
V Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
29 settembre 2024
Lc 10, 25-37
Riferimenti : : Dt 6, 1-9 - Sal 118 - Rm13, 8-14a |
Beato chi cammina nella legge del Signore. Beato
chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il
cuore |
Dt 6, 1-9 In quei giorni. Mosè
disse: «Questi sono i comandi, le leggi e le
norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di
insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella
terra in cui state per entrare per prenderne
possesso; perché tu tema il Signore, tuo Dio,
osservando per tutti i giorni della tua vita,
tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio,
tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io
ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in
pratica, perché tu sia felice e diventiate molto
numerosi nella terra dove scorrono latte e
miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti
ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il
nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il
Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta
l’anima e con tutte le forze. Questi precetti
che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li
ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti
troverai in casa tua, quando camminerai per via,
quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li
legherai alla mano come un segno, ti saranno
come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai
sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».
Deuteronomio. 6, 1-9 Il
Deuteronomio ("seconda legge") è chiamato così
per l'obbligo che il re aveva di tenere presso
di sé una copia della Legge ( "una seconda
Legge") come guida del suo governo e della sua
condotta (Deut. 17,18). Il Deuteronomio è il
libro per eccellenza della Parola di Dio. Gli
Ebrei lo chiamano Debarim ("Le Parole"). I suoi
34 capitoli sono strutturati sul verbo
"Ascoltare" che significa: "obbedire, praticare
quanto esce dalla bocca di Dio" (Deut. 8,3). E'
impostato su tre discorsi di Mosé (cc. 1-4,5/
5-28/ 29-30). Per Israele delinea le scelte di
Dio e le scelte che il popolo deve fare perché
in questa Alleanza ci siano pace, serenità,
abbondanza di prodotti della terra e ricchezza
di vita. "Io ti do la terra su cui abitare, ti
do i comandi, le leggi e le norme, ti do la vita
nei figli, - dice il Signore -tu devi mettere in
pratica ciò che ti comando ed educare i tuoi
figli perché con te accolgano la Legge". Ma
la ricchezza dell'Alleanza dipende da due
sentimenti fondamentali: "temere il Signore" (v
2) e "amare il Signore" (v 5). Non si parla di
gesti di culto né di offerte a Dio. Questo fu
considerato un atto di omaggio e di offerta per
il Signore e fu il modo universale di onorare la
divinità nell'antichità ( ebrei e pagani), per
propiziarla, e ingraziarla con i doni che,
umilmente, i mortali le offrivano. Anche Israele
entrò in questa prospettiva e si impegnò a
costruire il tempio, mantenerlo nello splendore,
di offrire doni. Anche il mondo cristiano
ritenne che fosse un grande segno di amore
offrire a Dio doni e materiale prezioso,
costruire grandi cattedrali e abbellire
sontuosamente riti e monumenti di cui siamo
ancora fieri, quando ne ammiriamo la
grandiosità, la bellezza ed il lavoro.
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Rm 13, 8-14a Fratelli, non siate
debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole;
perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non
commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non
desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in
questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La
carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge
infatti è la carità. E questo voi farete, consapevoli del
momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la
nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La
notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le
opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a
orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e
gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Romani 13,8-14a Paolo avvertiva, mentre scriveva questa
lettera, un certo disagio dei cristiani di fronte alle leggi
dello Stato, ma, ancor di più, di fronte al comportamento delle
autorità civili. Siamo attorno al 57/58 d.C., nel periodo di
Nerone che finora si era comportato in modo eccentrico, pur non
essendo ancora giunto alla persecuzione dei cristiani. Tuttavia
nel mondo ebraico (e forse in qualche cristiano) serpeggiava un
malcontento corrosivo e stava covando la rivolta che esploderà
negli anni 70 d.C. a Gerusalemme. Così il capitolo 13 è dedicato
al rapporto tra cristiani e le autorità civili. Nella prima
parte (vv 1-7) Paolo si raccomandava di non lasciarsi
coinvolgere in avventure, sapendo rispettare le leggi dello
stato e pagando le tasse. "Perciò è necessario stare sottomessi,
non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di
coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli
che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a
ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le
tasse; a chi l'imposta, l'imposta; a chi il timore, il timore; a
chi il rispetto, il rispetto" (vv 6-7). E se si resta in
dubbio sul come ubbidire od è difficile da comprendere, la legge
di Dio può essere sintetizzata sotto un unico comando: "Amerai
il tuo prossimo come te stesso" (v 9). Questo garantisce di non
sbagliare. Quando ti preoccupi di fare il bene dell'altro e di
volergli bene oltre il tuo bene e a somiglianza di come vuoi
bene a te stesso o come desideri che gli altri si comportino con
te, allora compi la legge, e offri la pienezza a cui il Signore
Gesù ci avvia. Ma l'amore al "tuo prossimo" si allarga ad
ogni membro della famiglia umana, unificata in Cristo (Gal
3,28;Mt 25,40), e non solo ai connazionali del medesimo popolo,
come si intende nel Levitico. Siamo nel tempo nuovo, nuovo
perché supera il ritmo delle stagioni ed entra nel tempo della
risurrezione, il tempo della fine e della pienezza, il tempo del
popolo di Dio che cammina, costituito come Chiesa.. Il
cristiano, fin d'ora «figlio del giorno», strappato dal mondo
malvagio (Gal 1,4) e dal dominio delle tenebre, partecipa al
Regno di Dio e del suo Figlio (Col 1,13); è già cittadino del
cielo (Fil 3,20). Questa «situazione», così nuova, orienta tutta
la morale (6,3s).
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Lc
10, 25-37 In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla
prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la
vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come
leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il
tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e
vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio
prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde
nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue
e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva
per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita,
giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in
viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino,
gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno
seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi
cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di
questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei
briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli
disse: «Va’ e anche tu fa’ così». Luca 10, 25-37 Un
maestro della legge pone a Gesù una domanda, complessa da una parte e astuta
dall'altra. E' un maestro esperto e lo vuol mettere alla prova: "Maestro, che
cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". L'evangelista Luca,
approfittando dell'interrogativo così vasto e ricco di prospettive, sviluppa
la risposta a questo quesito in tre testi diversi. E' come una catechesi per
i credenti, dopo aver anticipato la designazione e l'invio in missione dei 72
discepoli nel mondo (72 come i popoli della terra (Gen.10), suggerendo la
prospettiva di una vocazione universale alla vita eterna. Perciò, nella
missione dei 72apostoli Gesù esprime la gioia di poter inviare nel mondo i
piccoli a cui il Padre ha rivelato la pienezza di Gesù (10,1-24). Quindi, per
ereditare il Regno, 1. devi "farti prossimo" a chi sta male (10,25-37);
2. tale operosità nasce dall'ascolto della parola di Dio in Gesù che ti mette
in grado di nutrire un amore gratuito e profondo (10,38-42: Marta e Maria);
3. questo amore, questa rivelazione, questo coraggio nel vedere e soccorrere
il prossimo si ritrovano attraverso la preghiera che ci apre al Padre: ed
Egli ci offre lo Spirito (11,1-13). Così un dottore della Legge vuole
mettere alla prova Gesù e perciò lo tratta da discepolo. Gesù ribalta la
domanda ed il maestro si deve fare discepolo. Nel rispondere egli formula la
sintesi della sua fede e della sua moralità. La risposta è soddisfacente e
Gesù l'apprezza poiché il maestro della legge ha reso inscindibile l'amore di
Dio e l'amore del prossimo". Dobbiamo ricordarlo poiché separare è la tragica
tentazione di ogni credente. La risposta richiama il testo del
Deuteronomio (6,5): "Amerai il Signore Dio Tuo (ogni pio israelita lo ripete
ogni giorno, mattino e sera) e il testo del Levitico (19,18): "Amerai il
prossimo come te stesso". La domanda di Gesù ha aggiunto: "Come leggi?" In
ebraico non si scrivono le vocali, ma solo le consonanti.
Così, nella lettura, spesso, la stessa interpretazione dei rotoli
della legge è soggetta a variazioni. Il maestro della
legge, a questo punto, vuole capire l'orizzonte del proprio prossimo, visto
che Gesù si presenta con strane compagnie di persone e con atteggiamenti non
sempre condivisibili. Inizia, allora, un "laico"
racconto di cronaca. La parabola mette in campo l'uomo. Sia i briganti e sia
il malcapitato non sono ebrei o samaritani. Qui ci sono solo uomini che fanno
delle scelte. Anche il sacerdote o il levita sono uomini che, probabilmente,
temono di toccare uno "mezzo morto" o toccare il sangue, diventando in tal
modo impuri. Ci sono alcune condizioni ideologiche, culturali, prevenzioni o
pigrizie che non ci permettono di soccorrere l'uomo che ha bisogno. Proprio
il samaritano, l'eretico, lo scomunicato, colui che non rispetta tutta la
legge di Dio, proprio lui supera ogni barriera per aiutare chi ha bisogno:
l'uomo vale più di tutto. Gesù vuole arrivare a far capire proprio questo.
Invece i briganti, il sacerdote e il levita concludono allo stesso modo: "se
ne andarono".
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |