Domenica nell’Ottava del Natale del Signore
31 dicembre 2023
Gv 1, 1-14
Riferimenti : Pr 8, 22-31 - Sal 2 - Col 1, 13b. 15-20 |
Oggi la luce risplende su di noi. Voglio
annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio
figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le
genti e in tuo dominio le terre più lontane». R E ora siate
saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra;
servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore. |
Pr 8, 22-31 La Sapienza grida:
«Il Signore mi ha creato come inizio della sua
attività, prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata, fin dal
principio, dagli inizi della terra. Quando non
esistevano gli abissi, io fui generata, quando
ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata, quando
ancora non aveva fatto la terra e i campi né le
prime zolle del mondo. Quando egli fissava i
cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio
sull’abisso, quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando
stabiliva al mare i suoi limiti, così che le
acque non ne oltrepassassero i confini, quando
disponeva le fondamenta della terra, io ero con
lui come artefice ed ero la sua delizia ogni
giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie
delizie tra i figli dell’uomo».
Proverbi 8, 22-31 Il libro dei Proverbi,
nonostante sia stato attribuito a Salomone
(1,1), va considerato come opera di diversi
autori, confluiti nei secoli a fissare il testo
attuale. La parte più antica risale all'epoca
della monarchia in Israele (X-VII sec.); voleva
sintetizzare comportamenti e saggezze che
servissero da modello per la corte, la famiglia,
la scuola, la formazione degli scribi e degli
impiegati nell'amministrazione del regno. I
primi nove capitoli, da cui è stato tratto il
testo di oggi, riflettono la concezione della
Sapienza che si è affermata dopo l'esilio
babilonese (V sec.): la Sapienza diventa
anzitutto una prerogativa divina, e non è più
soltanto un mezzo per ottenere successo e
benevolenza. Nei libri sapienziali dell'Antico
Testamento spesso la Sapienza stessa è
personificata. Quasi una tecnica teatrale
permette alla Sapienza di presentarsi agli
uomini desiderabile più d'ogni altra cosa, di
castamente sedurli e farli innamorare di sé,
così che abbiano la vita piena e vera. Il libro
dei Proverbi pone, all'inizio di tutto, la
creazione-generazione della Sapienza. E'
anteriore a tutto, ma è pure principio di tutto,
principio nel tempo e principio di ogni realtà,
perché l'intelligenza umana scopre, con
meraviglia inesausta, le tracce
dell'intelligenza divina nelle cose del mondo:
rapporti, meccanismi, sistemi complessi che
suggeriscono una progettualità, sommamente
sapiente, che ha prodotto la realtà e la conduce
nel tempo. D'altra parte il libro dei Proverbi
rivela qualcosa di Dio stesso: questa Sapienza è
anche altra da lui, si pone come suo partner
nell'opera della creazione, come "consigliere al
suo fianco" e, molto di più, come sua "delizia",
giorno dopo giorno, bimba o donna dagli occhi
sempre ridenti. Ciò che fa ridenti gli occhi di
Sapienza è il globo terrestre, la terra che Dio
ha creato, e delizia della Sapienza sono i figli
dell'uomo. L'Antico Testamento è giunto fino ad
affermare che Dio non è solo nel creare il
mondo. Gesù riprenderà questa riflessione e
la svilupperà. La prima Comunità cristiana via
via collegherà la Sapienza che crea con Dio ed
il Verbo di Dio che si è fatto uomo in Gesù.
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Col 1, 13b. 15-20 Fratelli, il
Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito
di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono
state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di
tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo
del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli
che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su
tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta
la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano
riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue
della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle
che stanno nei cieli. Colossesi 1, 13b. 15-20
A Colossi la comunità è disorientata da una dottrina d'origine
ebraica e pagana che esalta i ruoli di misteriose potenze
celesti, ben oltre la dignità di Gesù. Paolo in questa lettera
si preoccupa di porre una riflessione approfondita su Gesù e il
suo ruolo, come riferimento fondamentale del creato e di tutta
la Chiesa. Sembra che qui si citi un inno cristiano primitivo
(3,16) composto di due strofe. La prima strofa (vv 15.16)
celebra il ruolo di Cristo nella prima creazione e nella nuova
creazione (2Cor 5,17). Spiega il significato di «tutte le cose»
(vv 16bcd.20b) come richiamo ai credenti che tendevano a
riferire un ruolo preminente agli angeli (2,18). La seconda
strofa (Col 1,18-20) proclama la Chiesa: come corpo di Cristo;
di essa Cristo ne è il capo, sia per la sua priorità nel tempo
(nella creazione e primo tra i risuscitati, v18), e sia per la
sua riconciliazione di tutte le cose: egli è perciò «principio»
nell'ordine della salvezza (v 20). Si intravede la pienezza
«della divinità» (come in Col 2,9). In Gesù tutte le cose sono
create e dipendono da lui: il mondo è in pace nella pienezza del
Signore. Ma un altro titolo fa convergere a Gesù tutte le cose.
Infatti, se la caduta dell'umanità nella disobbedienza ha
trascinato tutta la realtà nella esclusione da Dio, solo Gesù è
stato capace di riconciliare la realtà poiché ha "pacificato con
il suo sangue" ed ha riconquistato tutto alla vita mediante la
sua risurrezione. Così l'umanità e il creato stesso, coinvolti
nella colpa, sono ripresi, purificati e salvati. (Rm
8,19-22;1Cor 3,22s;15,20-28;Ef 1,10;4,10;Fil 2,10s;3,21;Eb
2,5-8; cf.2,9). In tal modo tutto il mondo può tornare
nell'ordine e nella pace, sia gli spiriti celesti, sia gli
uomini (2Ts 1,8-9;1Cor 6,9-10;Gal 5,21;Rm 2,8;Ef 5,5) sia le
realtà create.
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VANGELO Gv 1, 1-14 In
principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli
era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza
di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita
era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non
l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli
venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti
credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare
testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina
ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il
mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno
accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di
Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere
di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la
sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di
grazia e di verità. Giovanni 1, 1-14 Il
Prologo (o Introduzione: si chiamano così i primi 18 versetti del Vangelo di
Giovanni) si presenta come un testo libero, un canto che prende vita e cresce
da un versetto all'altro. Esso parla della manifestazione di Gesù che rivela
Dio. Gesù è il narratore che parla del Padre, dell'amore che lega il Figlio
al Padre e di ambedue nei riguardi dell'uomo. Egli è l'icona visibile del
Dio invisibile, perché chi vede il Figlio vede il Padre. Questa
Rivelazione del Prologo, del Figlio nel Padre e del Padre attraverso il
Figlio, trova il suo punto massimo in Gv. 16,28: "Sono venuto nel mondo, ora
lascio di nuovo il mondo e vado al Padre". Così, a questo i suoi discepoli
rispondono: "Ora parli chiaramente e non usi similitudini, ora conosciamo che
sai tutto...per questo crediamo che sei uscito da Dio"
Il prologo e tutto il vangelo si formano dal moto di Gesù che, uscito dal
Padre torna al Padre. La struttura interna, con la discesa nel mondo e con la
salita al Padre, raggiunge nella nostra vita il suo vertice nel dono della
luce, della grazia e della verità che, se accolte, ci rendono figli di Dio.
Il Prologo è l'inizio del vangelo di Giovanni che illustra, anticipandoli e
sintetizzandoli, tutti i temi del Vangelo di Giovanni: Gesù è il Verbo di Dio
che si fa carne e viene ad abitare tra noi. Possiamo distinguere quattro
sezioni in cui si intrecciano i significati
-
della identità del Verbo e della sua missione nel mondo, rivelatore del Padre
e salvatore, - della missione di Giovanni Battista, - del rifiuto e
della fede del mondo in Cristo Gesù,
- di pienezza di Cristo.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |