Domenica nell’Ottava del Natale del Signore
29 DICEMBRE 2024
Gv 1, 1-14
RIFERIMENTI . Pr 8, 22-31 - Sal 2 - Col 1, 13b. 15-20
Oggi la luce risplende su di noi. Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le gentie in tuo dominio le terre più lontane».

Pr 8, 22-31
La Sapienza grida: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

Proverbi 8, 22-31
Il libro dei Proverbi, nonostante sia stato attribuito a Salomone (1,1), va considerato come opera di diversi autori, confluiti nei secoli a fissare il testo attuale. La parte più antica risale all'epoca della monarchia in Israele (X-VII sec.); voleva sintetizzare comportamenti e saggezze che servissero da modello per la corte, la famiglia, la scuola, la formazione degli scribi e degli impiegati nell'amministrazione del regno. I primi nove capitoli, da cui è stato tratto il testo di oggi, riflettono la concezione della Sapienza che si è affermata dopo l'esilio babilonese (V sec.): la Sapienza diventa anzitutto una prerogativa divina, e non è più soltanto un mezzo per ottenere successo e benevolenza.
Nei libri sapienziali dell'Antico Testamento spesso la Sapienza stessa è personificata. Quasi una tecnica teatrale permette alla Sapienza di presentarsi agli uomini desiderabile più d'ogni altra cosa, di castamente sedurli e farli innamorare di sé, così che abbiano la vita piena e vera.
Il libro dei Proverbi pone, all'inizio di tutto, la creazione-generazione della Sapienza. E' anteriore a tutto, ma è pure principio di tutto, principio nel tempo e principio di ogni realtà, perché l'intelligenza umana scopre, con meraviglia inesausta, le tracce dell'intelligenza divina nelle cose del mondo: rapporti, meccanismi, sistemi complessi che suggeriscono una progettualità, sommamente sapiente, che ha prodotto la realtà e la conduce nel tempo. D'altra parte il libro dei Proverbi rivela qualcosa di Dio stesso: questa Sapienza è anche altra da lui, si pone come suo partner nell'opera della creazione, come "consigliere al suo fianco" e, molto di più, come sua "delizia", giorno dopo giorno, bimba o donna dagli occhi sempre ridenti. Ciò che fa ridenti gli occhi di Sapienza è il globo terrestre, la terra che Dio ha creato, e delizia della Sapienza sono i figli dell'uomo. L'Antico Testamento è giunto fino ad affermare che Dio non è solo nel creare il mondo.
Gesù riprenderà questa riflessione e la svilupperà. La prima Comunità cristiana via via collegherà la Sapienza che crea con Dio ed il Verbo di Dio che si è fatto uomo in Gesù.

Col 1, 13b. 15-20
Fratelli, il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Colossesi 1, 13b. 15-20
A Colossi la comunità è disorientata da una dottrina d'origine ebraica e pagana che esalta i ruoli di misteriose potenze celesti, ben oltre la dignità di Gesù. Paolo in questa lettera si preoccupa di porre una riflessione approfondita su Gesù e il suo ruolo, come riferimento fondamentale del creato e di tutta la Chiesa. Sembra che qui si citi un inno cristiano primitivo (3,16) composto di due strofe.
La prima strofa (vv 15.16) celebra il ruolo di Cristo nella prima creazione e nella nuova creazione (2Cor 5,17). Spiega il significato di «tutte le cose» (vv 16bcd.20b) come richiamo ai credenti che tendevano a riferire un ruolo preminente agli angeli (2,18).
La seconda strofa (Col 1,18-20) proclama la Chiesa: come corpo di Cristo; di essa Cristo ne è il capo, sia per la sua priorità nel tempo (nella creazione e primo tra i risuscitati, v18), e sia per la sua riconciliazione di tutte le cose: egli è perciò «principio» nell'ordine della salvezza (v 20).
Si intravede la pienezza «della divinità» (come in Col 2,9).
In Gesù tutte le cose sono create e dipendono da lui: il mondo è in pace nella pienezza del Signore. Ma un altro titolo fa convergere a Gesù tutte le cose. Infatti, se la caduta dell'umanità nella disobbedienza ha trascinato tutta la realtà nella esclusione da Dio, solo Gesù è stato capace di riconciliare la realtà poiché ha "pacificato con il suo sangue" ed ha riconquistato tutto alla vita mediante la sua risurrezione. Così l'umanità e il creato stesso, coinvolti nella colpa, sono ripresi, purificati e salvati. (Rm 8,19-22;1Cor 3,22s;15,20-28;Ef 1,10;4,10;Fil 2,10s;3,21;Eb 2,5-8; cf.2,9).
In tal modo tutto il mondo può tornare nell'ordine e nella pace, sia gli spiriti celesti, sia gli uomini (2Ts 1,8-9;1Cor 6,9-10;Gal 5,21;Rm 2,8;Ef 5,5) sia le realtà create.


 Gv 1, 1-14
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni 1, 1-14
Il Prologo (o Introduzione: si chiamano così i primi 18 versetti del Vangelo di Giovanni) si presenta come un testo libero, un canto che prende vita e cresce da un versetto all'altro. Esso parla della manifestazione di Gesù che rivela Dio. Gesù è il narratore che parla del Padre, dell'amore che lega il Figlio al Padre e di ambedue nei riguardi dell'uomo.
Egli è l'icona visibile del Dio invisibile, perché chi vede il Figlio vede il Padre.
Questa Rivelazione del Prologo, del Figlio nel Padre e del Padre attraverso il Figlio, trova il suo punto massimo in Gv. 16,28: "Sono venuto nel mondo, ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre". Così, a questo i suoi discepoli rispondono: "Ora parli chiaramente e non usi similitudini, ora conosciamo che sai tutto...per questo crediamo che sei uscito da Dio"
Il prologo e tutto il vangelo si formano dal moto di Gesù che, uscito dal Padre torna al Padre. La struttura interna, con la discesa nel mondo e con la salita al Padre, raggiunge nella nostra vita il suo vertice nel dono della luce, della grazia e della verità che, se accolte, ci rendono figli di Dio.
Il Prologo è l'inizio del vangelo di Giovanni che illustra, anticipandoli e sintetizzandoli, tutti i temi del Vangelo di Giovanni: Gesù è il Verbo di Dio che si fa carne e viene ad abitare tra noi.
Possiamo distinguere quattro sezioni in cui si intrecciano i significati

- della identità del Verbo e della sua missione nel mondo, rivelatore del Padre e salvatore,
- della missione di Giovanni Battista,
- del rifiuto e della fede del mondo in Cristo Gesù,

- di pienezza di Cristo.
La prima sezione (vv. 1-5) ci presenta il Verbo, come Dio, origine e mediatore della creazione, vita e luce. Egli è fonte di vita per gli uomini in quanto creatore con Dio e in quanto luce degli uomini. La luce rivela ciò che è nascosto: il mistero di Dio, e ciò che si nasconde nelle tenebre: il peccato degli uomini.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.