
X Domenica dopo Pentecoste
17 agosto
Lc 18, 24b-30
Riferimenti :1Re 3, 5-15 - Sal 71 - 1Cor 3, 18-23 |
| Benedetto il Signore, Dio d’Israele. Dio, affida
al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli
giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo
il diritto. |
|
1Re 3, 5-15 In quei giorni. A
Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno
durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che
vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Tu hai
trattato il tuo servo Davide, mio padre, con
grande amore, perché egli aveva camminato
davanti a te con fedeltà, con giustizia e con
cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato
questo grande amore e gli hai dato un figlio che
siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora,
Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo
servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io
sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il
tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai
scelto, popolo numeroso che per quantità non si
può calcolare né contare. Concedi al tuo servo
un cuore docile, perché sappia rendere giustizia
al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal
male; infatti chi può governare questo tuo
popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del
Signore che Salomone avesse domandato questa
cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato
questa cosa e non hai domandato per te molti
giorni, né hai domandato per te ricchezza, né
hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai
domandato per te il discernimento nel giudicare,
ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo
un cuore saggio e intelligente: uno come te non
ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti
concedo anche quanto non hai domandato, cioè
ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i
re, per tutta la tua vita. Se poi camminerai
nelle mie vie osservando le mie leggi e i miei
comandi, come ha fatto Davide, tuo padre,
prolungherò anche la tua vita». Salomone si
svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò a
Gerusalemme; stette davanti all’arca
dell’alleanza del Signore, offrì olocausti,
compì sacrifici di comunione e diede un
banchetto per tutti i suoi servi.
1 Re 3,5-15 Dopo Davide sale al trono
Salomone, non certo pacificamente poiché nella
stessa famiglia di Davide sono sorti drammi e
congiure. Già in questa esperienza, terribile e
non facile nel districarsi delle successioni tra
fratellastri, figli tutti di Davide ma di
diverse madri, emergono per Salomone i pericoli
di un governo violento e di una giustizia
lacerata. In più Salomone si sente incerto, nel
governare un popolo molto numeroso, anche per la
sua giovane età. Salomone chiede aiuto a Dio
perché gli dia una saggezza capace di governare
con giustizia. In lui sorge la consapevolezza
del ruolo del re: rappresentare Dio nel fare
giustizia al suo popolo. Il racconto del
sogno che avviene nell'occasione di una
preghiera e il rito di insediamento a Gabaon,
una "altura", una delle tante, ereditate dalle
tradizioni cananee. Si ritiene che sulle alture
Dio abiti, e si utilizzano quelle tradizionali
del posto, non essendo ancora costruito il
tempio di Gerusalemme sull'altura del monte
Sion. Quando sarà costruito, diventerà la dimora
stabile del Dio di Israele, e saranno eliminate
le altre. "Chiedimi ciò che vuoi". Nel sogno, un
modo utilizzato spesso per l'incontro e la
comunicazione con Dio, Salomone dialoga con il
Signore e chiede: "Dammi un cuore docile ( cioè
un cuore capace di ascoltare)". Per la Bibbia il
cuore non è tanto la sede dell'amore e dei
sentimenti come suggerisce la nostra cultura
occidentale, ma la sede del pensiero, della
conoscenza e della volontà, il centro delle
energie dell'uomo che lo spingono a decidere e
ad agire. Ciò che il re chiede è la capacità di
compiere con sapienza il proprio compito nel
reggere il popolo. "O Signore, fa' che sappia
governare con giustizia, facendo emergere
visibilmente, la tua stessa giustizia per il
bene di un popolo che tu ami". E Dio si compiace
di questa scelta poiché Salomone ha messo al
primo posto il suo compito sociale e politico e
non gl'interessi e i desideri personali di
potenza e di potere |
1Cor 3, 18-23 Fratelli, nessuno
si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo
mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la
sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto
infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro
astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti
sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini,
perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita,
la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete
di Cristo e Cristo è di Dio. 1 Corinzi 3,
18-23. Paolo ripensa al suo metodo di predicazione e allo
stile che ha sviluppato nelle sue comunità, in particolare, in
questo caso, nella comunità di Corinto e sta ripensando ai
risultati, a distanza di qualche anno, sulla scorta di notizie
che gli sono riportate da questa comunità. "Vi ho dato da bere
latte poiché, all'inizio, vi ho trattati come neonati del
Signore, preoccupato di aiutarvi a crescere, ma voi avete
continuato a vivere come esseri carnali, non "come uomini
spirituali" (3,1-2). Anche ora "siete ancora carnali. Dal
momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse
carnali e non vi comportate in maniera umana?" (3,3). Il
significato del giudizio è drammatico. Lo cogliamo meglio se
leggiamo un brano di Paolo nella lettera ai Galati dove riporta
un lunghissimo elenco di "opere della carne": "Sono ben note le
opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza,
idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose
del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho
detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio" (Gal
5,19-21): Come ci si comporta per non essere carnali? Esistono
particolari criteri della fede cristiana e Paolo li sintetizza
ancora una volta: sono i criteri di una sapienza diversa
rispetto alla sapienza del mondo a cui ci siamo abituati. E' la
sapienza di Gesù, quella della stoltezza della croce che sola ci
porta ad unirci a Cristo. Non si è carnali quando non si
pretende di voler vincere sull'altro a tutti i costi, quando non
si spera di schiacciare gli altri. Non si è carnali quando si
smettono le divisioni, i contrasti, le pretese che ci danno
l'illusione del potere, della comprensione migliore, di più
brillanti successi.
|
Lc
18, 24b-3 In quel
tempo. Il Signore Gesù disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono
ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello
passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!».
Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò
che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». Pietro allora disse: «Noi
abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In
verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o
fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più
nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
Luca 18, 24b-30. Gesù è un maestro affermato, riconosciuto sapiente e
generoso. Perciò spesso, come capita, viene fermato per la strada con le
domande più diverse. E se Gesù è un rabbi, come tutti lo riconoscono, deve
poter dire le risposte della sapienza. Qui un notabile, rivolgendosi a Gesù
come a "un maestro buono", chiede: "Che cosa fare per ottenere la vita
eterna?" (18.18). La risposta è articolata. Gesù mostra grande comprensione e
simpatia verso questo interlocutore poiché lo trova onesto e generoso. Gesù
suggerisce di rispettare i comandamenti (e in particolare quelli che hanno
rapporto con il prossimo). Alla risposta: "Tutto questo l'ho osservato fin
dalla mia giovinezza", Gesù suggerisce uno stile di libertà e di povertà nel
seguirlo: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai,
distribuiscilo ai poveri... e seguimi". Ma quello, udite queste parole,
divenne assai triste perché era molto ricco" (18,21.23). Luca riferisce:
"Vendi tutto". Il seguito dei fatti, per sé, non fa problema: per i
discepoli, che uno se ne vada poiché le esigenze risultano troppo cariche di
fatica, dispiace, ma è una loro esperienza quotidiana ed una conferma delle
loro scelte. Lo sconcerto viene subito dopo, in seguito alle affermazioni di
Gesù sulle ricchezze: "È più facile, infatti, per un cammello passare per la
cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!" (25). Finora
una posizione così radicale contro la ricchezza non si è posta. Non è da
escludere che, a conclusione della sequela di Gesù, non potessero desiderare
benessere e addirittura ricchezza. "La ricchezza è segno di benedizione di
Dio, la ricchezza è un dono che Dio dà ai giusti". E' nelle richieste della
attese della madre dei figli di Zebedeo per i figli (Mt 20,20) "Questi miei
due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
o dei fratelli stessi (Mc10,35), o nella insistente e onnipresente speranza
del Messia vittorioso, che hanno tutti, ma anche loro, non si può pensare che
non ci siano desideri di grandi ricchezze compensatorie. L'interrogativo
resta sui ricchi: non è possibile che non entrino nel Regno. Ma Regno di Dio
non è prima di tutto il Paradiso, ma la presenza di Gesù tra noi che
costituisce il nuovo tempo e il nuovo mondo. Regno di Dio è entrare nella
logica, nei valori, nelle scelte, nella sequela di Gesù. Ovviamente entrare
nel Regno di Dio apre gli orizzonti della condivisione degli ultimi tempi e
quindi del Paradiso. Tuttavia non si può tradurre questo brano come
l'esclusione del ricco dal Paradiso. Si può dire che per il ricco è più
difficile, e Gesù garantisce, ma non è impossibile. Ma deve sempre filtrare
la sua vita nella misericordia e nella povertà di Gesù. Come? Resta un
mistero che solo il Signore conosce e che noi scopriremo quando entreremo nel
mondo di Dio. Gesù non si è mai sbilanciato a fare statistiche su chi si
salva o chi no.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |