
VI Domenica di Pasqua
5 maggio 2024
Gv 15, 26 – 16, 4
Riferimenti At 26, 1-23 - Sal 21 1Cor 1- 5, 3-11 |
A te la mia lode, Signore, nell’assemblea dei
fratelli. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria
tutta la discendenza di Giacobbe. Scioglierò i miei voti davanti
ai suoi fedeli. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i
confini della terra. R Davanti a te si prostreranno tutte le
famiglie dei popoli. A lui solo si prostreranno quanti dormono
sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella
polvere. |
At 26, 1-23 In quei giorni.
Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare
a tua difesa». Allora Paolo, fatto cenno con la
mano, si difese così: «Mi considero fortunato, o
re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto
ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a
te, che conosci a perfezione tutte le usanze e
le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti
prego di ascoltarmi con pazienza. La mia vita,
fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei
connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti
i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono
darne testimonianza, che, come fariseo, sono
vissuto secondo la setta più rigida della nostra
religione. E ora sto qui sotto processo a motivo
della speranza nella promessa fatta da Dio ai
nostri padri, e che le nostre dodici tribù
sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e
giorno con perseveranza. A motivo di questa
speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei!
Perché fra voi è considerato incredibile che Dio
risusciti i morti? Eppure anche io ritenni mio
dovere compiere molte cose ostili contro il nome
di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a
Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in
prigione con il potere avuto dai capi dei
sacerdoti e, quando venivano messi a morte,
anche io ho dato il mio voto. In tutte le
sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le
torture a bestemmiare e, nel colmo del mio
furore contro di loro, davo loro la caccia
perfino nelle città straniere. In tali
circostanze, mentre stavo andando a Damasco con
il potere e l’autorizzazione dei capi dei
sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada,
o re, una luce dal cielo, più splendente del
sole, che avvolse me e i miei compagni di
viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una
voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo,
Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te
rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi
sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono
Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in
piedi; io ti sono apparso infatti per
costituirti ministro
Atti degli Apostoli 26, 1-23 Stiamo leggendo
il resoconto di un discorso di Paolo,
imprigionato a Cesarea da qualche anno. Egli
parla davanti al re Agrippa, accompagnato da
Berenice, in visita a Festo, governatore romano
eletto da Nerone attorno agli anni 60. È un
discorso molto elaborato, dove si sente la
preoccupazioni di coinvolgere persone che non
sono ebrei e che tuttavia hanno interessi alla
comprensione del mondo d'Israele. Paolo ricorda
d'aver vissuto nel popolo come un buon fariseo,
" nella più rigida setta della nostra religione"
(vv 4-8), quindi richiama la lotta anticristiana
che lui stesso ha sviluppato (vv 9-11), la sua
conversione (vv 12-18), le sue attività di
credente cristiano (vv 19-20), il suo arresto (v
21), il contenuto del suo insegnamento (vv
22-23). È la terza volta che Luca, autore degli
Atti, racconta, in situazioni diverse, la
conversione di Paolo. Inserito nella storia
d'Israele, l'annuncio di Gesù rappresenta la
convergenza e la conclusione dell'attesa del
popolo Dio. Paolo non risparmia una denuncia del
proprio comportamento contro i cristiani,
crudele e profondamente irresponsabile, e
tuttavia Paolo è ancora convinto di avere agito
secondo alcuni criteri e valori maturati nella
scuola ebraica. Egli voleva estirpare questa
eresia perché tutto concordava, nelle sue
valutazioni, con una situazione di menzogna e di
tradimento. "Anzi alzati e sta ritto" (v 16): è
il richiamo ad una missione profetica a cui
Paolo è destinato. Egli deve essere "ministro e
testimone della visione che hai visto e di
quelle che di me vedrai". Equiparato "ai
testimoni oculari e ai ministri della Parola"
(Lc1,2), gli viene fatta una promessa: "Sarà
liberato da Israele e dai pagani per aprire gli
occhi ai pagani perché vengano alla luce, si
sottraggono al potere di Satana e ricevano il
perdono dei peccati insieme con l'eredità e la
fede in Gesù" (v 17). Mentre denuncia l'acredine
verso di lui e la sua predicazione ai pagani (v
19), Paolo rivendica che il suo insegnamento ha
come contenuto ciò che è stato previsto
direttamente dai profeti e da Mosé (v
22).estimone di quelle cose che hai visto di me
e di quelle per cui ti apparirò.
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1Cor 15, 3-11 Fratelli, a voi ho
trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che
Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu
sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e
che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più
di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di
essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a
Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve
anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra
gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché
ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono
quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi,
ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio
che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così
avete creduto. (1Corinzi 15, 3-11) Con il
capitolo 15 si potrebbe parlare di una terza parte della prima
lettera ai Corinzi il cui centro focale è la risurrezione di
Gesù. Paolo ci tiene a sottolinearlo ai suoi contemporanei
(ma la chiarificazione vale anche per noi oggi ) che il
contenuto della fede cristiana non è una dottrina morale o
sapienziale, Piuttosto il fondamento è costituito dagli
avvenimenti della presenza di Gesù, figlio di Dio nel mondo, e,
in particolare, dai fatti conclusivi della sua esistenza tra
noi: la morte, la sepoltura e la risurrezione. Riporto alcuni
testi biblici a cui la prima Comunità allude, ricavati dal Primo
Testamento: "soffrì per i nostri peccati": Isaia, 53,5-7: " Egli
è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre
iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di
lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti... il Signore
fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti"; la passione e
morte di Gesù: Isaia 53,8: "Con oppressione e ingiusta sentenza
fu tolto di mezzo"; la sepoltura: Isaia 53,9 "Gli si diede
sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo", la
resurrezione: Osea 6,3: " Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l'aurora. Verrà a noi come la
pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la
terra»; Salmo 16,10: "Perché non abbandonerai la mia vita nel
sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione; Giona
riportato da Mat 12,40: "Come infatti Giona rimase tre giorni e
tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà
tre giorni e tre notti nel cuore della terra". Sono ricordate
qui le diverse apparizioni di Gesù "la cui testimonianza può
essere ancora oggi proposta...da molte persone viventi" dice
Paolo. Egli scrive a circa 25 anni dai fatti raccontati. Le
testimonianze elencate sono sei e non corrispondono tutte a
quelle riportate nei Vangeli perché Paolo, probabilmente, ha un
suo documento di particolare valore per la sua antichità e non
va dimenticato che i Vangeli sono stati scritti diversi anni
dopo questa lettera, e ognuno in una propria ottica di
catechesi. È apparso "ai dodici" nello stesso giorno della
risurrezione: e tuttavia, con questo numero, si vuol ricordare
semplicemente il gruppo degli apostoli ( in pratica sono solo
10; manca Tommaso e ovviamente anche Giuda il traditore). Si
parla di 500 fratelli ma nei Vangeli un tale numero non si
ricorda, a meno che si faccia riferimento al Monte della Galilea
(Matteo 28,16) o al momento dell'ascensione al Monte degli ulivi
( atti 1,12). Da ultimo Paolo parla dell'apparizione di cui lui
stesso è stato testimone, unico tra i nemici di Gesù che lo
abbia visto e sentito risorto. Questa esperienza ha convertito
il suo cuore. La sua testimonianza ha ancora più valore perché
Paolo è stato un persecutore della prima Chiesa e lontanissimo
ad ammettere la risurrezione di Gesù.
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Gv
15, 26 – 16, 4 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Quando
verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che
procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose
perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi,
viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E
faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto
queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io
ve l’ho detto. Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».
Giovanni 15,26 - 16,4 Giovanni ci vuole comunicare le riflessioni, i
pensieri e le preoccupazioni che Gesù ha espresso nelle ultime ore della sua
vita con i suoi discepoli, consapevole che stava offrendo loro come un
testamento che continueranno a ricordare. Gesù sa che vi faranno riferimento
per ogni situazione difficile, o pericolosa, o misteriosa che avesse avuto
bisogno di un suo significato. Già ora si profilano all'orizzonte le angosce
di una comunità che si sconvolgerà e che, di fatto, non riuscirà a reggere
l'impatto drammatico della morte di Gesù. Mentre Gesù li avverte, che li
aspetta una drammatica esperienza (e più avanti la persecuzione), dà loro la
consapevolezza che stanno percorrendo la stessa strada di Gesù e la certezza
di dover sopportare il rifiuto come il Maestro: "Il mondo di oggi,
sappiatelo, ha odiato me prima di voi... sarete perseguitati anche se onesti
e buoni" (Giovanni 15 18-21). Gesù vuole allora rincuorare i suoi discepoli,
garantendo che invierà il Consolatore, lo Spirito di verità. (v 26; in greco
"il Paràclito", ricordato con tale nome particolarmente nel Vangelo di
Giovanni. Può essere tradotto come: "aiuto, consigliere, difensore, avvocato,
protettore, intercessore". Gesù li ha custoditi
(17,12): "Quando ero con loro io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai
dato e li ho conservati". Gesù aggiunge la presenza e le garanzie dello
Spirito che veglia su di loro fino alla fine dei tempi. Questo Spirito "vi
guiderà a tutta la verità" (16,13). Poiché molta parte
del mondo è sotto il dominio di Satana, padre della menzogna "(8,44: Egli era
omicida fin da principio e non stava saldo nella verità perché in lui non c'è
verità"), Gesù sa che sta, insieme, svelando e garantendo la sua presenza. Il
dono dello Spirito ne sarà garanzia, Ma i suoi debbono avere il coraggio di
non scandalizzarsi, nel tempo, perché non troveranno consensi, ma saranno
cacciati dalle sinagoghe. Se vorranno verificare il valore di ciò che
credono, non debbono immaginare di essere portati in trionfo. Anzi!
L'innesto nella pienezza di Dio viene comunicata con una ricchissima
formula trinitaria: "Gesù, il Verbo di Dio, che era presso il Padre, da Lui è
venuto e a Lui torna. Ma manderà dal Padre lo Spirito. "Egli procede dal
Padre e rende testimonianza di me" (v26). Gesù,
svelando la ricchezza del Dio trinitario, chiede di aprire gli occhi su due
aspetti fondamentali di Dio: l'accoglienza e la salvezza. Nella Paternità Dio
non si manifesta geloso del Figlio, ma lo offre come il suo dono totale a
tutti gli uomini dispersi e disorientati nel male. E l'accoglienza lo porta
alla condivisione, al perdono (al perdono perché non sanno, non capiscono,
non si rendono conto). L'accoglienza del Padre si
gioca nella non violenza, nella presenza e nell'amore gratuito,
nell'arricchire ogni uomo di speranza e di desiderio, di attesa e di sogni,
di desiderio di felicità e di infinito. E Gesù, unico testimone di questo
mistero svelato, sa parlare di figli, di amicizia, di singolarità di
ciascuno, di condivisione e familiarità, di un'amicizia stretta. Il ritorno
al Padre ha chiuso il cerchio delle perplessità o delle esclusioni.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |