
IV Domenica di Avvento
3
DICEMBRE 2023
Mc 11, 1-11
Riferimenti : Is 16, 1-5 - Sal 149 - 1Ts 3, 11 – 4, 2 |
Cantino al loro re i figli di Sion. Cantate al
Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli
di Sion. R Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre
gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo,incorona i poveri
di vittoria. |
Is 16, 1-5 In quei giorni. Isaia
disse: «Mandate l’agnello al signore della
regione, da Sela del deserto al monte della
figlia di Sion. Come un uccello fuggitivo, come
una nidiata dispersa saranno le figlie di Moab
ai guadi dell’Arnon. Dacci un consiglio, prendi
una decisione! Rendi come la notte la tua ombra
in pieno mezzogiorno; nascondi i dispersi, non
tradire i fuggiaschi. Siano tuoi ospiti i
dispersi di Moab; sii loro rifugio di fronte al
devastatore. Quando sarà estinto il tiranno e
finita la devastazione, scomparso il distruttore
della regione, allora sarà stabilito un trono
sulla mansuetudine, vi siederà con tutta
fedeltà, nella tenda di Davide, un giudice
sollecito del diritto e pronto alla giustizia».
Isaia16, 1-5 Nel capitolo immediatamente
precedente (ca.15) del testo di Isaia, si parla
di una minaccia pronunciata sul popolo di Moab,
un regno, confinante ad Israele e
tradizionalmente suo nemico. E tuttavia, nella
memoria, i Moabiti vengono fatti risalire alla
discendenza di Lot, nipote di Abramo. Isaia
preannuncia tragedie di guerre e distruzioni.
Già un tempo Moab inviava al re d'Israele
100.000 agnelli e la lana di 100.000 pecore,
come segno di sottomissione (2 Re 3,4). Ora si
incoraggia questo popolo a cercare rifugio nel
territorio di Giuda e, nello stesso tempo, si
invitano i Moabiti a riconoscere la sovranità
del "Tempio" di Gerusalemme. Debbono però
dichiarare la propria dipendenza in tempi
ridotti. Si parla infatti dell'attesa di donne
in fuga, spaventate, che aspettano una risposta
di accoglienza ai guadi di Arnon, alle porte del
paese degli ebrei. Si chiede di essere "ospiti
protetti", mentre il profeta garantisce,
guardando il futuro, che scomparirà il tiranno e
si concluderà la devastazione. In futuro ilo
profeta prevede un sovrano giusto, garantito
dalla parola di Dio sulla discendenza di Davide,
"sollecito del diritto e pronto alla giustizia".
Questa lettura del giudice misericordioso apre
gli orizzonti verso il Messia. Una simile
tragedia si svolge continuamente nella storia, e
quindi ancor oggi: popoli poveri che vengono
travolti, sottomessi e depredati, popoli che
fanno valere il loro potere per mostrare la
propria potenza, popoli sicuri di sconfiggere e
di sottomettere. Ciò avviene a livello politico,
a livello economico, a livello culturale mentre
vengono depredate le materie prime, vengono
obbligati i paesi poveri a pagare tributi
spaventosamente alti. Soggiacciono così alla
fame e alla miseria e, nello stesso tempo,
debbono far emigrare la parte migliore della
popolazione.

Betfage, piccolo villaggio tra Betania e
Gerusalemme |
1Ts 3, 11 – 4, 2 Fratelli, voglia
Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il
nostro cammino verso di voi! Il Signore vi faccia crescere e
sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda
il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e
irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla
venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il
resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù
affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di
piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire
ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo
dato da parte del Signore Gesù. Prima lettera
ai Tessalonicesi. 3, 11 - 4, 2 Secondo quello che raccontano
gli Atti degli Apostoli, Paolo, Silvano e Timoteo hanno
raggiunto Tessalonica, durante il secondo viaggio missionario di
Paolo, probabilmente attorno agli anni 50, espulsi da Filippi
(At 16,16-40). Paolo è ospite presso la casa di Giasone e
predica per tre settimane nella sinagoga. Ha successo, ma, per
gelosia e paura, viene provocata una rivolta della popolazione
ebraica per cui Paolo e Silvano fuggono e si rifugiano ad Atene
(At 17,10-15). Tuttavia Paolo, preoccupato per la comunità di
persone che non ha potuto conoscere e aiutare lungamente, manda
Timoteo con una lettera, non potendo egli personalmente
ritornarvi. Paolo abita, ora, a Corinto e aspetta con
trepidazione (siamo probabilmente tra la primavera del 51 e la
primavera del 52 d.C.), mentre teme le infiltrazioni di falsi
fratelli (cristiani giudaizzanti che combattono Paolo) e le
persecuzioni a cui sono soggetti i cristiani. Quando finalmente
Paolo riceve buone notizie, si rincuora, garantendo: "siamo
stati amorevoli, con voi come una madre che ha cura dei propri
figli... come un padre abbiamo esortato ciascuno di voi" (2,7.
11). Gli resta un grande desiderio di poter incontrare questi
giovani cristiani (3,11), e così scrive questa lettera per
comunicare la sua gioia e iniziare a risolvere alcuni problemi
di questa comunità che gli sono stati riferiti. Questo scritto è
il primo, in assoluto, dei testi del Nuovo Testamento che ci
sono giunti. Abbiamo così, in questa lettera, il senso e la
missione della vita di una comunità cristiana, costituita in
gran parte da persone che provengono dal mondo pagano,
fondamentalmente greco (Tessalonica è l'attuale Salonicco, nella
Macedonia). Ci vengono così anche rivelati i sentimenti
fondamentali che devono reggere una comunità credente. Paolo
esprime il senso della sua preghiera per questa comunità,
augurando che possa essere "in cammino verso la carità (carità
come "amore di comunione" che è la stessa carità di Dio:
"agapè") "Davanti a Dio e Padre nostro.., saldi alla venuta del
Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi... possiate crescere
e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti".
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Mc
11, 1-11 In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage
e Betània, presso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò due dei suoi
discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito,
entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora
salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate
questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui
subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori
sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché
slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li
lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro
mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla
strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano
e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel
nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!». Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo
aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici
verso Betània. Marco11, 1-11 Il Vangelo di Marco ha
ricordato, qualche versetto prima del testo di oggi, che "Gesù camminava
davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni
di timore"(10,32). Gesù, infatti, camminando verso Gerusalemme, insiste nel
descrivere uno orizzonte futuro di fatti drammatici: la sua consegna ai sommi
sacerdoti, la condanna a morte, la flagellazione, la sua morte e la sua
risurrezione. Avvicinandosi tuttavia a Gerusalemme, i discepoli cambiano
di umore poiché Gesù stesso si preoccupa di organizzare un piccolo ingresso
trionfale. In un certo senso, li rassicura anche se, nella condizione di
persone continuamente sorprese e sconcertate dalle parole e dalle scelte del
Maestro, non sanno sufficientemente collegare fatti e prospettive. In fondo,
i discepoli vivono alla giornata, mantenendo per lo più, come gli altri, la
speranza di un messianismo trionfale. Due di loro sono inviati per trovare
un asinello e, con sorpresa, avviene tutto come è stato loro detto. Il
proprietario non fa alcuna obiezione, l'asinello è portato a Gesù dopo quella
strana richiesta: "il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito". E'
l'unica volta che Marco utilizza questa parola: "il Signore", esprimendo così
una autorità universale, una regalità pacifica, una giustizia sorretta da un
esercito di popolo umile ed esultante. Marco non richiama il profeta
Zaccaria (9,9-10) nel suo racconto e, però, è la descrizione concreta della
profezia che si realizza: "Gerusalemme, ecco, a te viene il tuo re. Egli è
umile, cavalca un asino, un puledro figlio di d'asina. Farà sparire il carro
da guerra da Efraim e il cavallo da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà
spezzato, annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare
e dal fiume sino ai confini della terra". Bisogna dire che Gesù provoca
volontariamente, tra la gente, questo segno che molti in fondo coltivavano
come speranza nel proprio cuore. Così Marco racconta l'entrata di Gesù in
Gerusalemme in un clima di festa, somigliante a quella che si fa per la festa
delle Capanne, (settembre-ottobre).
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |