
III Domenica di Quaresima
3 marzo 2024
Gv 8, 31-59
Riferimento :
Es 32, 7-13b - Sal 105 - 1Ts 2, 20 – 3, 8 |
Salvaci, Signore, nostro Dio. Abbiamo peccato con i
nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso. I
nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie,
non si ricordarono della grandezza del tuo amore. Molte
volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro
progetti. Ma egli vide la loro angustia, quando udì il
loro grido.
|
Es 32, 7-13b In quei giorni. Il Signore disse
a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che
hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è
pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi
dalla via che io avevo loro indicato! Si sono
fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si
sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto
sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio,
Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla
terra d’Egitto”». Il Signore disse inoltre a
Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un
popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia
ira si accenda contro di loro e li divori. Di te
invece farò una grande nazione». Mosè allora
supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché,
Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo
popolo, che hai fatto uscire dalla terra
d’Egitto con grande forza e con mano potente?
Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia
li ha fatti uscire, per farli perire tra le
montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti
dall’ardore della tua ira e abbandona il
proposito di fare del male al tuo popolo.
Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi
servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai
detto: “Renderò la vostra posterità numerosa
come le stelle del cielo”». Esodo 32, 7-13b
Il Signore vuole concludere un patto con il suo
popolo attraverso un documento che consegna
nelle mani di Mosé: " le due tavole della
testimonianza, tavole di pietra, scritte dal
dito di Dio" (Es 31,18). Ma quello che
avviene con il Signore sul Sinai, nei molti
giorni di permanenza lassù, è totalmente
nascosto: non c'è comunicazione, non ci sono
aggiornamenti. Quello che il popolo sperimenta è
il silenzio che si protrae nel tempo. A questo
punto il popolo si impaurisce poiché non ha
ancora imparato a fidarsi di Dio, sta camminando
in una realtà ostile che è il deserto e che non
conosce, è rimasto privato della presenza
responsabile e autorevole da cui si poteva
pretendere la soluzione dei diversi problemi di
sopravvivenza. Il Dio poi, di cui poteva
fidarsi, è un Dio silenzioso, nascosto, non
rappresentabile in nessuna forma. Il popolo,
perciò, vedendo che Mosé tarda a scendere dal
monte, fa ressa intorno ad Aronne e gli dice:
"Fa per noi un Dio che cammini alla nostra testa
perché a Mosé, quell'uomo che ci ha fatto uscire
dalla terra d'Egitto, non sappiamo che cosa sia
accaduto" (32,1). Il compito viene dato al
fratello di Mosè, responsabile del culto del
popolo, perché faccia fondere un vitello in
metallo tratto dagli ornamenti che il popolo ha
portato dall'Egitto. E, alla fine, il popolo
dice: "Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti
ha fatto uscire dalla terra d'Egitto". Da tempi
remoti il toro era, in Egitto, l'immagine del
grande Dio Ptah di Memphis, un Dio creatore dal
quale dipendeva la fecondità dei campi e degli
animali. Attorno a templi maestosi che erano
stati innalzati a questo idolo si svolgevano
molte cerimonie religiose. Gli Ebrei erano,
probabilmente, rimasti affascinati. Hanno
così ritenuto di poter entrare in un rapporto
con Dio più consistente e, nello stesso tempo,
hanno immaginato, con supponenza, di voler
possedere Dio e di obbligarlo ai propri
progetti. Per il popolo d'Israele, un'immagine
è, infatti, il tentativo di possedere Dio,
ricattarlo e costringerlo. I popoli antichi
usavano, per vincere, far precedere gli eserciti
da una statua o dall'emblema di un Dio. Così la
rappresentazione di questo animale non è,
probabilmente, un altro Dio, ma la
rappresentazione di quel Dio che li ha liberati
(v.8). Vengono descritte, in tal modo, la
delusione e l'ira di Dio che vuole distruggere
il popolo. Anzi Dio rinuncia a sentire proprio
questo popolo, tanto è vero che parla, rivolto a
Mosé, del "tuo popolo che hai fatto uscire dalla
terra d'Egitto; è un popolo che non capisce, "di
dura cervice, testardo e traditore". "Perciò,
dice il Signore, desidero liberarmi di lui e
poiché l'unico ad esser rimasto fedele sei tu,
Mosè, farò di te una grande nazione".
|
1Ts 2, 20 – 3, 8 Fratelli, siete voi la
nostra gloria e la nostra gioia! Per questo, non potendo più
resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene e abbiamo
inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel
vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra
fede, perché nessuno si lasci turbare in queste prove. Voi
stessi, infatti, sapete che questa è la nostra sorte; infatti,
quando eravamo tra voi, dicevamo già che avremmo subìto delle
prove, come in realtà è accaduto e voi ben sapete. Per questo,
non potendo più resistere, mandai a prendere notizie della
vostra fede, temendo che il tentatore vi avesse messi alla prova
e che la nostra fatica non fosse servita a nulla. Ma, ora che
Timòteo è tornato, ci ha portato buone notizie della vostra
fede, della vostra carità e del ricordo sempre vivo che
conservate di noi, desiderosi di vederci, come noi lo siamo di
vedere voi. E perciò, fratelli, in mezzo a tutte le nostre
necessità e tribolazioni, ci sentiamo consolati a vostro
riguardo, a motivo della vostra fede. Ora, sì, ci sentiamo
rivivere, se rimanete saldi nel Signore. Prima lettera ai
Tessalonicesi. 2, 20 - 3, 8 Paolo ha molta nostalgia della
comunità di Tessalonica da cui è fuggito perché un gruppo di
Ebrei, preoccupati del messaggio cristiano come di una
pericolosa eresia, e ancor più sconcertati dalla passione per
l'evangelizzazione dell'apostolo, ha tramato contro la comunità
stessa, mettendo in pericolo Paolo e gli stessi cristiani.
Questi hanno accolto la predicazione con entusiasmo anche se
hanno subito prove da parte degli ebrei. La fuga repentina di
Paolo lo ha, comunque, angosciato perché teme che l'annuncio,
appena abbozzato, del Vangelo non sia stato sufficientemente
assimilato. Paolo vede nel susseguirsi degli avvenimenti
l'azione di Satana, l'avversario della salvezza. (3,5). Così
Paolo, da Atene, manda Timoteo, "nostro fratello e collaboratore
di Dio nel vangelo di Cristo", perché sostenga la fede di questa
comunità provata e, a sua volta, riproponga il messaggio
dell'apostolo che, trepidante, conosce i rischi di questa nuova
assemblea. Non ci sono timore o gelosia di fronte alle
situazioni di impossibilità, a patto che ci siano altri che
continuino l'opera iniziata e lo facciano correttamente. E' un
problema di doni (carismi) e di vocazione, non di possesso o di
eredità. Timoteo è, e si mostra, all'altezza. Infatti può
benissimo sostituire Paolo. Il problema è sempre lo stesso:
costituire e rinsaldare un popolo che accolga il Regno di Dio,
diventandone testimone ed esempio vivente. La risposta, che
ritorna dall'esperienza-missione di Timoteo, è molto
incoraggiante: la comunità è salda e coraggiosa. Il testo,
allora, ricorda la preghiera di ringraziamento elevata per tutti
i suoi cristiani lontani e rinnova il desiderio di
reincontrarli, mentre formula auguri e progetti. "Che crescano
nell'amore e nella speranza della venuta di Gesù che solo e
veramente porta la salvezza". Il brano della lettera ricorda,
quindi, alcuni suggerimenti molto interessanti. "l'amarsi l'un
l'altro (v 9), vivere in pace, facendosi un punto d'onore
attendere alle proprie cose e lavorare con le proprie mani
(v11). Sono suggerimenti di vita quotidiana, comprensibili dalla
comunità che accoglie e che, probabilmente, è anche una comunità
irrequieta. Essa va richiamate ad uno stile semplice, discreto e
operoso anche se monotono.
|
Gv 8, 31-59 In quel tempo.
Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete
nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non
siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il
peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella
casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi,
sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate
di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico
quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete
ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse
loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece
voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio.
Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli
risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo
padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste,
perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha
mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non
potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete
compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non
stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso,
dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece,
voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho
peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le
parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli
risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un
Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io
onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è
chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la
mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora
sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu
dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”.
Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono
morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la
mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi
dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi
che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo
la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio
giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai
ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in
verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle
pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Giovanni 8, 31-59 Questo testo, complesso e carico di fede e di lotte
interne tra credenti, ha al centro, continuamente, la figura di Abramo,
ricordato 8 volte e che, tuttavia, resta sullo sfondo non come il vertice
della rivelazione, ma come colui che aspetta una soluzione matura nel suo
cuore e quindi una speranza. Questo testo inizia con l'affermazione di
Gesù: "Sono la luce del mondo" (8,12) e l'affermazione è fatta nel tempio e
nella Festa delle Capanne, quando particolarmente vien richiamata la luce e
l'illuminazione del tempio. Gesù non vuole partecipare alla festa delle
Capanne, a Gerusalemme, come invece vogliono i suoi parenti (7,3) che
pretendono che, finalmente, si faccia pubblicità e si mostri per quello che
è. Gesù deve far esplodere, come tutti sperano, il tempo del Messianismo. Ma
Egli rifiuta di andarvi, affermando, esplicitamente, la pericolosità
dell'andare a Gerusalemme. Ma poi, in incognito, si reca nella città santa e
sale direttamente al tempio. Egli parla pubblicamente, affrontando, come
un buon maestro, i temi della Scrittura, tra lo stupore della gente che,
comunque, si meraviglia della competenza senza che avesse frequentato dei
famosi maestri. La discussione si fa subito accesa e intervengono solo alcuni
che si ritengono esperti mentre la maggior parte delle persone ascolta. Le
parole di Gesù sono subito di fuoco. Giovanni ricorda che Gesù parla
presso il "Tesoro" (8,20), il luogo dove si raccolgono i proventi della
raccolta del popolo per il tempio. Dagli interventi precedenti e seguenti e
dai giudizi che Gesù dà del culto si risente la denuncia di un pesante
sfruttamento delle persone, raccolto nel tempio, diventato luogo di commercio
e di ricchezza, deformazione del culto e durezza di cuore. Gesù parla, ma
a suo rischio e pericolo. Giovanni, in questi due capitoli (7/8), ricorda 6
volte il verbo "uccidere". E, d'altra parte, il momento è tragico per il
peccato della classe dirigente. Perciò nella denuncia Gesù chiaramente
accetta di manifestarsi come Messia e come inviato dal Padre. La predicazione
non propone "un'attesa, uno stare attenti, un preparatevi", ma diventa una
chiara e drammatica proposta: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero
miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (vv31-32)
E' pur vero che qualcuno presta attenzione a Gesù ("quelli che avevano
creduto"v 31), ma Gesù li avvia immediatamente sull'itinerario dell'essere
discepoli e nella responsabilità di accettare pienamente la sua parola.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |