Natale del Signore
25 dicembre 2024
Lc 2, 1-14
riferimenti . Is 8, 23b – 9, 6a - Sal 95 - Eb 1, 1-8a
Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome,  annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Is 8, 23b – 9, 6a
In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

Isaia. 8, 23b - 9, 6a
La via del mare, famosissima, percorsa da carovane, eserciti e commercianti, collegava l'Egitto, a sud, con la Mesopotamia a nord, passando attraverso il territorio di Zàbulon e di Nèftali, a settentrione d'Israele. E questa strada era la vena del sangue infetto, che sconvolgeva le regioni che attraversava, travolte da sconvolgimenti politici e militari, invasioni e distruzioni. Era la terra dove ancora si mescolavano popolazioni ebraiche e popolazioni dalla religione deforme, tra la legge dei profeti e le idolatrie pagane, mantenute dallo stanziamento, nel secolo VIII, delle popolazioni pagane assire. Era la terra del disfacimento e delle tenebre, sconvolta, senza speranza. Il profeta annunciò, inaspettato, un presagio nuovo ed un sogno inimmaginabile. Un nuovo re, discendente da Davide, sarebbe nato ed avrebbe portato la luce nuova.
Il profeta stava puntando gli occhi sul re del regno di Giuda: Ezechia che regnava, libero ancora da invasioni, a cui sarebbe nato tra poco un figlio: Giosia. Il profeta glielo aveva promesso come dono di Dio. Egli avrebbe liberato tutto il popolo, da nord a sud come al tempo di Davide.
Due sono le tragedie che vengono denunciate: il lavoro rubato e la schiavitù.
Non ci saranno più eserciti che ti rapineranno del raccolto o te lo bruceranno
Ritorneranno i campi a fiorire e a far frutti: nella pace si coltiverà, si seminerà e si raccoglierà. Saranno tempi in cui seminerai sereno e raccoglierai senza timore. E per raccontare la gioia che sarebbe esplosa, il profeta ricordò l'entusiasmo del mietere, quando si toccava con mano l'abbondanza.
Insieme cadrà anche la schiavitù. Vengono ricordate tre parole: "il giogo, la sbarra ed il bastone". Verrà un tempo in cui il popolo diventerà libero: spezzerà il giogo, frantumerà la sbarra di legno o di ferro che portavano sulle spalle gli schiavi e i deportati, per incatenare gli uni agli altri; e non ci sarà più il bastone che spaccava le ossa dei sottoposti. Il bastone dell'aguzzino sarà abbandonato come al tempo di Madian quando Gedeone vinse i Madianiti (Gdc 7, 16-25).

Eb 1, 1-8a
Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco», al Figlio invece dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli».

Eb 1,1-8a
Si chiama "lettera agli Ebrei" ma non è una lettera, come quelle di Paolo. E' piuttosto una lunga riflessione-omelia inviata al popolo di Dio che si è convertito a Cristo e che deve approfondire il significato della Parola di Dio ereditata dai padri e dai profeti. Essa si pone in confronto con Gesù, il Figlio. In questo documento Gesù è detto sommo sacerdote e colui che sintetizza, nella sua vita e nella sua vocazione, tutto il messaggio del Padre.
Dio ha parlato in molti modi, e la coscienza credente, immediatamente, fa riferimento alla creazione, la cui bellezza e bontà esprimono la grandezza e la bellezza del Signore. Chi non sa leggere questo splendore è chiamato "stolto" perché si è fermato alla superficie delle cose e degli avvenimenti della natura, scambiandoli per divinità, è infelice poiché non va alla ricerca del senso completo della realtà (Sapienza 13,1-3).
Ma poi il popolo ha avuto la rivelazione attraverso i profeti (v 1) e il Signore ha espresso con grande attenzione ed abbondanza la sua parola perché il popolo, per la sapienza dei padri, si rendesse conto della delicatezza e della premura di Dio.
Ultimamente Dio ha mandato il suo Figlio, già misteriosamente presente, se "mediante il quale ha fatto anche il mondo" (v 2). Mentre lo svela nella sua umanità, l'autore non si preoccupa di sviluppare oltre la sua riflessione sul Figlio dicendolo uomo (per le prime comunità era un fatto scontato), ma è attento a richiamare l'identità della stessa natura sia del Figlio che del Padre, e tuttavia chiarisce la distinzione del Figlio dal Padre. Perciò nella testimonianza e nella parola di Gesù, il Figlio, c'è la garanzia della pienezza della conoscenza di noi suo popolo e il nostro cammino verso il Padre. Siamo in compagnia del Figlio che, prima ci purifica dal male (e viene adombrato il sacrificio del nuovo eterno sacerdote) (v 3), ma insieme, per la sua grandezza di Figlio che giudica il male ed il mondo, addirittura superiore agli angeli, ci eleva, come suo popolo, ad altezze vertiginose.


Lc 2, 1-14
In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». [Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.]
Luca2, 1-20.
Natale del Signore. Quante parole, quante riflessioni religiose abbiamo sentito nei natali della nostra vita! Alcune particolarmente significative, altre meno.
Oggi mi fanno pensare alcune parole:
- Nascita. Il Natale è una nascita, e una nascita è un venire alla luce; se poi ci riferiamo alla nascita di Gesù, dovremmo sottolineare fortemente che è una nascita per una liberazione, per una salvezza, per una novità di vita, che è speranza, che è promessa.
- Non c'è posto. Ci fa pensare a tutte le emarginazioni lontane e vicine, a tutte le esclusioni, di cui siamo complici anche noi, a tutte le forme (e possono essere anche ineccepibili e corrette), a giustificazioni con cui scacciamo dalla mente chi ci è molesto .
- Grande gioia. È la contrapposizione del dolore e nasce appunto da un bimbo avvolto in fasce; come a dire che occorre chinarsi e rifarsi sempre, anche nei momenti di buio e di angoscia, sulla possibilità di vita suscitata dal sorriso o dal pianto di chi comincia a vivere, ad essere nella luce, di chi si è abituato a trascurare, senza capire che magari è portatore di cambiamento.
- Non temete. La paura paralizza, blocca ogni vitalità, ogni fermento, ogni partecipazione; getta nell'inerzia e insinua nella vita germi di morte.
Dobbiamo sempre cercare il "segno" di un bambino che nasce, perché è segno di resurrezione, di qualcosa che può diventare prezioso e importante, perché è stato concepito dall'amore di Dio. L'augurio è di farne memoria nel nostro cuore e di trasformare in sorriso ogni tentazione di lamentela.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.