
Domenica dopo l’Ascensione VII Domenica di Pasqua
12 maggio 2024
Gv 17, 11-19
Riferimenti : Atti 1, 15-26 - Sal 138 - 1Tm 3, 14-16 |
Signore, tu conosci tutte le mie vie. Signore,
tu mi scruti e mi conosci, ti sono note tutte le mie vie. Sei tu
che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia
madre. |
At 1, 15-26 In quei giorni Pietro
si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle
persone radunate era di circa centoventi – e
disse: «Fratelli, era necessario che si compisse
ciò che nella Scrittura fu predetto dallo
Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a
Giuda, diventato la guida di quelli che
arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del
nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso
nostro ministero. Giuda dunque comprò un campo
con il prezzo del suo delitto e poi,
precipitando, si squarciò e si sparsero tutte le
sue viscere. La cosa è divenuta nota a tutti gli
abitanti di Gerusalemme, e così quel campo,
nella loro lingua, è stato chiamato Akeldamà,
cioè “Campo del sangue”. Sta scritto infatti nel
libro dei Salmi: “La sua dimora diventi deserta
e nessuno vi abiti, e il suo incarico lo prenda
un altro”. Bisogna dunque che, tra coloro che
sono stati con noi per tutto il tempo nel quale
il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando
dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui
è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno
divenga testimone, insieme a noi, della sua
risurrezione». Ne proposero due: Giuseppe, detto
Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi
pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il
cuore di tutti, mostra quale di questi due tu
hai scelto per prendere il posto in questo
ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato
per andarsene al posto che gli spettava».
Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su
Mattia, che fu associato agli undici apostoli.
Atti degli Apostoli. 1, 15-26 Luca racconta
il clima e gli avvenimenti che si sono
sviluppati nei 10 giorni tra l'ascensione e la
Pentecoste. Sono giorni di attesa e di
perplessità, perché gli apostoli non hanno
delineato un loro futuro e continuano a sentirsi
deboli e incapaci di qualunque progetto. E
tuttavia restano fedeli a ciò che Gesù aveva
loro chiesto: quello di attendere. La loro è
un'attesa vivace, coerente, fiduciosa. E' un
tempo che trascorre nella preghiera con Maria e
nella riflessione sui fatti e sulle parole di
Gesù. Il testo che abbiamo letto si divide in
due parti, concatenate tra loro, poiché lo scopo
è quello di ricostituire il gruppo dei dodici.
Si parla, prima, della morte di Giuda per poi
procedere alla sua sostituzione. E l'iniziativa
è nelle mani di Pietro che viene riconosciuto,
senza nessuna perplessità, come il responsabile
del gruppo degli apostoli. Il numero di
credenti, 120 persone, possono essere il
richiamo per avere la garanzia di un sinedrio
locale o possono riferirsi al fatto che, per
costituire una comunità di preghiera, bisogna
che ci siano almeno 10 uomini. In questo caso i
10 uomini sono moltiplicati per 12 cosicché ogni
apostolo può ricostituire un luogo di preghiera.
Ma Paolo parla di almeno 500 persone che hanno
visto insieme Gesù in Galilea. (1Cor 15,6). Può
voler dire che a Gerusalemme non ci sono tutti i
credenti in Gesù ma molti sono in Galilea e che
probabilmente si è costituita una sinagoga a
parte un seno al giudaismo nella stessa
Gerusalemme. Si parla qui di una compravendita
che Giuda avrebbe fatto del campo in cui si è
impiccato mentre Matteo (27,3) ricorda, ed è più
probabile, che la compravendita sia stata fatta
dal sinedrio, in un secondo tempo, con i trenta
danari del tradimento, e che quindi il campo è
diventato cimitero degli empi. La differenza può
dipendere proprio dal richiamo del salmo 69,26:
"La sua dimora diventi deserta". E alcuni
particolari raccapriccianti (v18) si ricollegano
alla credenza di allora che il ventre degli empi
diventa la casa dei demoni.
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1Tm 3, 14-16 Carissimo, ti scrivo
tutto questo nella speranza di venire presto da te; ma se
dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella
casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno
della verità. Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero
della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e
riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e
annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella
gloria. Prima lettera di san Paolo apostolo a
Timoteo 3, 14-16
Timoteo entra in gioco nel secondo
viaggio missionario di Paolo a Listra. Convertitosi, acquista un
suo ruolo di particolare importanza nella collaborazione con
Paolo ed è, insieme a lui, alla fondazione delle chiese di
Filippi e di Tessalonica mentre è inviato in missione per
pacificare gli animi in alcune comunità in difficoltà. Ad Efeso
è responsabile della comunità cristiana. Il breve testo che
leggiamo oggi, tratto dalla lettera a lui indirizzata, è una
sintesi di particolare rilievo sul compito della Chiesa. Viene
chiamato con termine greco (Ecclesia) che, per sé, identifica
un'assemblea civile. Probabilmente per questo si aggiunge la
specificazione: "Chiesa del Dio vivente" e a questa va collegata
la denominazione "l'assemblea del Signore" (espressione molto
vicina alla tradizione ebraica). E si utilizza il termine "casa"
che, nello stesso tempo, richiama il tempio, e una struttura
spirituale, ma anche "famiglia" e "società" in cui i credenti in
Gesù si radunano e si sentono uniti in fraternità. Poiché la
città di riferimento sembra essere Efeso, Paolo deve avere
ancora nelle orecchie le grida dei pagani di Efeso nella rivolta
contro di lui: "Grande Artemide degli Efesini" (atti 19,28). E
qui si dice che la formula cristiana è il " grande è il mistero
della vera religiosità" cioè di segno di Dio, prima nascosto ora
rivelato, che Cristo è Salvatore di ogni uomo e donna. Paolo
sintetizza la verità rivelata da Dio, "sostenuta dalla Chiesa di
Dio, colonna e sostegno della verità". E la verità è Gesù
stesso, soggetto di sei brevi versi, probabilmente richiamo di
un antico inno cristiano, in parallelo di due; - carne-
spirito: Gesù si è manifestato nella carne ma è giustificato
nella Forza di Dio nella risurrezione; - angeli-genti: Gesù
appare agli angeli quando si scioglie dai legacci della morte e
sale al cielo mentre sulla terra è predicato alle genti dalla
comunità che porta il suo messaggio; - mondo-gloria: Gesù è
accolto nel mondo e dal Padre; glorificato attraverso la
predicazione e la fede e accolto dal Padre, Signore alla sua
destra.
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Gv
17, 11-19 In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Padre, io non sono più
nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo,
custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola
cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che
mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne
il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo
a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la
pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha
odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego
che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono
del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola
è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel
mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati
nella verità». Giovanni. 17, 11-19 Giovanni, alla fine
dell'ultima cena, nel suo Vangelo, ci offre "La preghiera sacerdotale" in cui
Gesù esprime il significato del suo cammino, il valore della sua offerta
mentre chiede la custodia dei suoi amici. L'interlocutore è il Padre, a cui
Gesù si rivolge, ma è un pregare ad alta voce per cui interlocutori sono
anche i discepoli. Così questa preghiera è, nello stesso tempo,
coinvolgimento e catechesi, comunione col Padre e scoperta della vita di Gesù
e della propria vocazione.. E se tutti hanno atteso
l'intervento di Dio che schiodasse Gesù dalla croce, per poter così
riconoscere che davvero le parole di Gesù erano le parole di un giusto, Gesù
sa che deve consumare fino in fondo la sua umiliazione e accettare l'equivoco
delle attese che tutti, anche i discepoli, si portano dentro. Gesù sa che
solo così viene dimostrata la garanzia dell'amore fedele di Dio e suo, per
cui nulla e nessuno più, nella storia, potranno farlo retrocedere.
E l'opera del Figlio è quella di offrire la propria vita per tutti
coloro che il Padre gli ha affidato. Glorificazione è riconoscimento, è
richiesta di intervento nonostante la maledizione che il Calvario e la croce
comportano per sé e per la propria opera. La gloria è
garanzia, è riconoscimento totale delle scelte di Dio, è intervento nuovo e
impensabile che però passa attraverso la croce, esplodendo nella risurrezione
(17,1-5). A questo punto il dialogo con il Padre si apre sulla scelta e sulla
protezione degli "uomini che mi hai dato dal mondo". Gesù ha accettato il suo
ruolo, li ha accolti dalle mani del Padre, e quindi prega per loro.
Gesù prega il Padre per i credenti, cioè coloro che hanno avuto il
dono di riconoscere in lui il Figlio. Così essi fanno parte della famiglia
del Padre, e quindi ad essi è affidata la continuazione dell'opera iniziata
nella glorificazione del Padre e del Figlio. Gesù
visibilmente esce dall'orizzonte umano e nel mondo visibile resta la sua
comunità. Perciò è affidata al Padre suo e all'amore
che ha custodito Gesù che, a sua volta, ha custodito i 12 nel mondo. Egli non
ha perso nessuno ma li ha sorretti tutti. Si è solo smarrito "il figlio della
perdizione".a preghiera, che Gesù esprime, chiede per i suoi la gioia piena,
nonostante l'odio che troveranno nel mondo, ma avranno in sé la sua Parola.
Gesù non si è confuso con il mondo. Ed anche i suoi non debbono confondersi
con il mondo, poiché sono consacrati nella verità. Questa verità, finora,
l'hanno custodita come dono del Padre, nella parola di Gesù, come un progetto
nuovo. Ma è una verità che va vissuta nel mondo.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |