V
V Domenica di Quaresima
17 marzo 2024
Gv 11, 1-53
Riferimenti : Dt 6, 4a. 20-25 - Sal 104 - Ef 5, 15-20 |
Il Signore fece uscire il suo popolo fra canti
di gioia. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue
meraviglie. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di
chi cerca il Signore. R Israele venne in Egitto, Giacobbe emigrò
nel paese di Cam. Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo
rese più forte dei suoi oppressori. |
Dt 6, 4a. 20-25 In quei giorni.
Mosè disse: «Ascolta, Israele: Quando in
avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa
significano queste istruzioni, queste leggi e
queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha
dato?”, tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo
schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci
fece uscire dall’Egitto con mano potente. Il
Signore operò sotto i nostri occhi segni e
prodigi grandi e terribili contro l’Egitto,
contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci
fece uscire di là per condurci nella terra che
aveva giurato ai nostri padri di darci. Allora
il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte
queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio,
così da essere sempre felici ed essere
conservati in vita, come appunto siamo oggi. La
giustizia consisterà per noi nel mettere in
pratica tutti questi comandi, davanti al
Signore, nostro Dio, come ci ha ordinato”».
Deuteronomio 6, 4a. 20-25. In tutto il
capitolo 6 la Parola di Dio ci svela, da una
parte, la proposta di Dio per il suo popolo e,
dall'altra, la corrispondente risposta del
popolo riconoscente per i doni ricevuti. Ma, per
scoprire questo dialogo e questo cammino comune,
bisogna iniziare da una domanda: "Che cosa
significano questi gesti religiosi e queste
leggi, istruzioni, norme?" È la domanda di chi è
giovane e non ha maturato ancora il senso
dell'esistenza. Quando si è giovani, si sentono
solo impacci, legami, obblighi, e quindi
preoccupazioni, disagi, confusione e inutilità.
Perché non debbo essere libero? Perché non posso
essere autonomo? Perché devo ubbidire per
qualcosa che mi viene dall'esterno? Il Signore
desidera che si sappia educare al vero
significato della libertà, rispondendo a chi
pone domande, soprattutto se giovane. "Tu dovrai
raccontare la tua storia e la storia di questo
popolo e dirai: "Un tempo eravamo schiavi". Gli
dirai delle leggi repressive che schiacciavano
il popolo, e parlerai dell'incapacità a
risolvere un cammino di fiducia. Ricorderai il
blocco della libertà, l'angoscia, la sofferenza
e la sottomissione... Dirai: "Certamente eravamo
schiavi"... Dirai delle leggi oppressive che
schiacciavano il popolo, l'incapacità di
risolvere il blocco della libertà. Spiegherai
alla nuova generazione, che non ha subito
schiavitù e soggezione angosciosa, come si era
schiavi sotto un potere enorme e oppressivo. Ci
vollero la volontà di Dio e la sua forza per far
scrollare dalle nostre spalle l'oppressione
."Eravamo schiavi di un potere assoluto, senza
scampo, prigionieri del faraone che non aveva
per noi interesse, né amore, né comprensione. Il
Signore ci fece uscire dall'Egitto. Ma per fare
questo ci vollero prodigi grandi e terribili
contro l'Egitto, contro il faraone e contro la
sua casa". Dio aveva giurato di darci la nostra
terra e la nostra libertà. Ci chiese di
obbedire: era il modo di compiere la sua
giustizia. Ci chiese di accettare di essere
fatti liberi da Lui che ci conosce, e quindi sa
il significato delle nostre attese, i nostri
desideri, il nostro bene. Fare la volontà di Dio
per seguire le sue leggi significa garantire che
ci sia una continuità di speranza e di libertà.
Questo è importante.
