
Domenica di Pasqua
20 aprile 2025
Gv 20, 11-18
Riferimenti : At 1, 1-8a - Sal 117
- 1Cor 15, 3-10a
|
Questo è il giorno che ha
fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo. Rendete
grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per
sempre. Dica Israele «Il suo amore è per sempre». |
At 1, 1-8a Nel primo racconto, o Teòfilo, ho
trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi
fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato
disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello
Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione,
con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e
parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si
trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da
Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del
Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni
battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete
battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui
gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non
spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato
al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi». Atti degli Apostoli 1,1-8a
Luca, dopo aver concluso il racconto della vita di Gesù nel
Vangelo che riporta il suo nome, scrive anche il libro degli
Atti degli Apostoli per presentare la Chiesa come una
continuazione della presenza di Gesù risorto. E lo fa attraverso
il racconto di alcuni avvenimenti della Comunità cristiana.
Così' Gesù resta, con il suo Spirito, garanzia e fondamento
della testimonianza della vita piena attraverso i credenti in
Lui nel mondo. L'umanità incomincia a intravedere il messaggio
nuovo e il tempo nuovo. E se Luca nel suo Vangelo, inizia il
racconto della vicenda di Gesù nel tempio di Gerusalemme, con
l'apparizione di un angelo che svela la nascita di un figlio ad
un sacerdote anziano, incredulo, Zaccaria, che poi sarà padre di
Giovanni Battista, lo stesso Vangelo di Luca si conclude nel
tempio dove i discepoli, dopo la risurrezione, si trovano a
pregare, come faceva Gesù. Il centro tuttavia è l'annuncio della
Misericordia di Gesù che si fa piccolo nel "si "della Madonna ed
offre un movimento travolgente di presenza del Divino nel cuore
della terra che tutta diventa terra promessa. Negli Atti Gesù
risorto continua questo movimento incontenibile di popolo e
testimonia la risurrezione, cominciando da un banchetto in una
casa Siamo sempre a Gerusalemme. C'è il ricordo di Giovanni che
ha battezzato nell'acqua, Ma ci sono, insieme, il comando di
attendere il dono dello Spirito e il progetto di annunciare
Gesù, in pienezza, in tutto il mondo conosciuto. Il Signore si
presenta per 40 giorni, vivo, con molte prove. Il numero 40 è un
tempo importante per scoprire il significato vero della
risurrezione e per abituare il proprio cuore e la propria vita
alla novità di Dio. Ormai tutto va ripensato in termini di
amore, di vittoria sul male, di speranza. I discepoli, anche
dopo gli avvenimenti drammatici e gloriosi, non hanno ancor
capito il senso della presenza di Gesù. Essi continuano a
pensare quello che speravano tutti, amici e nemici, prima della
morte in croce." Così, venutisi a trovare insieme gli
domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il
Regno di Israele?"(1,6). "Non spetta a. Voi conoscere. I tempi e
i momenti..., ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà
su di voi e mi sarete testimoni...". V iene negata la
prevaricazione del potere, della gloria, dell'accaparramento di
Dio e della sua forza. I discepoli continuano, infatti, a
sognare la guerra e la lotta contro i pagani e la vittoria.
Vengono assicurate la gioia e la speranza per tutti.
|
1Cor 15, 3-10a Fratelli, a
voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto,
cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e
che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le
Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito
apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la
maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo
fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono
il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere
chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per
grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me
non è stata vana. Corinti 15,3-10a Nella
prima lettera ai Corinzi, San Paolo. Si preoccupa di rendere
testimonianza, il più possibile, sulla resurrezione. Nel mondo
giudaico dell'epoca, i Sadducei, legati particolarmente alla
classe alta sacerdotale, escludevano la risurrezione così come
nella tradizione greca i filosofi raffiguravano l'anima umana
come una scintilla racchiusa nella prigione del corpo. Paolo,
che aveva già trovato derisione ad Atene quando aveva sostenuto
la vita nuova di Gesù, si preoccupa di ribadire la verità è la
testimonianza della risurrezione, riportando un frammento di
catechesi di altissimo valore che circolava nella Comunità
cristiana: "V i ho trasmesso dunque quello che ho ricevuto".
L'elenco delle apparizioni segue una linea che a volte non
coincide con i Vangeli. Tace al cune apparizioni (quelle delle
donne) e ne aggiunge altre. Paolo rivendica in modo chiaro
documentazione e testimonianza da parte di molti e vi aggiunge
la sua, ricordando la propria conversione. Egli, infatti, si
sente colpevole di aver incrociato l'apparizione di Gesù
risorto, che lo ha reso apostolo e lo ha arricchito di grazia.
Ma la sua risurrezione è come l'inizio e l'avvio di una speranza
e di un annuncio che dissolve la disperazione e apre finalmente
il cammino verso il Padre attraverso Gesù.
|
Gv
20, 11-18 In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al
sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due
angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei
piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna,
perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so
dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi;
ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi
cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse:
«Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a
prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico:
«Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere,
perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro:
“Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala
andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva
detto. Giovanni 20,11-18 Maria non si dà pace della morte
di Gesù. Già di buon mattino, quando era ancora buio, corre al sepolcro e
trova la pietra rimossa. Allora corre da Pietro e dal discepolo "che Gesù
amava", perché non sa capacitarsene. E' tutto un correre, un cercare, un
vedere. Ma tutti corrono, cercano e vedono in modo diverso (come è attestato
anche dai verbi greci usati). Nonostante tutto, alla fine, "i discepoli
ritornarono a casa" come se tutto fosse naturale. Solo chi ama non si dà pace
e rimane; ed è un piangere infinito. Ed è sul piangere che interviene Gesù,
domandandole la ragione. Come se ci fosse una ragione plausibile di un pianto
di fronte alla morte (anche Gesù ha pianto su Lazzaro morto). Eppure Gesù
chiede; anzi specifica la domanda, chiedendole chi cerca. Come a dare
importanza a quanto la donna esprime coinvolgendo pienamente la sua
sensibilità e le sue emozioni. Le è stata tolta la ragione della sua stessa
vita, il senso del suo amore profondo e totale. Gesù capisce e la chiama per
nome: "Maria." Ecco: la Pasqua è come un ritrovarsi, è un sentirsi
nuovamente chiamati per nome, indipendentemente dai distacchi, dal vuoto,
dall'abisso dell'inconoscibile, dalla paura. Gesù è come se dicesse: "sono
qui". Quando c'è amore vero, amicizia profonda, relazione totale è come se la
morte non esistesse. Distacco sì, ma non annientamento, vuoto sì, ma non
assenza, pianto sì, ma non melodramma. Purché non si ritorni a casa. Purché
si continui a correre, cercare, coinvolgere, rimanere, senza lasciarsi
fuorviare da nessun angelo biancovestito. "Maria!" "Rabbunì" E' una relazione
che continua e non tramonterà mai. Perché c'è stato un ritrovarsi, c'è stata
una fedeltà, c'è stato un fidarsi al di là di ogni logica. Forse Pasqua è
proprio questo ritrovarsi, pieno, profondo, con il Signore vivente, che ti
chiama per nome. Ed anche con tutti coloro con cui condividiamo l'aver visto
o l'aver creduto in qualcosa di grande e di Insospettato.
|