gerusalemme l’instaurazione di rapporti nuovi con Dio e fra di loro. La salvezza invece consiste nella liberazione dal dominio straniero e da tutti gli altri mali che affliggono la popolazione. Da questo binomio appare che la rinascita di una città consiste anzitutto nell’attuazione dei valori propri dell’alleanza, gli unici che rendono possibile una convivenza pacifica e solidale tra i suoi abitanti.
L’autore prosegue descrivendo il futuro di Gerusalemme. Anzitutto egli si rende conto che le sarà affidato una missione universale: «Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà» (v. 2).
Ricevendo in sé la giustizia, Gerusalemme la renderà visibile a tutte le nazioni, che ne trarranno luce e orientamento di vita.

1Ts 5, 15b-23
Fratelli, cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

1Ts 5, 15b-23
Le esortazioni di Paolo in questa parte della lettera hanno la forma di slogan martellanti. Qui ne abbiamo addirittura tre di seguito, posti sotto il segno del volere divino manifestato in Gesù Cristo.
Sono tre espressioni che escludono ogni limite: sempre, interrottamente, in ogni cosa. Già Paolo aveva fatto appello alla gioia che i Tessalonicesi provavano, nonostante le ostilità, poiché avevano accolto il suo annuncio evangelico. Ora li esorta perché questa gioia non venga mai meno, anche dopo il primo entusiasmo.
Oltre alla gioia, Paolo vuole che i Tessalonicesi abbiano una continua esperienza di preghiera e di ringraziamento. Anche Paolo e i suoi collaboratori vivono con lo stesso sguardo rivolto a Dio, per impetrare il suo dono e riconoscere con gratitudine la sua presenza benefica in tutti i risvolti della vita.


 Mt 1, 1-16
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmo, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Mt 1, 1-16
Oggi, 8 settembre, festa della Natività di Nostra Signora, il vangelo riporta la genealogia o la carta d’identità di Gesù. Per mezzo dell’elenco degli antenati, l’evangelista racconta alle comunità chi è Gesù e come Dio agisce in modo sorprendente per compiere la sua promessa. Sulle nostre carte di identità c’è il nostro nome ed il cognome dei nostri genitori. Alcune persone, per dire chi sono, ricordano anche i nomi dei nonni e delle nonne. Altre, si vergognano degli antenati della loro famiglia, e si nascondono dietro apparenze che ingannano. La carta d’identità di Gesù ha molti nomi. Nell’elenco dei nomi c‘è una grande novità. In quel tempo, le genealogie indicavano solo il nome degli uomini. Per questo, sorprende che Matteo metta anche cinque donne tra gli antenati di Gesù: Tamar, Raab, Ruth, la moglie di Uria e Maria. Perché scelse proprio queste cinque donne, e non altre? Questa è la domanda che il vangelo di Matteo lascia a noi.  La lunga lista di nomi – l’inizio e la fine della genealogia. All’inizio ed alla fine della genealogia, Matteo fa capire chiaramente qual è l’identità di Gesù: lui è il Messia, figlio di Davide e figlio di Abramo. Quale discendente di Davide, Gesù è la risposta di Dio alle aspettative del popolo giudeo. (2 Sam 7,12-16). Quale discendente di Abramo, è fonte di benedizioni e di speranza per tutte le nazioni della terra (Gen 12,13). Così, sia i giudei che i pagani che fanno parte delle comunità della Siria e della Palestina all’epoca di Matteo, potevano vedere le loro speranze realizzate in Gesù.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.