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Ef 5, 15-20 Fratelli, fate molta
attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti
ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono
cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere
qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa
perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito,
intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati,
cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo
continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del
Signore nostro Gesù Cristo. Efesini 5,15-20
Questa lettera, inviata ai cristiani di Efeso che Paolo conosce
molto bene e con cui ha vissuto circa 3 anni (Atti 19,8-10;
20,31), presenta 2 parti, fondamentalmente. La 1ª parte è
dottrinale e sviluppa "il mistero di Dio in Gesù che fonda la
Chiesa" (1,3-3,20). La 2ª parte è particolarmente una
esortazione perché i cristiani vivano in questa Chiesa, con
intensità, la fede ricevuta in una coerenza di "vita nuova di
cristiani nella Chiesa e nel mondo". (4,1-6,20). Il brano che
stiamo leggendo fa parte dell'esortazione morale rivolta ai
cristiani, "i figli della luce" che operano con responsabilità e
luminosità del mondo. Lo stile di vita dei cristiani matura,
particolarmente, nella saggezza, nell'uso del tempo senza
impigrirsi e senza sprecarlo. Ma essi si preoccupano, con
fedeltà, di ricercare la volontà di Dio, lasciandosi guidare
dallo Spirito. Gli ultimi versetti (19-20) battute si
ricollegano alle celebrazioni liturgiche in cui si rende grazie
a Dio "per ogni cosa ricevuta dal Padre nel nome del Signore
nostro Gesù Cristo". È sempre importante iniziare da un serio
esame di coscienza, dice Paolo (v,15 ) per verificare se ci sono
rimaste nel cuore tracce di stile e di comportamenti precedenti
pagani. Il tempo va vissuto con intelligenza ("non da
insipienti") e con saggezza. "I tempi sono cattivi" perché
dominati dal male e dalla lontananza da Dio. L'analisi del tempo
e della storia, nella fede, deve aiutarci a scoprire la volontà
di Dio che non è facilmente decifrabile. C'è il rischio, per noi
come per tutti, di essere "sconsiderati", incapaci di
interpretare il tempo. C'è infatti il rischio di ricadere in
forme di ebbrezza che sorgono dal vino e che si sviluppano nello
stordimento e nella istintività sessuale degradante. " Vi dico
dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i
pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente,
estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro e
della durezza del loro cuore.9Così, diventati insensibili, si
sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono
ogni sorta di impurità" (4,17-19). Riemergono anche le
occupazioni di sregolatezze dovute all'uso del vino di tutto
quel complesso culto di Dioniso, ove si interpretavano le
ubriacature come estasi religiose, ma arrivando anche a
convulsioni e spesso a comportamenti da invasati. Paolo richiama
ad un altro genere di Spirito, vivacità interiore dello Spirito
che è lo Spirito di Dio e che coinvolge tutta la comunità
cristiana nel ringraziamento nel rendere grazie e nel canto.
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Gv 11, 1-53 In
quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua
sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e
gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le
sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è
malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla
morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio
venga glorificato ». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì
che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai
discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose:
«Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non
inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte,
inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse
loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo
». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si
salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che
parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è
morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi
crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli
altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò,
trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da
Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e
Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù,
gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora
so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le
disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella
risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e
la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo
che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette
queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse:
«Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da
lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta
gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a
consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando
che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù,
appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato
qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere,
e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente
e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore,
vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda
come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al
cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora
una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e
contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli
rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì
da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai
la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e
disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai
sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano
che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni
fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto
da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei
Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto,
credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro
quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei
riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti
segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i
Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di
loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite
nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia
per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo
disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che
Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche
per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque
decisero di ucciderlo.
Giovanni 11,1-53 La figura di Marta è significativa per tutti noi. Prima
di tutto, quando sa che Gesù sta arrivando, gli va 'incontrò e lo interpella
subito con la confidenza dell'amicizia: "Se tu fossi stato qui..." Ma sa che
la presenza dell'amico è rassicurante, qualche cosa accadrà. Gesù la mette
alla prova: "Tuo fratello risorgerà". E Marta: "So che risorgerà nell'ultimo
giorno". E Gesù: "lo sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche
se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà In eterno. Credi
questo?" E Marta: "Si, o Signore, lo credo..." A volte si sente l'obiezione,
anche da persone non particolarmente credenti: che cosa costa pensare che ci
sia un aldilà, una vita dopo la morte? Che l'abbia detto o no Gesù non ha poi
grande importanza. L'incontro di Marta con Gesù ci fa capire che c'è un
passaggio fondamentale: dal sapere al credere. Non si tratta di credere in
una resurrezione generica nell'ultimo giorno, ma di affidarsi ad una persona
che si presenta come ' resurrezione e vità fin d'ora; tanto che la morte non
potrà essere la parola definitiva. Affidarsi come ad un amico che è capace di
piangere con te, che ti è accanto nel momento del dolore, che si 'sconvolge
nelle viscere' al vedere Lazzaro sepolto e la disperazione delle sorelle e
degli amici accorsi dalla Giudea. Vengono in mente le parole di papa
Francesco durante la Messa celebrata a Lampedusa:"Chi piange per tutti questi
morti?" a proposito delle migliaia di migranti affogati per la barbarie e
l'indifferenza generale. Chi piange per i morti innocenti, chi piange con te
quando muore una persona cara? In questo racconto straordinario del
vangelo di Giovanni sembra che l'evangelista voglia farci riflettere sulla
vita, sulla morte, sulla speranza, sulla solidarietà, sull'amicizia, sulla
fede, in Qualcuno che ti promette, anzi ti assicura di essere sempre con te
anche se indugia nell'arrivare, ma l'Amico non ti tradisce, arriva comunque,
ed è pronto a dire parole e fare gesti di vita, mescolando le sue lacrime
alle tue. Perché Gesù è pronto a compromettersi nell'umanità che ha
assunto sino ad affrontare la morte: quella morte che dopo il "segno" di
Lazzaro i suoi nemici gli hanno giurato. La vicenda tragica di Gesù parte
da un'amicizia che si apre a tutta l'umanità e da una speranza forte per chi
si affida consapevolmente a Lui.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |