
VI Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
6 ottobre 2024
Mt 20, 1-16
Riferimenti . isaia 45, 20-24aSal 64 Ef 2, 5c-13 |
Mostraci, Signore, la tua misericordia. Per te
il silenzio è lode, o Dio, in Sion,a te si sciolgono i voti.A
te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale. |
Is 45, 20-24a Così dice il
Signore Dio: «Radunatevi e venite, avvicinatevi
tutti insieme, superstiti delle nazioni! Non
comprendono quelli che portano un loro idolo di
legno e pregano un dio che non può salvare.
Raccontate, presentate le prove, consigliatevi
pure insieme! Chi ha fatto sentire ciò da molto
tempo e chi l’ha raccontato fin da allora? Non
sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è
altro dio; un dio giusto e salvatore non c’è
all’infuori di me. Volgetevi a me e sarete
salvi, voi tutti confini della terra, perché io
sono Dio, non ce n’è altri. Lo giuro su me
stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una
parola che non torna indietro: davanti a me si
piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni
lingua. Si dirà: “Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza!”». Isaia 45,
20-24a Tutto il capitolo 45 esprime la fede
di Israele nel Signore che dirige la storia,
supera i confini d'Israele stesso e raggiunge
l'umanità ( ci sono accenni alla creazione del
mondo). Al centro del cammino, in cui Dio porta
la salvezza, c'è un re, Ciro, che pure non
conosce il Dio d'Israele, e che tuttavia ha la
funzione di essere strumento del Signore stesso
per la pace e la sicurezza del popolo. Nel Medio
Oriente sono avvenuti sconvolgimenti e sono
sorte realtà nuove. Dio nasconde la sua
operosità nella storia del mondo, ma, al
credente, deve restare la consapevolezza che è
il Dio d'Israele l'autore della novità. Anche
nel nascondimento, Dio conduce la sua opera e
l'attuazione del suo disegno. Ai sopravvissuti
delle lotte e delle tragedie ("i superstiti
delle nazioni") viene rivolto l'invito che non è
solo per "il resto d'Israele" ma per tutti
popoli che, precedentemente, hanno creduto negli
idoli: il Signore si rivolge loro chiedendo una
testimonianza ed una requisitoria contro gli
idoli che non possono salvare. Chiede loro di
riflettere sulla storia e di scoprire che: "Solo
nel Signore si trovano giustizia e potenza".
Il termine "giusto-giustizia" si trova 3 volte:
la prima richiama la fedeltà all'impegno preso,
le altre due corrispondono alla Salvezza.
Questo testo ha una grande apertura
universalistica che spesso si ritrova nei testi
di Isaia (soprattutto dopo il capitolo 40: i
testi del Secondo e del Terzo Isaia). Così
anche noi siamo tutti invitati a ripensare con
intelligenza agli avvenimenti dei nostri tempi:
come credenti, siamo invitati a fare mature
analisi sulla storia, sulla crisi, sul cammino
del nostro mondo sempre più globalizzato.
"Quali sono i segni di Dio e verso quali
orientamenti siamo invitati ad incamminarci?
Come valutiamo e prendiamo posizione contro le
guerre, la fame nel mondo, gli egoismi dei paesi
ricchi, le chiusura nel benessere, la scoperta
che nessuno di noi è autosufficiente? E ognuno
di noi ha bisogno della solidarietà,
dell'alleanza, delle competenze, delle materie
prime, dei progetti, della forza dell'altro per
costruire insieme la pace! Ma allora quali sono
gli idoli e quale la giustizia?"
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Ef 2, 5c-13 perché noi le
praticassimo " v 10).Fratelli, per grazia siete salvati. Con lui
ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in
Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria
ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in
Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede;
e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere,
perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati
in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché
in esse camminassimo. Perciò ricordatevi che un tempo voi,
pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si
dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo,
ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi
dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa,
senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo
Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini,
grazie al sangue di Cristo. Efesini. 2, 5c-13
Paolo ha abitato molto tempo ad Efeso e quindi ricorda questo
territorio e questa comunità con molta fiducia. Scrive per i
cristiani di Efeso e dei villaggi vicini mentre si trova in
carcere a Roma, negli anni 61-63, in attesa di giudizio per
essersi appellato a Cesare. Paolo, dopo i saluti, inizia la
lettera, richiamando l'azione del Padre, del Figlio e dello
Spirito per la salvezza degli uomini, indicando l'esemplare
comunione Trinitaria già prima della creazione e garantendo che
essa è dono alla comunità dei credenti nel tempo della salvezza
di Gesù. Il Signore, già prima della creazione, aveva scelto
gli uomini affinché vivessero nella carità come santi e
immacolati, facendo sì che - abitando in questo mondo -
diventassero tutti figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo.
La supremazia di Gesù, fondamentale per la fede dei credenti,
offre "uno Spirito di sapienza e di rivelazione" (v 17). Così ci
può essere consapevolezza che il Signore ha fatto un popolo
nuovo poiché egli è " morto per le colpe ed i peccati " (v 1.5.)
e il Padre " ci ha fatti rivivere con Cristo " (v 5). Quello che
ci ha salvato, perciò, non sono state le opere, o i meriti,
guadagnati di conseguenza, ma ci hanno conquistato l'amore e la
grazia, quindi la gratuità di Dio che hanno fatto il miracolo di
questa salvezza che continua nel cuore dei credenti. Nella
grazia (ripetuta 3 volte) noi riceviamo la vita nuova (la
risurrezione) e la dignità. E sempre per questa gratuità
possiamo sedere nei cieli per giudicare tempi, opere e persone
(immagine di potere). "Per la grazia (dono di Dio) nella fede
(nostra partecipazione) siete stati salvati" e non per le
opere., "perché nessuno possa vantarsene " (v 9). Sul dono,
sull'amore di Gesù, sulla pienezza e la gratuità S. Paolo
continua la sua ricerca e il suo insegnamento. Egli vuole che
passi dentro di noi questa consapevolezza che diventa anche
novità e struttura fondamentale del vivere, della pace, del
cammino della giustizia. Solo tale consapevolezza della piena
gratuità rimette in discussione i criteri di individualismo, di
chiusura e quindi di difesa e di paura. Paolo non vuole certo
far mancare l'aspetto di responsabilità legato all'impegno, la
dimensione etica che è affidata alla nostra coscienza e libertà.
Perciò " siamo opera sua (di Dio), creati in Cristo Gesù " e
impegnati ad operare nel mondo gesti e comportamenti buoni, che
diventano criteri nuovi di vita. Non sono certo una nostra
invenzione; ma il corredo di generosità e di bontà lo organizza
il Signore che ci fa attenti: questi sono essi stessi doni,
coerenze, prospettive che sorgono in conseguenza: noi siamo
stati "creati per le opere buone che Dio ha predisposto
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Mt
20, 1-16 In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è
simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata
lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li
mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri
che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella
vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso
mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le
cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state
qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha
presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando
fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e
da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli
delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando
arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi
ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il
padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai
trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e
vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare
delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono
buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Mt 20, 1-16
La parabola dei lavoratori della vigna ha interessanti
risvolti a livello teologico, ma tocca anche cultura, economia, senso del
lavoro, contesto sociale. Nel vangelo di Matteo la parabola è pronunciata
nelle ultime settimane di vita del Maestro, mentre sta camminando verso
Gerusalemme. Essa è preceduta da diversi insegnamenti che riguardano la
partecipazione al Regno dei cieli: ci sono persone che non si sposano per
amore del regno (Mt 19,12), il giovane ricco è invitato a vendere i beni per
un tesoro in cielo (19,21), Pietro interviene chiedendo conto della
contropartita, visto che i 12 hanno accettato di seguirlo: "Abbiamo lasciato
tutto e ti abbiamo seguito" (19,21). Gesù promette il potere di giudizio
sulle 12 tribù d'Israele, la vita eterna e il centuplo di quanto hanno
lasciato (19,27-29). Esiste, infine, un raccordo con la parabola attraverso
un detto: "Molti dei primi saranno gli ultimi, e molti degli ultimi saranno i
primi" (19,30). Con questo aggancio la parabola sviluppa ancora il tema della
ricompensa di fronte alla sequela. I discepoli di Gesù sanno di essere come i
lavoratori dell'ultima ora, rispetto alla storia degli ebrei e dei profeti, e
sentono di condividere la condizione dei poveri e degli esclusi. Eppure
ricevono la ricompensa piena. E però proprio gli ultimi debbono stare attenti
a non mettersi orgogliosamente al di sopra degli altri, come chiede la madre
dei fratelli Giacomo e Giovanni: "Fa' che questi due figli siedano uno alla
destra ed uno alla sinistra del tuo regno" (20,21). A dire il vero, la
predicazione di Gesù, e questa parabola, in particolare, risentono della
diffidenza e addirittura dello scandalo che Gesù provoca perché Egli
prospetta anche "ai pubblicani ed alle prostitute", come ai giusti, il Regno
di Dio (21,31); anzi "essi vi precederanno". Per stare al racconto, si
parla della vigna e, probabilmente, siamo al tempo della vendemmia. Il lavoro
è faticoso poiché le giornate sono più lunghe (lavoro dall'alba al tramonto:
in tutto 12 ore) ma non si richiedono molte competenze ( molto meno del
lavoro di innesto delle viti che si opera in primavera). Così, all'alba, come
si usa in questi periodi, i salariati si trovano in un luogo convenuto e
vengono scelti dopo aver contrattato la paga giornaliera che deve essere
consegnata al tramonto del sole: il salario è proprio necessario, giorno per
giorno, per le necessità familiari e la legge lo impone. Inizialmente il
padrone prende tutti quelli che trova: ne ha bisogno. Poi, via via lungo la
giornata, a distanza di tre ore, vengono ingaggiati tutti quelli che il
padrone incontra e non si contratta più. "Vi darò quello che è giusto", dice
il padrone e tutti accettano.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |