
Dedicazione del Duomo di Milano, Chiesa madre di tutti i fedeli
ambrosiani
20 ottobre 024
Gv 10, 22-30
Riferimenti . Is 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a - Sal 67 - 1Cor 3,
9-17
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Date gloria a Dio nel suo santuario. Appare il
tuo corteo, Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel
santuario Precedono i cantori, seguono i suonatori di cetra,
insieme a fanciulle che suonano tamburelli. «Benedite Dio nelle
vostre assemblee, benedite il Signore, voi della comunità
d’Israele». |
Is 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a In
quel giorno si canterà questo canto nella terra
di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e
bastioni egli ha posto a salvezza. Aprite le
porte: entri una nazione giusta, che si mantiene
fedele. Confidate nel Signore sempre, perché il
Signore è una roccia eterna. Il sentiero del
giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi
piano. Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi,
Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al
tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio.
Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte
saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di
pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno
discepoli del Signore, grande sarà la prosperità
dei tuoi figli; sarai fondata sulla giustizia».
Isaia 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a La
nostalgia di poter cantare per Gerusalemme
liberata e splendente è sempre stato il sogno di
ogni ebreo e il testo suggerisce il canto dei
liberati dalla schiavitù. La speranza infatti si
sta profilando per quelli che ancora sono
deportati in Babilonia. Il testo fa riferimento
al sec. VI a.C. e quindi non è del primo Isaia
che vive nel secolo VIII, al tempo della potenza
Assira che conquista il regno di Samaria, ma è
del secondo Isaia. L'elemento di garanzia
della propria salvezza è rappresentata dalla
"città forte" con "mura e bastioni" potenti, che
difendono la potenza e la libertà del popolo di
Dio. Il riferimento alle mura è
indispensabile per la sicurezza della città,
poiché assicura la pace e tiene lontane le bande
dei briganti e le scorrerie dei nemici. Il
ritorno da Babilonia pone subito il problema del
ricostruire le mura e il tempio: due realtà
fondamentali per la pace e la sicurezza. E
nonostante la povertà e la debolezza di un
popolo che torna povero e senza risorse,
avvengono episodi di generosità e di costanza
inimmaginabile per cui coloro che sono tornati
riescono, in poco tempo, a circondarsi di mura.
Non a caso, poi, le stesse mura, nel breve testo
successivo, tratto dal capitolo 54,12-14,
rappresentano la saldezza, la stabilità e la
profusione di bellezza che riempiono di orgoglio
il popolo costruttore. Così, impreziosite di
pietre preziose, perdono la loro fisionomia di
materia opaca, e si trasfigurano nella bellezza
di Gerusalemme e quindi nello splendore della
Sposa di Dio, santa, madre, accolta
nell'Alleanza, glorificata poiché preziosa nelle
mani dell'Altissimo. Proprio questa garanzia
di protezione rimanda alla convinzione profonda
di essere nella fiducia in Dio che è saldo: "Dio
è la roccia eterna" ed esprime la preziosità del
proprio lavoro, segno di sicurezza e di alleanza
con Dio. Ma tutto questo si compie solo se "i
fig
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1Cor 3, 9-17 Fratelli,
siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio
di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un
saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi
costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce.
Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che
già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo
fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose,
legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile:
infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si
manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di
ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà,
costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno
finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà,
però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete
tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno
distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è
il tempio di Dio, che siete voi. Prima lettera
di san Paolo apostolo ai Corinzi. 3, 9-17 Paolo ha
sperimentato, nella sua predicazione e nella sua missione, la
fragilità di speranze legate al sogno di piegare alla fede la
sapienza greca con il suo intervento all'areopago di Atene;
nella sconfitta capisce anche di dover ripensare ai valori di
proposta e al fondamento della sua stessa predicazione. Vera
sapienza non sono le parole che conquistano consenso, ma il
mistero di Cristo che esprime il progetto di Dio per noi.
Paolo ha sperimentato le divisioni nella piccola comunità e le
selezioni avvenute tra credenti, dietro vari personaggi che
avevano operato nella Comunità, manifestando caratteri e qualità
particolari. Essi, dice Paolo, hanno lavorato nella comunità
cristiana ma non sono padroni: sono solo servi: "Apollo, Paolo,
Cefa (Pietro)". Se pure hanno collaborato con il Signore, solo
il Signore fa veramente crescere. Gli altri, i ministri,
piantano, irrigano (v.7). Paolo, con molta chiarezza, si sottrae
a forme di prevaricazione o di partigianeria e insiste: "Siamo
solo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di
Dio"(v.9). Paolo si preoccupa di richiamare i collaboratori e
i predicatori nella Comunità a non cadere in due possibili
errori. Edificare la comunità su fondamenti diversi da quello
che è Gesù (v 11) e costruire con materiale scadente. "Legno,
fieno e paglia" sono materiali che si impiegano per le case dei
poveri e facilmente si deteriorano e si consumano, a differenza
delle costruzioni solide dei ricchi, dove si utilizza materiale
pregevole ("oro, argento, pietre preziose"). La Chiesa è fatta
da operatori visibili: il missionario che serve e i credenti che
ascoltano e accolgono. Ma la coscienza della Chiesa è
chiaramente convinta che è Dio che fa crescere, che rende
fecondo il mondo e le persone ed è Lui che porta frutto e
novità. Gli esempi sono tratti dai lavori usuali
dell'agricoltura e dell'edilizia. Paolo dice che i momenti di
crisi e di giudizio e i tempi oscuri della storia trasformano
col fuoco tutta la realtà. Essa viene saggiata e quindi brucia e
si consuma, manifestando quello che mantiene una propria
consistenza. Il linguaggio è il linguaggio apocalittico dei
profeti ed esprime i temp
|
In
quel tempo. Ricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno.
Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si
fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se
tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho
detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste
danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie
pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi
seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno
le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di
tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una
cosa sola».
Giovanni 10, 22-30 Gesù, a Gerusalemme, sta celebrando la festa della
Dedicazione per la consacrazione del tempio, rinnovata ai tempi di Giuda
Maccabeo (165 a.C.), dopo la profanazione di Antioco Epifane (vedi 1 Mac
4,36-5 a) Tale festa si celebra di dicembre e per 8 giorni si accendono i
grandi candelabri della "festa delle capanne". In un'atmosfera gioiosa si
vive la "festa delle luci" e "delle Capanne d'inverno". Sembra che per
l'occasione si leggessero le stesse letture bibliche e, in particolare, il
testo di Ezechiele 34 con la celebre profezia del Messia, nel sabato più
vicino alla Dedicazione. Il Messia è il vero pastore suscitato da Dio, è il
grande atteso. E poiché siamo in un tempo in cui spesso sorgono personaggi
che si proclamano Messia, la domanda, posta a Gesù, vuole verificare la sua
identificazione, avendo intravisto in Gesù atteggiamenti di pretese
messianiche (v24). Il testo di Ezechiele (cap 34) è straordinario e si
dimostra un preciso antefatto, legato alla discussione di Gesù proprio in
questi giorni, spiegando in tal modo la tensione fortissima suscitata. Dice
Ezechiele: «Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo,
profetizza contro i pastori d'Israele, profetizza e riferisci ai pastori:
Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d'Israele, che pascono se stessi! I
pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi
rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il
gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme,
non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete
andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza.
Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del
mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno
più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il
loro pastore.... così io, il Signore, passerò in rassegna le mie pecore e le
radunerò..... Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti
alti d'Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in
abbondanza sui monti d'Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e
io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora
perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e
curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con
giustizia....Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo
Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore,
sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro...Voi,
mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio» (Ez
34,1-31).
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |