
V Domenica di Avvento
15 dicembre 2024
Gv 3, 23-32a
Riferimenti. Is 30, 18-26b - Sal 145 - 2Cor 4, 1-6 |
Vieni, Signore, a salvarci. Il Signore rimane
fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane
agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. |
Is 30, 18-26b In quei giorni.
Isaia disse: «Il Signore aspetta con fiducia per
farvi grazia, per questo sorge per avere pietà
di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati
coloro che sperano in lui. Popolo di Sion, che
abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere.
A un tuo grido di supplica ti farà grazia;
appena udrà, ti darà risposta. Anche se il
Signore ti darà il pane dell’afflizione e
l’acqua della tribolazione, non si terrà più
nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno
il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa
parola dietro di te: “Questa è la strada,
percorretela”, caso mai andiate a destra o a
sinistra. Considererai cose immonde le tue
immagini ricoperte d’argento; i tuoi idoli
rivestiti d’oro getterai via come un oggetto
immondo. “Fuori!”, tu dirai loro. Allora egli
concederà la pioggia per il seme che avrai
seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto
della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in
quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un
vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la
terra mangeranno biada saporita, ventilata con
la pala e con il vaglio. Su ogni monte e su ogni
colle elevato scorreranno canali e torrenti
d’acqua nel giorno della grande strage, quando
cadranno le torri. La luce della luna sarà come
la luce del sole e la luce del sole sarà sette
volte di più, come la luce di sette giorni,
quando il Signore curerà la piaga del suo
popolo». Isaia 30, 18-26b
L'orizzonte, entro cui ci si muove, è il mondo
Assiro, violento di una violenza predatoria, che
vuole combattere, vincere e saccheggiare i
popoli dell'area mediterranea. Perciò tutti sono
in subbuglio, poiché la guerra procura
devastazione e morte. In Gerusalemme i
consiglieri e il re, responsabili dei rapporti
con i popolo vicini, stanno progettando alleanze
con l'Egitto. Il profeta suggerisce invece che
l'unico rimedio debba essere il ritorno a Dio,
senza confidare nelle alleanze. Perciò tutta
la prima parte del cap. 30 è una durissima
critica a questa fiducia nell'Egitto dei
faraoni. Tra l'altro l'Egitto viene chiamato
"Rahab l'oziosa" (30,7) e Rahab è il mostro
marino femminile della mitologia corrente (a
Babilonia è chiamato Tiamat) che Dio sconfigge
nella creazione quando controlla e mette i
confini al mare. Scelte non fondate sulla
fiducia nel Signore comportano per se stesse
tragedie e sconfitte: "Il Signore aspetta con
fiducia per farvi grazia, per questo sorge per
avere pietà di voi, perché un Dio giusto è il
Signore; beati coloro che sperano in lui" (v
18). Questo popolo deve mettere in conto che ci
saranno sofferenze ("Anche se il Signore ti darà
il pane dell'afflizione e l'acqua della
tribolazione" v 20) e ci saranno momenti tristi.
Ma tutto questo non dimostrerà certamente che
Dio vi abbia dimenticati. Anzi il Signore vi
accompagnerà con dolcezza e vi correggerà se vi
saranno sbandamenti. (v 21). Le deviazioni sono
in riferimento a quelle accettate tentazioni dl
rivolgersi agli idoli. E il male che fa
l'idolatria non è sempre compreso. Gli dei,
costruiti dagli uomini con legno e metallo, non
hanno e non propongono un orientamento morale.
Allora tutta la legge di Dio, che è stata data
sul Sinai nel deserto per conservare la propria
libertà, diventa insignificante. Quando la si
dimentica, si diventa schiavi delle proprie
passioni senza verifiche e senza aiuti. Ma se
Israele si purificherà, allora ci saranno grandi
doni per il lavoro che darà frutto. Si parla di
agricoltura e di pastorizia che rappresentano i
lavoro comuni e raggiungeranno risultati
floridi. Le immagini si accavallano per
raccontare l'abbondanza, la bellezza e la bontà
dei doni. Il contrasto interessante tra le torri
che cadono (le difese sono sbriciolate) e i
canali e torrenti sui monti dicono la difesa di
Dio al popolo e l'abbondanza agricola di
raccolti e di bestiame che si sviluppano perfino
su terreni inadatti all'agricoltura.
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2Cor 4, 1-6 Fratelli, avendo
questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata
accordata, non ci perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamo
rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con
astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando
apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza
umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato,
lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di
questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo
splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio.
Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore:
quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio,
che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri
cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul
volto di Cristo. Seconda 2Cor 4, 1-6 In
questa parte della lettera Paolo desidera sviluppare un
confronto tra l'Antica Alleanza con le sue istituzioni e la
Nuova Alleanza e il suo ministero che ha già svolto nella
Comunità di Corinto, ma che alcuni cristiani, ancora molto
legati all'ebraismo e alla sua cultura ("giudaizzanti"), gli
contestano. (cap. 3). Così Paolo, nel cap. 4, che leggiamo in
parte oggi, inizia la descrizione del ministero della Nuova
Alleanza, chiamato in precedenza, "il ministero dello Spirito".
Paolo afferma con convinzione e consapevolezza che centro della
propria predicazione è "Gesù, Messia e Signore" e che sua
preoccupazione è quella di far splendere nel mondo la luce
divina che brilla sul volto di Gesù. Paolo stesso elenca le
esigenze che il suo ministero comporta: manifestare la verità
alla coscienza di ciascuno, preoccupato di non dissimularla, non
nasconderla, proposta con un coordinamento corretto e coerente,
in modo integro. Paolo si impegna di dare un profilo alto
dell'apostolo, ricco della sua esperienza di evangelizzatore
itinerante: costanza, fortezza di spirito, sincerità, fedeltà,
umiltà, servizio. Paolo si rammarica, ma constata che il Vangelo
predicato non è percepito nella sua genuinità e risulta
"velato". Se non c'è chiarezza, il Dio di questo mondo (Satana)
ha accecato la mente dei suoi, rendendoli increduli. Ma Paolo ha
annunciato con correttezza "Gesù Messia e Signore": è la formula
essenziale che esprime l'umanità storica di Gesù (Messia) e la
sua glorificazione (Signore). Questa formula viene detta anche
"Kerigma cristiano": è la sintesi della fede e tutto
l'insegnamento degli apostoli si orienta su questa formula e la
sviluppa. Il Vangelo, che non è sapienza di uomini, non può
essere manipolato nel suo annuncio, né ci si può approfittare: "
noi non predichiamo noi stessi" (v 5). Il Dio, che ha creato la
luce (Gn1,3), ha fatto splendere la nuova luce prima di tutto
nel cuore degli apostoli e quindi nella sua manifestazione nel
mondo: questa luce nuova risplende sul "volto di Cristo" e
comunicare Gesù aiuta a intravedere questo disegno splendido di
Dio che ci ha inviato Gesù uomo e luce stessa di Dio.
Accoglierlo significa, perciò, essere trasfigurati dalla stessa
luce di Gesù.
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Gv
3, 23-32a
In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn,
vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi
battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo
riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero:
«Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai
dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni
rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo.
Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma:
“Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la
sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia
alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io,
invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene
dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal
cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.
Giovanni 3, 23-32a ha aperto la strada a Gesù. Il brano che
leggiamo riprende alcuni aspetti della testimonianza di Giovanni il Battista
(vv 3,22-30) e si rifà alle riflessioni riguardanti il Messia iniziate con
Nicodemo (vv 3,31-36). Giovanni il Battista ha un seguito di discepoli che si
sono aggregati a lui sia con il battesimo di penitenza e sia per
l'insegnamento, mentre il suo compito si svolge prevalentemente con le folle
che lo raggiungono, desiderose di ricevere dal profeta una comprensione del
tempo che si sta vivendo e di essere aiutati per una conversione del cuore.
Ma i suoi discepoli incominciano a veder calare la frequenza della folla che
si assottiglia mentre voci insistenti di pellegrini comunicano che molta più
gente va in cerca di Gesù che battezza non molto lontano (ma proprio
l'evangelista, qualche versetto dopo, chiarisce che sono i discepoli di Gesù
che battezzano, non Gesù stesso: Gv 4,2). Giovanni il Battista viene avvisato
delle iniziative di Gesù e del suo seguito, ma il racconto è venato di
irritazione: questo comportamento viene giudicato dai discepoli come un grave
segno scorretto di concorrenza e di mancata lealtà. Giovanni allora chiarisce
con una splendida testimonianza. Giovanni garantisce che quello che avviene è
corretto perché era in previsione e li aveva anche avvertiti: "Io non sono il
Cristo, ma sono mandato davanti a Lui" (v.28). «Nessuno può prendersi
qualcosa se non gli è stata data dal cielo» (v 27). Per spiegare egli
utilizza una immagine, familiare a tutti, che rappresenta anche una
brevissima parabola: quella del matrimonio. Tale immagine restituisce il
riconoscimento della identità e della vocazione di Gesù che è lo sposo e a
Giovanni viene, per le sue stesse parole, affidato il ruolo dell'amico dello
sposo. E l'amico dello sposo è incaricato di domandare la mano della sposa e,
preparate le feste nuziali, di introdurla dallo sposo. Perciò Giovanni
gioisce perché lo sposo sta incontrando la sposa che si è preparata per Gesù.
Essa, il popolo del Signore, è stata iniziata da lui stesso alla
purificazione con la parola e l'invito alla conversione. Giovanni dichiara
perfetta la sua gioia perché Gesù cresce e lui diminuisce (vv 29-30).
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |