 Domenica dell’Incarnazione
22 DICEMPRE 2024
Lc 1, 26-38a
Riferimenti Is 62, 10 – 63, 3b - Sal 71 - Fil 4, 4-9 |
Rallègrati, popolo santo; viene il tuo
Salvatore. Le montagne portino pace al popolo e le colline
giustizia. Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli
del misero e abbatta l’oppressore |
Is 62, 10 – 63, 3b In quei
giorni. Isaia disse: «Passate, passate per le
porte, sgombrate la via al popolo, spianate,
spianate la strada, liberatela dalle pietre,
innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò
che il Signore fa sentire all’estremità della
terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva
il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno
“Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu
sarai chiamata Ricercata, “Città non
abbandonata”». «Chi è costui che viene da Edom,
da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido
nella sua veste, che avanza nella pienezza della
sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia,
e sono grande nel salvare». «Perché rossa è la
tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi
pigia nel torchio?». «Nel tino ho pigiato da
solo e del mio popolo nessuno era con me».
Isaia 62, 10 - 63, 3b Siamo al canto del
ritorno, della gloria del popolo finalmente
splendido e salvato, della scoperta della
bellezza della sua elezione da parte di Dio che
ha scelto Gerusalemme come sposa. I primi
versetti del capitolo 62 celebrano questa
bellezza e questo splendore: "Sarai una
magnifica corona nella mano del Signore, un
diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno
ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra
sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia
Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore
troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà
uno sposo". (62,3-4) E continua: "Come
gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio
gioirà per te. (62,5). In questo splendore si
formulano anche gli inviti. Ma bisogna rendere
possibili gli accessi a questa città poiché
bisogna onorare l'ospite prezioso che è il
Signore, il Salvatore sta per entrare e
facilitare gli invitati, anche "alzando un
vessillo per i popoli". Questa Gerusalemme
perciò, visitata da tutti i popoli e che riceve,
insieme, come città della pace, il Signore, è
inondata di regali e di ricompense per il
progetto futuro. Vengono dati a Gerusalemme
quattro nomi simbolici che indicano le qualità
del nuovo popolo di Dio: «"Li chiameranno
"Popolo santo", "Redenti del Signore",
"Ricercata", "Città non abbandonata"». Nel
voler celebrare la grandezza e la novità il
profeta della restaurazione della città liberata
inserisce un testo carico di quelle immagini di
guerra che un combattente eroe, vincitore e
liberatore di Gerusalemme, porta con sé. Dio
viene descritto come un vendemmiatore che torna
dopo aver pigiato l'uva nel tino: i suoi abiti
sono sporchi di mosto ma quel mosto è il sangue
dei popoli nemici di Israele di cui Edom è il
nemico tradizionale. Le stesse immagini e il
ricordo preciso di Edom, in modi più tempestosi
e più apocalittici, vengono ricordati in Isaia
al capitolo 34 (Is.34,1-7). Senza
scandalizzarci del linguaggio culturale del
tempo, il Signore rivendica la sua giustizia, la
sua forza e la sua totale scelta personale senza
interventi né collaborazioni da parte di alcuno.
E' il suo modo per sottolineare la pienezza di
amore e quindi la gratuità. Viene immaginato un
dialogo tra questo personaggio misterioso e
vincitore e le sentinelle che invitano lo
sconosciuto ad identificarsi |
Fil 4, 4-9 Fratelli, siate sempre
lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra
amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non
angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a
Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e
ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In
conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile,
quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile,
quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode,
questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete
imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in
pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Filippesi 4, 4-9 S. Paolo, nella parte finale della lettera
ai Filippesi, si preoccupa, da buon maestro, di suggerire uno
stile pieno di gioia e di amore. La comunità, evangelizzata nel
2° viaggio missionario di Paolo (verso il 49 d.C.), gli è molto
vicina, sentendosi particolarmente amica e grata. Così i
Filippesi si sentono il dovere di raggiungerlo fino in carcere,
dove si trova, con una generosa offerta mediante Epafrodito.
Egli, nello stesso tempo, offre e racconta i progressi di questa
chiesa. E Paolo si sente rincuorato a sua volta: "Voi siete mia
gioia e mia corona" (4,1). La prima parte di questo testo
(4,4-5) e la terza parte (4, 8-9) hanno, come riferimento, la
vicinanza di Dio, mentre, nella parte centrale (4, 6-7), la
preghiera apre la propria vita sul mondo di Dio attraverso una
comunicazione profonda di ringraziamento, di suppliche e di
intercessione. Così, concludendo la lettera, Paolo, dopo alcune
esortazioni, consigli pratici e raccomandazioni, invita alla
gioia. "Rallegratevi nel Signore". E se può sembrare una
stranezza comandare la gioia, Paolo crede che ci si debba
sforzare di raggiungere questo sentimento poiché egli stesso sta
sperimentando la gioia in rapporto a Cristo risorto (il
Signore). Egli ha scoperto di poterla vivere con fedeltà per la
consapevolezza che il suo sacrificio può aiutare a far crescere
la fede ai credenti di Filippi. La gioia porta amabilità con
gli uomini e la vicinanza della venuta del Signore; anzi, più
che incentivare il distacco verso questo mondo, diventa
occasione di un impegno più solido e saldo dì amore. Il "Non
angustiatevi" ricorda lo stesso verbo del discorso delle
beatitudini (Mt 6,25-34) e impegna un giusto rapporto con le
cose. Il cristiano, di fronte alle difficoltà, non può
disperarsi ma deve fidarsi di Dio Provvidenza e deve chiedere
ciò che gli serve per il proprio mantenimento. E nel momento
stesso che chiede, secondo lo stile ebraico, deve anche
ringraziare poiché il ringraziamento è costitutivo della
preghiera, indipendentemente che si faccia una richiesta o che
questa sia esaudita.
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Lc 1, 26-38a
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da
Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il
Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che
senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai
alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio
dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco
uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà
santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella
sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per
lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse:
«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Luca 1, 26-38a Luca inizia il suo Vangelo con due
annunciazioni: quella di Zaccaria nel tempio e quella di Maria, probabilmente
in casa, e con due nascite: quella di Giovanni Battista e quella di Gesù.
Sono coinvolte due donne: Elisabetta sterile, anziana, senza figli e Maria
ragazza non ancora sposata, perciò non ancora capace di diventare madre. Le
due situazioni sono simili: sono quelle della povertà agli occhi dei
concittadini. Nel mondo ebraico, se è apprezzata la verginità prima del
matrimonio come doverosa, dopo il matrimonio diventa un segno di disprezzo:
un grembo secco, senza vita e quindi maledetto. Tutto il testo ci riporta
ad una lettura teologica. Più che raccontarci che cosa è avvenuto, ci
troviamo di fronte ad un lungo e profondo messaggio di Dio. E i riferimenti
si ritrovano in diversi passi dell'AT, in particolare con l'apparizione
dell'angelo a Gedeone (Gdc 6,11-24), confrontandola con l'annuncio della
nascita di Sansone (Gdc 13,2-7). La grandezza e la dignità del bambino,
invece, rimanda a tutto il mondo dell'AT, soprattutto in rapporto con Davide
e la sua discendenza (2Sam 7,1ss). Nazareth è una città della Galilea,
abitata da ebrei ma anche da pagani ("Galilea delle genti" Mt 4,15) e quindi
ben lontana dalla santità e purezza di Gerusalemme. A Gesù questa sua origine
fu fatta pesare spesso. Così, in una povertà di luogo e di persone un
annuncio stupefacente viene rivolto a Maria: "Rallegrati o favorita da Dio,
il Signore è con te". Il saluto ritrova le parole di Sofonia e Zaccaria, due
profeti che vogliono consolare la "figlia di Sion" ed apre orizzonti di
novità e di sorpresa su una Gerusalemme angosciata dalle rovine e dalla
sconfitta. Maria si sente identificata con l'amata di Dio, la sposa, il
popolo d'Israele che riceve speranza e gioia.: "Gioisci, figlia di Sion"
(Sof3,14; Zac 9,9). E' una gioia grande, che si orienta ad una promessa e ad
una presenza enorme: "Il Signore ( il Creatore, il Liberatore, il Santo dei
Santi) è con te". Così il saluto è rivolto a Maria, ma anche a tutto
Israele. E come è amata Israele è amata Maria e vice versa. Il saluto è
sconcertante ed ha bisogno di chiarificazioni. Maria conosce le Scritture e
la rivelazione è strana. In tal modo segue una spiegazione. "Dio ti chiede
di diventare madre di colui che è atteso da sempre, e che riassume in sé la
grandezza del popolo, la santità di Dio, la pienezza dell'Altissimo.
Accetti?" Dio vuole salvare il mondo con una presenza impensabile, ma ha
bisogno della disponibilità di una giovane donna. Tutto il passato e il
futuro si ferma in questo attimo presente: "Non temere Maria". Chi è Colui
che nasce? Luca esprime la consapevolezza della Comunità cristiana che è
maturata dopo la risurrezione. Alla Madonna è prospettata una richiesta di
Dio che sembra la domanda di una elemosina.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |