
Domenica delle Palme
24 marzo 2024
Gv 11, 55 – 12, 11
Riferimenti : Is 52, 13 – 53, 12 - Sal 87 - Eb 12, 1b-3 |
Signore, in te mi rifugio.Signore, Dio della mia
salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a te la
mia preghiera, tendi l’orecchio alla mia supplica. Io sono sazio
di sventure, la mia vita è sull’orlo degli inferi. Sono
annoverato fra quelli che scendono nella fossa, sono come un
uomo ormai senza forze. Sono libero, ma tra i morti.
|
Is 52, 13 – 53, 12 Così dice il
Signore Dio: «Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui – tanto era
sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e
diversa la sua forma da quella dei figli
dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui
molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno
la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi
raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano
udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A
chi sarebbe stato manifestato il braccio del
Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a
lui e come una radice in terra arida. Non ha
apparenza né bellezza per attirare i nostri
sguardi, non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei
dolori che ben conosce il patire, come uno
davanti al quale ci si copre la faccia; era
disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre
sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e
noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e
umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre
colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di
lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore
fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la
sua bocca; era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e
non aprì la sua bocca. Con oppressione e
ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si
affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato
dalla terra dei viventi, per la colpa del mio
popolo fu percosso a morte. Gli si diede
sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo
tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né
vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore
è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà
se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà
una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per
mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo
intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della
sua conoscenza; il giusto mio servo
giustificherà molti, egli si addosserà le loro
iniquità. Perciò io gli darò in premio le
moltitudini, dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed
è stato annoverato fra gli empi, mentre egli
portava il peccato di molti e intercedeva per i
colpevoli». Isaia. 52, 13 - 53,
12 E' in questa domenica che si celebra e si
commemora, liturgicamente, la passione di Gesù.
Infatti la prossima domenica celebreremo la
Pasqua, la risurrezione del crocifisso e non
avrebbe senso se prima non ci siamo fermati a
contemplare e a struggerci sulla sua fine e sul
significato della scelta lucida e, per Lui
prevedibilissima, della sua morte. Perciò la
liturgia ha proposto la scelta di questi testi
che teologicamente sono i più drammatici ed
insieme i più nitidi sulla preparazione e sul
significato della croce di Gesù sul Golgota. Il
brano di Isaia, il Secondo Isaia, è un urlo
esterrefatto di dolore che vuole insegnarci i
parametri di verità su cui scorrono gli
avvenimenti del mondo e l'umanità in cerca di
significati. E' scritto al ritorno da Babilonia,
dopo il secolo VI a.C., dopo l'esperienza della
deportazione. Isaia vuole inaugurare una visione
nuova sul Messia, non più trionfante, guerriero
e potente, ma pastore, maestro, sofferente, re
mansueto su un asino. Gesù valorizza queste
immagini, anche se nel suo tempo non verranno
sufficientemente maturate, poiché sconvolgono i
parametri della grandezza di Dio e della sua
potenza. Perciò restano sospese a
interpretazioni misteriose gli stessi testi di
Isaia, di Ezechiele, di Zaccaria ma anche quelli
di Geremia a cui Gesù fa spesso riferimento.
Così il testo di Isaia, stupefacente per il VT,
viene interpretato come immagine della tragedia
del popolo vinto e distrutto, deportato e
abbandonato. Resta, tuttavia misteriosa questa
sostituzione del peccatore e dei violenti,
questo prendersi sulle spalle i peccati degli
altri per portare la pace. Il Servo sofferente,
in faccia al mondo, ha accettato il disonore di
una maledizione. I vv 52,13-15: E' Dio stesso
che parla e che anticipa l'esperienza del Servo
e la gloria finale. I vv 53,1-6 identificano
il "noi" di un popolo che fatica a comprendere
il senso della sofferenza del Servo. I vv
53,7-11b. Espressioni di un "solista" annunciano
la morte del Servo e la sua glorificazione
inattesa. I vv 53,11c-12 Ritorna l'intervento
di Dio che garantisce la esaltazione del Servo. |
Eb 12, 1b-3 Fratelli, avendo
deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia,
corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede
e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era
posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il
disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate
attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così
grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate
perdendovi d’animo. Ebrei. 12, 1b-3 La
"Lettera agli ebrei" vuole aiutare ad approfondire la fede in
Gesù sviluppando, in modo particolarmente ricco, la teologia
precedente del Primo Testamento per far intravedere la pienezza
di Gesù e il significato drammatico della sua morte. La prima
parte, dottrinale (1,5-10,18), precede quella esortativa
(10,19-13,21) da cui è stato tratto questo breve testo. I
credenti, a cui l'autore si rivolge, hanno nostalgia del tempo
dei Patriarchi e timore ad affrontare la fede in Gesù che
risulta drammatica, disorientante e persino pericolosa poiché
suscita diffidenze attorno e persecuzioni. L'immagine cara
all'autore di questa lettera, e facile da comprendere, è quella
sportiva della corsa negli stadi. Già presente in altri
contesti (1Corinzi 9:24-26; Filippesi 3:12-14) di Paolo, si
adatta a significare lo sforzo e la concentrazione nel dover
affrontare la fede che è una conquista, ma anche una rivoluzione
della propria esistenza. Il vivere la fede, come Gesù ci ha
proposto, cambia lo stile e rigenera una comunità credente.
"Deporre ogni peso, correre con perseveranza, tenere gli occhi
fissi alla meta senza distrarsi": sono atteggiamenti propri di
chi corre per ottenere una corona ed un riconoscimento di
gloria, sapendo che tutta la corsa è orientata verso Cristo,
origine di quella fede che in Lui viene condotta a compimento.
L'autore ricorda che, per affrontare questo nuovo cammino,
bisogna utilizzare e sviluppare una intelligenza tattica, la
stessa che usa lo sportivo: si libera di ogni peso, addirittura
di vestiti che intralciano poiché decide un risultato e questo
diventa orientamento, consapevolezza e criterio di tutte le
proprie scelte.
|
Gv
11, 55 – 12, 11 In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti
dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi
cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non
verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato
ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero
arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si
trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui
una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese
trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi
di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì
dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli,
che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per
trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli
importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa,
prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare,
perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti
li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di
Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma
anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei
sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se
ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Giovanni.
11, 55 - 12, 11 Il Nel Vangelo di Giovanni l'atmosfera dell'ultima Pasqua
di Gesù è già cupa e tragica all'inizio della settimana precedente. Siamo a
sei giorni, prima della Pasqua, e la data è particolarmente importante poiché
esiste l'obbligo di celebrare puri la Pasqua. E poiché la purità può essere
persa se ci sono stati contatti con pagani o si è toccato un morto o la
carogna di un animale, bisogna purificarsi per almeno sette giorni. Così si
anticipa la venuta a Gerusalemme e ci si può preparare a celebrare in
tranquillità la Pasqua (altrimenti la legge obbliga di aspettare il mese
dopo). La molta gente, in giro, commenta fatti e fa
previsioni. Si occupa anche di Gesù e scommette che non oserà avvicinarsi a
Gerusalemme per la festa poiché il cerchio delle autorità religiose si
stringe sempre di più ed si sente feroce la determinazione di distruggerlo.
Il racconto sui temi della morte e della vita, cominciato nel cap. 11 nel
Vangelo di Giovanni con la risurrezione di Lazzaro, continua qui con
l'unzione da parte di Maria, sorella di Lazzaro. "Sei giorni prima di
Pasqua" fa identificare per Giovanni un calendario in cui Gesù, ucciso il
giorno prima di Pasqua, risuscita il giorno dopo (l'ottavo giorno). Giovanni
ripropone qui "il richiamo alla settimana della nuova creazione" come
all'inizio del suo Vangelo. Là si accennava ad una settimana culminante, nel
settimo giorno, con le nozze di Cana: il canto della gloria e della
manifestazione di Dio tra i suoi. Qui una settimana di sofferenza si conclude
nell'ottavo giorno, oltre il tempo, con la vittoria definitiva sul peccato e
sulla morte. Ormai la presenza di Gesù è troppo
ingombrante poiché si è fatto sempre più preciso e sempre più esigente.
Egli chiede una religiosità non fatta di formalismi ma di
misericordia, di responsabilità, di attenzione ai piccoli ed ai poveri. Gesù
vuole una comunità di persone secondo il desiderio di Dio. Il contesto
ebraico in cui Gesù entra in occasione delle feste, in particolare, è,
invece, sempre più formale, sempre più lontano dalla Parola del Signore
Gesù, giunto a Betania, è invitato ad una cena di ringraziamento per
la vita restituita a Lazzaro. Maria apre, con un gesto di amore profondo e
gratuito, un vasetto preziosissimo di profumo, stupefacente per il suo
prezzo, per il profumo che spande, per il clima che si ricostruisce surreale.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |