 VIII Domenica dopo Pentecoste
14 luglio 2024
Mc 10, 35-45
Riferimenti : Gdc 2, 6-17Sal 105 1Ts 2, 1-2. 4-12 |
Ricòrdati, Signore, del tuo popolo e perdona. I
figli d’Israele si mescolarono con le genti e impararono ad
agire come lor Servirono i loro idoli e questi furono per loro
un tranello. R |
Gdc 2, 6-17 In quei giorni.
Quando Giosuè ebbe congedato il popolo, gli
Israeliti se ne andarono, ciascuno nella sua
eredità, a prendere in possesso la terra. Il
popolo servì il Signore durante tutta la vita di
Giosuè e degli anziani che sopravvissero a
Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere
che il Signore aveva fatto in favore d’Israele.
Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore,
morì a centodieci anni e fu sepolto nel
territorio della sua eredità, a Timnat-Cheres,
sulle montagne di Èfraim, a settentrione del
monte Gaas. Anche tutta quella generazione fu
riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse
un’altra, che non aveva conosciuto il Signore,
né l’opera che aveva compiuto in favore
d’Israele. Gli Israeliti fecero ciò che è male
agli occhi del Signore e servirono i Baal;
abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri,
che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto,
e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli
circostanti: si prostrarono davanti a loro e
provocarono il Signore, abbandonarono il Signore
e servirono Baal e le Astarti. Allora si accese
l’ira del Signore contro Israele e li mise in
mano a predatori che li depredarono; li vendette
ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non
potevano più tener testa ai nemici. In tutte le
loro spedizioni la mano del Signore era per il
male, contro di loro, come il Signore aveva
detto, come il Signore aveva loro giurato:
furono ridotti all’estremo. Allora il Signore
fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle
mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai
loro giudici davano ascolto, anzi si
prostituivano ad altri dèi e si prostravano
davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via
seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito
ai comandi del Signore: essi non fecero così.
Giudici. 2, 6-17 Israele vive un periodo
difficilissimo mentre cerca di insediarsi sul
territorio che il Signore ha loro assegnato.
Non c'è ancora una nazione d'Israele poiché vale
molto di più il rapporto tribale. Ognuno si
colloca con le proprie possibilità e cerca i
mezzi di sopravvivenza. L'unità di popolo
avverrà con la monarchia di Davide, attorno
all'anno 1000 a C. Così il libro dei "Giudici"
fa riferimento ad un periodo precedente, che va
dalla morte di Giosuè (circa il 1220-1200 a.C.)
all'inizio dell'epoca monarchica. Vengono
raccontate le avventure di alcuni particolari
capi del popolo, chiamati "giudici" che
diventano capi tribù e cercano di affrontare i
nemici che attentano alla libertà e alle risorse
delle tribù. Il periodo del racconto
raccoglie, complessivamente, fatti e battaglie
di circa 160-180 anni. Scelto per le
situazioni difficili che turbano la vita di una
o più tribù della comunità, ma non mai molte, il
"Giudice" viene considerato un "liberatore",
inviato da Dio che finalmente ha accettato di
ascoltare il grido di sofferenza. Così, diversi
per esperienza e per educazione, i "Giudici"
sanno riportare il popolo alla sua riconquistata
libertà e quindi ricostruiscono un rapporto di
pace con il Signore stesso. Nei vv 2,6-10 il
testo si ricollega al libro di Giosuè per
indicare una continuità, sul filo dell'accordo
compiuto con Dio nell'assemblea di Sichem
(Giosuè 24,1ss) quando tutto il popolo
d'Israele, nelle sue 12 tribù, sancì il patto
con Dio dopo aver ascoltato le parole di Giosuè.
Questi, ricordati i fatti della liberazione,
aveva chiesto alle tribù la disponibilità a
servire Dio. Il popolo aveva risposto: "Noi
serviremo il Signore" (v 21). L'autore di
questo libro garantisce che la generazione di
Giosuè, con tutti quei personaggi che avevano
sperimentato la protezione di Dio nel deserto,
avevano tenuto fede all'impegno assunto (v 7).
Ma, col passar del tempo (vv 11-17), la storia
di Israele si intorbida. Che cosa, infatti, è
diventato, agli occhi di Dio, questo popolo,
liberato attraverso Mosè? Lo scrittore deve
dare una risposta coerente alla fede ed ai
costumi del suo tempo. Così egli compie una
interpretazione teologica: Dio ha abbandonato il
suo popolo e non ascolta più il loro grido
poiché Israele compie il male ed ha abbandonato
il Dio dell'Esodo per seguire altre divinità.
E' venuto meno al patto, tradendo il Signore e
accogliendo le stesse usanze, costumi, mentalità
dei popoli entro cui si ritrova ad abitare. Essi
facilmente si lasciano ingannare e illudere
dalle civiltà più evolute; essendo stati schiavi
prima, ed ora contadini e ignoranti pastori,
sono affascinati dal benessere dei popoli della
costa, molto più ricchi perché dediti al
commercio.SALMO Sal 105 (106)
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1Ts 2, 1-2. 4-12 Voi stessi, fratelli,
sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata
inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi,
come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di
annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. Come Dio
ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo
annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che
prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo usato parole di
adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di
cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la
gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la
nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati
amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri
figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi
non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci
siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro
duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non
essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il
vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il
nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo,
giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso
i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo
incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di
Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Prima lettera Tessalonicesi2, 1-2. 4-12 Paolo si dimostra
subito particolarmente affezionato a questa comunità che lo ha
accolto dopo le fatiche morali e fisiche subite a Filippi (At
16,19-40). Egli, in questo testo, vuole sottolineare la
chiarezza e l'onestà della proposta che fa del Vangelo e vuole
richiamare la gratuità della sua opera. Egli sa che il
Vangelo è Gesù, dono del Padre, e la sua vocazione deve prendere
atto di testimoniare l'amore di Gesù, totalmente gratuito come
dono del Padre. Paolo ha capito che la gratuità è la
discriminante per scoprire l'opera di Dio.. In tal modo aiuta
anche noi un'analisi puntuale delle cose che Paolo enumera. -
"Non ho cercato di piacere agli uomini e quindi non mi sono
permesso di adulare per aprirmi un varco nella comprensione e
nella simpatia delle persone;
- Non ho cercato la gloria
umana né da voi né da altri, pur potendolo fare, in nome della
mia autorità;
- Sono stato amorevole tra voi come una
madre che ha cura dei figli;
- Nel mio attaccamento a voi
vi avrei dato anche gratuitamente la vita;
- Sempre per
gratuità, ho lavorato duramente giorno e notte per guadagnarmi
il pane e non essere di peso a nessuno;
- Con ogni mezzo
e gratuitamente ho cercato di parlarvi, di darvi esempio e di
incoraggiarvi alla sapienza ed all'accogliere il Vangelo di Gesù
che io mi glorio di portare come una missione ed un compito. E'
la vocazione: che Dio mi ha affidato. Mi sono sforzato di non
piacere agli uomini ma a Dio che conosce il cuore di ciascuno";
Il compito educativo non è solo materno ma ugualmente paterno e
Paolo sente che deve svolgere insieme questo ruolo, prezioso ed
importante, valorizzato particolarmente nel mondo ebraico,
poiché è il padre che trasmette la Sapienza di Dio alle nuove
generazioni.
Rovine di Gerico |
Mc 10, 35-45 In quel tempo.
Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo,
dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti
chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli
risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui
io sono battezzato? ». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il
calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono
battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia
sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato
preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con
Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che
coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di
esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole
diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo
tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto
per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per
molti». Marco10, 35-45 Questo testo fa parte di quel
capitolo 10 che costituisce una splendida catechesi per l'adulto credente.
Ritroviamo, a tratti, i brani che, per sé, andrebbero, comunque ripensati
insieme, anche se poi siamo obbligati ad analizzarli passo passo. Marco sta
raccontando che Gesù è in cammino con i suoi verso Gerusalemme ed ha raccolto
qui cinque scelte fondamentali che il credente deve far propri, seguendo Gesù
maestro: E vanno affrontate tutte, in termini di gratuità e di novità, nello
stile di Cristo stesso: il matrimonio (Mc. 10,1 -12), la emarginazione e le
sofferenze attorno a sé, accogliendo i piccoli e i poveri (13-16), il
guadagnarsi il pane e quindi il condividere il denaro (17-34), il potere che
ogni persona ha acquisito (35-45), la ricerca religiosa che riscopre Gesù
uomo-Dio, Figlio di Davide (46-52). Gli apostoli hanno percepito, ormai
chiaramente, quale sarà la conclusione di questo viaggio. Non hanno il
coraggio di fare altre domande, né di dissuadere Gesù poiché, quando Pietro
ha solo tentato di opporvisi, si è sentito dire: "Vai dietro di me, Satana,
poiché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini" (Mc 8,23). E tuttavia,
tra i discepoli, serpeggiano varie domande che li aprono, in pratica, sul
futuro: "Dopo che Gesù sarà morto, chi avrà il potere in questa comunità?
Quando sarà risorto e nella gloria, chi avrà più potere?" Senza un minimo
di discrezione, i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, si presentano da
Gesù con una richiesta: "Vogliamo che tu faccia ciò che ti chiediamo". Il
tono è esigente, quasi espressione di un diritto. Gesù ne ha parlato, qualche
tempo prima. "Dopo la morte (8,38), sarebbe venuto nella gloria del Padre suo
con gli angeli santi". Ai due apostoli è rimasta in memoria "la gloria",
detta una volta sola ma che non hanno dimenticato: «Concedici di sedere,
nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Vogliamo
venire con te in cielo per giudicare, accanto a te, il mondo". Quando
Marco scrive, Giacomo e Giovanni hanno veramente affrontato una vita di amore
e di testimonianza in spirito di profonda gratuità (Giacomo ha già dato la
vita (At12,2) e Giovanni sta sostenendo con profondità e coraggio alcune
comunità. Avevano maturato via via il significato dell'essere con Gesù.
Gesù chiarisce subito che non ci sono né carriere, né raccomandazioni, né
progressi per meriti. Il Regno di Dio non vive le stesse logiche di questo
mondo e Marco tiene a sottolineare che sono necessarie mentalità diverse che
rifuggano dalla competizione per i primi posti. Scegliere Gesù non dà
onore né grandezza e sbaglia completamente prospettiva chi individua la sua
dimensione religiosa per prestigio ed onore. Per spiegarsi ,Gesù utilizza
due immagini: quella del calice e quella del battesimo.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |