
Pentecoste
19 maggio 2024
Gv 14, 15-20
Riferimenti : At 2, 1-11 - Sal 103 - 1Cor 12, 1-11 |
Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra.Del
tuo Spirito, Signore, è piena la terra. Benedici il Signore,
anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio!Quante sono le tue
opere, Signore! La terra è piena delle tue creature.
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At 2, 1-11 Riguardo ai doni dello
Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi
nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando
eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza
alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io
vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione
dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è
anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è
Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito
Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo
Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo
è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno
solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno
è data una manifestazione particolare dello
Spirito per il bene comune: a uno infatti, per
mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di
sapienza; a un altro invece, dallo stesso
Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno,
nello stesso Spirito, la fede; a un altro,
nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a
uno il potere dei miracoli; a un altro il dono
della profezia; a un altro il dono di discernere
gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue;
a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma
tutte queste cose le opera l’unico e medesimo
Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Atti degli Apostoli. 2, 1-11 Sono passati
ormai quasi due mesi, 50 giorni dal tempo
dell'angoscia, della solitudine e quindi della
esaltazione alla vista di Gesù risorto che ha
voluto restare con i suoi, secondo il calendario
di Luca negli "Atti degli apostoli" 40 giorni.
Ci sono stati incontri sorprendenti e
improvvisi, nei momenti più impensati e nei
posti più diversi. Curiosi di vedere la
conclusione di questa avventura e incapaci di
prevedere altro, senza la presenza visibile del
maestro, i discepoli si stanno organizzando per
riprendere la loro vita normale e il lavoro di
cui si sentono esperti. In occasione della
Pentecoste ebraica, però, capiscono di dover
essere tutti presenti a Gerusalemme per il
pellegrinaggio di un buon ebreo, in memoria del
dono della legge che il Signore aveva consegnato
a Mosè sul Sinai. Si ritrovano ormai in un luogo
preciso, abitato nell'ultima cena con Gesù e
quindi luogo stabile per quando si ritrovano a
Gerusalemme. Il Cenacolo, casa di un amico che
volentieri ha offerto a Gesù ospitalità, diventa
il luogo dell'assemblea nuova. Si ritrovano ora
insieme in questo giorno di festa, dopo averne
vissuti 50, in emozioni, interrogativi e in
discussioni, e pregano, sempre consapevoli che
debbono aspettare, e sempre sicuri che arriverà
una indicazione. Il testo di Luca vuole mostrare
il significato del mistero del dono dello
Spirito mediante le Scritture sulla piccola
Comunità. Testimonianza e attesa raccontano che
il centro della fede è Gesù. Gesù, infatti,
ha rivelato, nella sua ultima cena, il segreto
della sua vita e quindi il segreto del suo
rapporto con il Padre. Ma sa che i discepoli non
possono capire il significato dell'esistenza
nuova, e hanno bisogno di una ricerca, di un
cammino, di una esperienza, di una fedeltà che
ricostruiscano via via il senso della loro
esperienza di Gesù. "Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso" (Giovanni 16,12). L'essenziale
è già stato detto: "Tutto ciò che ho udito dal
Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Giovanni
15,15) e lo Spirito Santo non aggiungerà nulla
di suo: ""Non parlerà da se stesso, ma dirà
tutto ciò che avrà udito" (Giovanni 16,13).
Lo Spirito Santo accompagnerà i discepoli, li
assisterà, sarà una garanzia per ricercare e per
approfondire. Lo Spirito Santo li aiuterà a
scoprire ed a capire il Progetto di Gesù su loro
e sul mondo. Ci sono alcune parole chiave:
"Tutti, rumore, divisione". I discepoli si
ritrovano "tutti", come alla promulgazione della
legge sul Sinai, dove "tutto il popolo rispose
insieme" (Es 19,8): tutti in attesa della
sapienza di Dio. |
1Cor 12, 1-11 Riguardo ai doni
dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza.
Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate
trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io
vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di
Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è
Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono
diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi
ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività,
ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data
una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune:
a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio
di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il
linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede;
a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno
il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un
altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà
delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma
tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito,
distribuendole a ciascuno come vuole. 1Corinti
12, 1-11 Paolo si preoccupa di aiutare i credenti a cogliere
ed a capire il significato di grazie e di attitudini personali,
ordinarie o straordinarie, presenti in ciascuno "per l'utilità
di tutta la comunità". Si tratta di analizzare e scoprire un
buon uso dei doni dello Spirito, chiamati "carismi", segno e
testimonianza visibile della presenza dello Spirito, anche per
rimediare alla situazione anormale di una giovane comunità, la
cui fede non ha ancora trasformato la mentalità impregnata di
paganesimo. Gli abitanti di Corinto sono tentati di apprezzare
soprattutto i doni più spettacolari e di utilizzarli in
interessi di parte, sviluppandoli nello stesso stile di alcune
manifestazioni proprie di certe cerimonie pagane. Dice Paolo
che, essendo "per utilità comune", sono dati per il bene della
comunità e quindi non debbono dare occasione a rivalità (cap
12). Riscoprendo umiltà e solidarietà, va ricordato che "la
carità li sorpassa tutti" (cap 13). Infine spiega come la loro
gerarchia si stabilisce in base al contributo che portano
all'edificazione della comunità. Paolo si ferma sul dono delle
lingue, pare molto apprezzato a Corinto, che però deve essere
sottoposto alla profezia ed alla interpretazione (cap 14). Paolo
ricorda fenomeni violenti, disordinati, di certi culti pagani,
che sono considerati come il segno della loro autenticità (v 2).
Invece, nelle assemblee cristiane, vale il contenuto del
discorso, non la forma espressiva di ostentata ispirazione (v
3). All'interno di questo mondo di doni, manifestazioni e di
maturazioni, c'è la ricchezza del volto di Dio nella sua
dimensione trinitaria:"Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo
Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi
sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in
tutti". L'elenco dei "carismi" è costituito da nove elementi:
è la lista più lunga che si trovi nelle lettere (1 Cor 12,
28-30; 14,26; Rm 12,6-8; Ef 4,11). Si comincia a distinguere il
linguaggio di sapienza e di conoscenza. Il linguaggio di
sapienza, forse, è il dono di esporre le più alte verità
cristiane, legate alla vita divina e alla vita di Dio in noi:
«l'insegnamento perfetto» di Eb 6,1. Il linguaggio della
conoscenza è il dono di esporre le verità elementari del
cristianesimo: «il discorso iniziale su Cristo» di Eb 6,1. La
fede, qui, probabilmente è una fondamentale fiducia nel
compimento dei miracoli (Mt 17,20). I miracoli e le guarigioni
distinguono la comunità cristiana per l'attenzione ai malati e
per la confidenza del credente con la verità di Dio. La profezia
costituisce il contenuto del cap. 14: è la capacità di
convertire, esortare, persuadere con il dono della Parola alla
costruzione della Comunità. Si parla poi del discernimento che
aiuta ad operare un giudizio critico per aiutare le persone a
scegliere; discernere gli spiriti: il dono di determinare
l'origine (Dio, la natura, il Maligno) dei fenomeni carismatici.
Si parla infine della varietà delle lingue: glossolalia (il
parlare in lingue incomprensibili: S. Paolo non stima molto
questo dono (14,6-11) e della interpretazione delle lingue. La
varietà delle lingue è il dono di lodare Dio proferendo, sotto
l'azione dello Spirito Santo e in uno stato più o meno estatico,
suoni incomprensibili. È ciò che Paolo chiama «parlare in
lingue» (14,5.6.18.23.39) o «parlare in lingua»
(14,2.4.9.13.14.19.26.27). Questo carisma risale alla Chiesa dei
primissimi anni; era il primo effetto sensibile della discesa
dello Spirito nelle anime (cfr At 2,3-4;10,44-46;11,15;19,6).
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Gv
14, 15-20 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi
amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi
darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della
verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.
Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi
lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi
invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete
che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
Giovanni. 14, 15-20 Stiamo leggendo uno dei brani di Gesù che parla ai
discepoli e che Giovanni riporta, inquadrato nell'ultima cena, carico di
tensione e di aspettative. I discepoli non si rendono conto di ciò che sta
per accadere e quindi sono stupefatti di alcune indicazioni di
allontanamento, di abbandono e di ritorno. Poiché non
capiscono, ascoltano Gesù con stupore e perplessità, difficilmente
consapevoli dello spessore delle parole che il maestro dice ma che
ripescheranno dalla memoria e dalla riflessione nei tempi futuri. Non va
dimenticato che il testo è riletto e meditato dopo la risurrezione, quando
ormai la Comunità cristiana ha affrontato lunghi cammini, tensioni, alcune
persecuzioni locali, rifiuti e accoglienze inimmaginabili. L'amore a Gesù non
si gioca sulle emozioni ma sulla coerenza e il coraggio di seguire i suoi
comandi. Ma quali comandi? La comunità, che ripensa ai messaggi di Gesù,
sa che ce ne sono tanti, riassunti "nell'amatevi l'un l'altro come io vi ho
voluto bene". Ma questa una sintesi e un risultato di stili, di scelte, di
comportamenti che si sviluppano ogni giorno nella vita familiare, sociale,
religiosa e politica. La Comunità ne è consapevole, anzi sente il disagio e
la fatica di andare contro corrente, di riproporre tutta la vita ed i propri
rapporti nei termini che Gesù ha vissuto ed ha indicato.
In tal modo, spesso, la fatica e la fragilità fanno paura e
costringono a pensare di essere stati abbandonati.
Gesù, allora, soccorre dicendo: "Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro
Paràclito perché rimanga con voi per sempre" (v 16). Si parla allora del
"Paràclito" come un personaggio che porta fiducia e garanzia: la "persona che
si siede accanto" nei processi e che sostiene, incoraggia, suggerisce,
garantisce chi è accusato in un processo. Anzi la sua presenza di persona
degna garantisce l'assemblea che l'imputato vada assolto. Gesù garantisce di
inviare un altro Paràclito, "perché rimanga con voi per sempre", visto che il
primo Paràclito, cioè Gesù stesso, sta per andarsene. La preghiera di Gesù
interpella il Padre perché un altro Paràclito prosegua l'opera che il maestro
ha iniziato e sviluppato con i discepoli. Il dono che Gesù offre è lo
"Spirito di verità". E' una persona che si identifica con la verità, la
mantiene viva e la dona. Questo non significa che siamo diventati
infallibili, i garanti per eccellenza, i detentori delle verità nel mondo, o
i portatori di realtà che ormai non serve verificare perché vanno prese a
scatola chiusa. Sostenuti dallo Spirito, siamo però sempre nella ricerca, e
pur sempre alle prese con il dubbio, la perplessità, la verifica. Lo Spirito
della verità ci offre la rivelazione di Gesù, il rapporto profondo e unico
con il Padre, la pienezza e la garanzia della verità, che è Gesù. Ma è
necessaria la fede, altrimenti non lo si vede e non lo si conosce. Se però lo
si crede, egli dimora nel credente e la sua presenza porta una conoscenza
familiare
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |