
I Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
1 settembre 2024
Gv 3, 25-36
RIFERIMENTI : Is 29, 13-21 - Sal 84 - Eb 12, 1 |
Mostraci, Signore, la tua misericordi
e donaci la tua salvezSei stato buono, Signore, con la tua
terra, hai perdonato la colpa del tuo popolo. Ascolterò che cosa
dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo,
per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia. |
Is 29, 13-21 Dice il
Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me
solo con la sua bocca e mi onora con le sue
labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la
venerazione che ha verso di me è un imparaticcio
di precetti umani, perciò, eccomi, continuerò a
operare meraviglie e prodigi con questo popolo;
perirà la sapienza dei suoi sapienti e si
eclisserà l’intelligenza dei suoi intelligenti».
Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del
Signore per dissimulare i loro piani, a coloro
che agiscono nelle tenebre, dicendo: «Chi ci
vede? Chi ci conosce?». Che perversità! Forse
che il vasaio è stimato pari alla creta? Un
oggetto può dire del suo autore: «Non mi ha
fatto lui»? E un vaso può dire del vasaio: «Non
capisce»? Certo, ancora un po’ e il Libano si
cambierà in un frutteto e il frutteto sarà
considerato una selva. Udranno in quel giorno i
sordi le parole del libro; liberati
dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei
ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di
nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel
Santo d’Israele. Perché il tiranno non sarà più,
sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti
tramano iniquità, quanti con la parola rendono
colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli
al giudice e rovinano il giusto per un nulla.
Isaia 29, 13-21 Il re Ezechia, sovrano del
piccolo regno di Giuda, figlio del re Acaz che
ha sempre rivendicato la sua idolatria,
associato al trono già dal 728, regna tra il 716
e il 687, ed è particolarmente importante per la
riforma religiosa che si impegna a sviluppare.
Nella Scrittura si parla molto bene di questo
sovrano poiché ha messo mano ad una intelligente
e coerente revisione del culto e della religione
ebraica. La riforma sembra essere stata
particolarmente impegnativa nella restaurazione
del culto di YHWH, eliminando il culto cananeo e
i luoghi sacri pagani. Il re s'impegna sulla
centralità del tempio di Gerusalemme, aiutato
dall'azione di alcuni profeti che lo
incoraggiano nel coordinare gli impegni del
cambiamento. Avendo, di riflesso, assistito
al crollo del regno d'Israele (il regno del nord
o di Samaria) nel 721, ad opera degli assiri, il
piccolo regno di Giuda è rimasto come un
cuscinetto tra le conquiste assire e il mondo
egiziano. Il re di Giuda paga certo le tasse al
regno assiro, ma è indipendente, anzi si
rafforza, conquistando popolazioni e città
vicine, e si allarga territorialmente,
pretendendo addirittura di contrastare il regno
assiro. I preparativi per la guerra,
segretamente alleandosi con gli egiziani, devono
dare una spallata al mondo assiro. Il tutto è
molto contrastato da Isaia che vede l'operazione
come una pazzia. Di fatto, nel 701 il re assiro
Sennacherib scende verso la costa, nella regione
dei filistei, abbatte tutte le fortezze e invita
Gerusalemme ad arrendersi. Quindi, superando le
incertezze, di fatto assedia la città e vi
rinchiude la popolazione. Ma, improvvisamente, e
non si sa veramente perché, da un giorno
all'altro viene tolto l'assedio, forse per una
epidemia, o per un aiuto consistente degli
egiziani, o per motivi politici interni al mondo
assiro, o addirittura per un atto di
sottomissione del re che, comunque, invia grande
quantità di oro e argento a Ninive come tributo.
I fatti storici precedenti aiutano a cogliere il
senso delle parole di Isaia, Il profeta, che è
vigile custode del rapporto di fiducia
nell'Alleanza con il Signore, individua, nella
religiosità che si pratica in Giudea, un
pericolo sempre esistente che qui acquista
caratteri molto evidenti: diffusa
superficialità, un forte formalismo nella
pratica del culto, tenace attaccamento ai gesti,
scrupolo per assolvere precetti, parole di
preghiera ripetute con le labbra, senza una
consapevolezza ed una adesione di cuore. Ma Dio
vuole il cuore, poiché è proprio il cuore che si
allontana da Dio oppure lo ama, lo cerca, si
fida. Il cuore, nel mondo ebraico, esprime tutta
l'interiorità della persona. Più che
incontrare il Signore, ci si accontenta di
gesti, di parole e di un miscuglio di poche
regole.
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Eb 12, 18-25 Fratelli, voi non vi
siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente
né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a
suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio
di non rivolgere più a loro la parola. Non potevano infatti
sopportare quest’ordine: «Se anche una bestia toccherà il monte,
sarà lapidata». Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante
che Mosè disse: «Ho paura e tremo». Voi invece vi siete
accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla
Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa
e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei
cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi
perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue
purificatore, che è più eloquente di quello di Abele. Perciò
guardatevi bene dal rifiutare Colui che parla, perché, se quelli
non trovarono scampo per aver rifiutato colui che proferiva
oracoli sulla terra, a maggior ragione non troveremo scampo noi,
se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli.
Ebrei. 12, 18-25 Verificandosi diverse provenienze dei
cristiani dal paganesimo o dall'ebraismo, nella Comunità
cristiana sorgono facilmente nostalgie, ma anche di
recriminazione per la cultura in cui si è cresciuti e che
influenza, spesso, ancora molto, i pensieri e le linee di
comportamento. Bisogna saper fare una seria distinzione, a
partire dalle scelte che si sono fatte, ed è necessario un tempo
di verifica e di riflessione per rimettere a posto e coordinare
il cammino che si è scelto un tempo, ma che continua ad essere
messo a rischio da sentimenti, ricordi, nostalgie, complessi di
colpa. Qui l'autore biblico sente l'esigenza di contrapporre
due immagini di montagne che sono anche luoghi dove Dio si è
fatto presente: il Sinai e Sion. Il Sinai, al tempo della
liberazione dall'Egitto, fondamento della storia religiosa e
della consistenza sociale del popolo d'Israele, è il luogo dove
sono avvenuti fenomeni grandiosi, richiamo di dominio e di
terrore, come spesso appaiono i fenomeni naturali: lingue di
fuoco, tuoni, oscurità e tempesta. La rivelazione del Sinai
si svolge su una montagna avvolta di fuoco, di tempesta e di
oscurità, tra squilli di tromba e parole terrificanti. Il
popolo, impaurito, scongiura Dio che gli parli attraverso Mosé.
In realtà, lo angoscia, insieme, la possibile lontananza da Dio
e il terribile comando di dover perfino lapidare un animale che
avesse toccato il monte su cui Dio appare (vv19-20). Mose
stesso, di fronte a questa grandezza terribile, si sente
tormentato e tremante. Così dominante è la paura. La nuova
montagna, Sion, la montagna di Gerusalemme, è il luogo della
festa, l'assemblea di uomini liberi e giusti in compagnia degli
angeli. E' stata resa tale da Gesù che svela il volto di Dio
Padre, del Dio creatore innamorato della nostra libertà, del Dio
amico (noi, infatti, siamo diventati amici di Gesù e non servi:
Gv 15,15). E se nell'Antico Testamento ci sono stati molti i
mediatori tra il Signore e il suo popolo, oggi c'è un solo
mediatore, Gesù. E se la mediazione, in particolare, viene
ricordata, per l'antichità, con il significato del sangue delle
offerte, uccise in onore a Dio e per il sangue di Abele, il
giusto, che grida giustizia (Gen 4,10), qui il sangue di Gesù,
da sé solo, ha la potenza e la pienezza di introdurci nel tempio
di Dio (10,19).
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Gv
3, 25-36 In quel tempo. Nacque una discussione tra i discepoli di Giovanni
e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli
dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al
quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui».
Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal
cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il
Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale
appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta,
esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve
crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti;
ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi
viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e
udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la
testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato
dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il
Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita
eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane
su di lui. Giovanni. 3, 25-36 Giovanni Evangelista vuole
sviluppare, in questo capitolo, la conoscenza di Gesù attraverso due
testimonianze: quella di Nicodemo e quella di Giovanni il Battista.
Nicodemo interpella il significato dell'azione di Gesù con il valore dei suoi
segni e Giovanni Battista, interrogato da persone del suo gruppo e da
discepoli, dice la sua testimonianza come la persona più qualificata a
svelare il mistero di Gesù, per quanto possibile, poiché ormai a lui
riconoscono il ruolo di profeta. E' la prima e unica volta che troviamo
nel Vangelo il ricordo di Gesù che battezza egli stesso, dopo essere stato
battezzato da Giovanni il Battista. (ma subito dopo, nel suo vangelo,
Giovanni evangelista rettifica dicendo che sono i discepoli e non lui che
battezzano: v 4,1). Proprio questa iniziativa disorienta nella cerchia del
Battista. Gesù dovrebbe essere sottomesso a Giovanni, dovrebbe non
sostituirlo nel compiere I gesti della purificazione, non dovrebbe
strappargli le folle che adesso si riversano da Lui. Tutti questi pensieri
vengono, più o meno chiaramente, riportati a Giovanni con un miscuglio di
risentimento e di gelosia, ritenendo così di fargli piacere. Insieme, questa
specie di concorrenza senza neppure aver avvisato Giovanni sa, almeno, di
poco rispetto. Giovanni spiega con molta umiltà e coerenza, valorizzando
Gesù e dandogli una grande testimonianza. Non lascia nulla in sospeso, non
restano malintesi né rammarichi. Giovanni richiama il suo ruolo e la sua
vocazione. Afferma di essere semplicemente "mandato innanzi a lui" e ricorda
loro la propria testimonianza quando era stato ufficialmente interpellato:
"Non sono io il Cristo". Essi stessi ne sono stati testimoni. Questo
Giovanni lo dice mentre, probabilmente, tutti ricordano che Gesù era stato
con loro discepolo di Giovanni ill Battista. Giovanni gli dà testimonianza e
proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me"
(Gv1,15)." (E qualcuno interpreta:"Viene dopo di me" con il compito del
discepolo di seguire il maestro) Qui vengono introdotte le due immagini della
sposa e dello sposo e quella dell'amico dello sposo. Ma Giovanni non
intende, prima di tutto, fermarsi al riconoscimento di Gesù. Anche per lui è
un mistero da scoprire. Quindi si ferma sulla soglia. Ha capito che Gesù è
più grande. Ma tiene a voler chiarire la sua posizione, che è quella di
essere l'amico che prepara le nozze, che prepara la sposa all'incontro. E la
sposa è il popolo di Dio che si è purificato attraverso la predicazione di
Giovanni. Il Battista ha tutto preparato perché l'incontro sia splendido,
gioioso, pieno. Si risentono le profezie sull'Alleanza di Osea, di Isaia, di
Geremia. Giovanni parla della sua gioia piena poiché la sposa è
pronta e lo sposo è arrivato. Ora egli deve "diminuire fino a scomparire"
perché il suo compito è finito.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |