
IV Domenica dopo Pentecoste
16 giugno 2024
Mt 22, 1-14
riferimenti
. Gen 18, 17-21; 19, 1. 12-13. 15. 23-29 - Sal 32 - 1Cor
6, 9-12 |
Il Signore regna su tutte le nazioni. Il Signore
annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei
popoli. Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i
progetti del suo cuore per tutte le generazioni. |
Gen 18, 17-21; 19, 1. 12-13. 15.
23-29 In quei giorni. Il Signore diceva:
«Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che
sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una
nazione grande e potente e in lui si diranno
benedette tutte le nazioni della terra? Infatti
io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi
figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare
la via del Signore e ad agire con giustizia e
diritto, perché il Signore compia per Abramo
quanto gli ha promesso». Disse allora il
Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo
grande e il loro peccato è molto grave. Voglio
scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto
il male di cui è giunto il grido fino a me; lo
voglio sapere!». I due angeli arrivarono a
Sòdoma sul far della sera, mentre Lostava seduto
alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti,
Losi alzò, andò loro incontro e si prostrò con
la faccia a terra. Quegli uomini dissero allora
a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi
figli, le tue figlie e quanti hai in città,
falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo
per distruggere questo luogo: il grido innalzato
contro di loro davanti al Signore è grande e il
Signore ci ha mandato a distruggerli». Quando
apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot,
dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due
figlie che hai qui, per non essere travolto nel
castigo della città». Il sole spuntava sulla
terra e Loera arrivato a Soar, quand’ecco il
Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e
sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal
Signore. Distrusse queste città e tutta la valle
con tutti gli abitanti delle città e la
vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot
guardò indietro e divenne una statua di sale.
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era
fermato alla presenza del Signore; contemplò
dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa
della valle e vide che un fumo saliva dalla
terra, come il fumo di una fornace. Così, quando
distrusse le città della valle, Dio si ricordò
di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe,
mentre distruggeva le città nelle quali Lot
aveva abitato. Genesi. 18,
17-21; 19, 1. 12-13. 15. 23-29 Abramo è un
vero amico di Dio e il Signore lo riconosce
nella sua qualità di giusto, di intercessore, di
uomo di fiducia. Perciò il racconto su alcuni
fatti che hanno sconvolto il tempo e la
geografia dei luoghi attorno al Mar Morto,
allora zona di benessere e di civiltà, fa
leggere, in termini teologici, il terremoto,
probabilmente, in concomitanza coni eruzioni
vulcaniche (Gen 19,24-25). Da qui fuoco e zolfo
dal cielo. Lot, nipote di Abramo, immigrato
anche lui con il Patriarca nel viaggio da Ur di
Caldea a Carran, sempre con Abramo giunge in
Canaan, poi in Egitto e poi ancora in Canaan
dove si è stabilito, Lot ha molto bestiame. Per
poter vivere in pace nello sviluppo della
propria ricchezza, e per non dover litigare con
i pastori di Abramo, alla ricerca di pascoli, su
proposta di Abramo stesso gli viene offerta la
possibilità di scegliere il territorio in cui
vivere. Lot sceglie di emigrare nella valle del
Giordano, ben irrigata, e si stabilisce presso
Sodoma (Gen 13,8-13). Dio ascolta il grido di
sofferenza che si alza dalle città di Sodoma e
Gomorra poiché gli abitanti sono malvagi e
opprimono gli altri cittadini più poveri e
indifesi. Gli abitanti malvagi fanno il male,
rifiutano l'ospitalità, a differenza di Abramo
che ritiene sempre un onore ospitare e dar da
mangiare ad uno straniero Anzi considerano
straniero Lot stesso, che abita tra loro e lo
rimproverano per il fatto che si rifiuta di
consegnare loro due ospiti che sono venuti a
trovarlo. Essi vogliono abusare di loro e
minacciano lo stesso Lot: (Gen 19,9: "È venuto
tra noi come straniero e vuol farsi giudice").
A questo punto, l'autore biblico ritiene di aver
sufficientemente dimostrato la malvagità di
Sodoma e Gomorra e quindi conclude che Dio,
giustamente, debba distruggere le due città.
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1Cor 6, 9-12 Fratelli, non
sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non
illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati,
né sodomìti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori,
né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate
alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati,
siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e
nello Spirito del nostro Dio. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non
tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò
dominare da nulla. Prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi. 6, 9-12 La lettera ai Corinzi sorge con
alcune urgenti problematiche che Paolo sente di dover affrontare
per non lasciare nell'ambiguità e nella immoralità i credenti in
Cristo che, pure, hanno ricevuto esempi, parole nuove,
suggerimenti e stili di vita altissimi. Perciò, dopo essere
intervenuto duramente su un grave fatto di immoralità sessuale,
verificatosi nella comunità cristiana e da tutti conosciuto: "un
cristiano convive con la moglie di suo padre", "immoralità che
non si riscontra neppure tra i pagani" (5,1), e dopo aver
giudicato e concluso con l'espulsione di tale cristiano dalla
Comunità, Paolo continua con alcune proposte coerenti con la
fede, ma anche di difficile accoglimento, mentre rimprovera: "Se
avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici
gente che non ha alcuna autorità nella Chiesa" (6,4). Così Paolo
suggerisce: "Prendete invece tra voi qualche persona saggia che
possa fare da arbitro tra fratelli e fratelli" (6,5). Tra
l'altro questo è il riferimento per cui sono sorti i tribunali
ecclesiastici, croce pesante per i vescovi dei primi secoli che
dovevano passare molte ore a giudicare su sciocchezze e
problemi, spesso poco significativi, ma causa di discussione e
di contesa. In questo contesto morale Paolo richiama un breve
catalogo di catechismo morale, frequente nelle lettere
dell'apostolo, ma qui particolarmente solenne: sono enumerati 10
comportamenti immorali che escludono dal Regno, tanti quanti i
10 Comandamenti. Il fatto che si aggiunga un "Non illudetevi"
può far pensare a mentalità libertine che uniscono insieme fede
cristiana e comportamenti immorali. Problema sempre esistito,
anche oggi. La fede cristiana deve rivedere un comportamento
pagano poiché essa pretende una conversione. Il battesimo
consacra a Dio e rende interiormente giusti ("santificati e
giustificati"). Gesù è "giustizia, santificazione e redenzione"
(1,30). La fede in Lui, "nel suo nome", e la forza dello Spirito
del nostro Dio" ci hanno trasformato poiché la grandezza del Dio
Trinitario si è riversata in noi" (6,11).
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Mt
22, 1-14 In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con
parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di
nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle
nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con
quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei
buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle
nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai
propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini
e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di
nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi
delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per
le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni,
e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i
commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse:
“Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle
tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma
pochi eletti».
Matteo. 22, 1-14 Matteo elenca qui tre
parabole, di seguito, che hanno, come significato, l'accoglienza alla volontà
di Dio, la concretezza di una risposta che non sia formale o solo gentile,
quanto piuttosto responsabile e coerente, carica di impegni e di frutti. -
21,28-32: la parabola dei due figli, - 21,33-46: la parabola dei vignaioli
malvagi, - 22,1-14: gli invitati a nozze.
Noi, oggi ci fermiamo
sulla terza parabola, pur ricordando che tutte e tre pongono, al vertice del
valore della vita, un rapporto di collaborazione, di dignità sul lavoro e di
privilegio per le nozze ma, in ultima analisi, la ricerca e l'obbedienza alla
volontà di Dio. Questa parabola ha un parallelo con Luca 14,15-24 e
presenta delle differenze interessanti, dipendenti dal messaggio culturale
diverso e dall'esperienza di Matteo Il re prepara il banchetto di nozze
per il figlio. E siamo, così, subito trasportati in una atmosfera favolosa,
tanto più che subito si intravede che il re è Dio e il figlio è il Messia che
incorona, dopo un progetto di millenni, un matrimonio di pienezza con la sua
sposa. Gli inviti, selezionati, sono stati inviati ed i profeti, che hanno
sollecitato almeno due volte, sono stati ignorati. Anzi l'invito è stato
addirittura volutamente rifiutato. In alcuni casi è diventato il pretesto per
una rivolta contro il re poiché i messaggeri, pur essendo inviolabili come
ambasciatori, sono stati cacciati e perfino uccisi. L'esperienza di Matteo,
che ha alle spalle la tragedia della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.) fa
immediatamente collegare questo rifiuto e queste ribellioni al giudizio ed al
rifiuto di Dio (v 7). C'è un terzo invito per poter celebrare le nozze
della Chiesa. Qui non si seleziona preventivamente nessuno, anzi si comincia
ad accoglier chiunque, cominciando dai "cattivi" per raggiungere poi anche i
"buoni". (v 10). Le nozze sono un dono gratuito e tutti sono invitati,
indipendentemente dal loro passato. Quando tutti sono "sdraiati", come si usa
in questo contesto per mangiare, (v 11) il re scende per stare con loro. E'
la garanzia dell'accoglienza. I rabbini garantivano che il giorno del
banchetto "il Santo siederà in mezzo a loro".
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |