
V Domenica dopo l’Epifania
9 febbraio 2025
Mt 8, 5-13
Riferimenti :Ez 37, 21-26 - Sal 32 - Rm 10, 9-13 |
Il Signore veglia su chi lo teme. Esultate, o
giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui
cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la
cetra e acclamate. |
Ez 37, 21-26 In quei giorni. Il
Signore mi parlò dicendo: «Così dice il Signore
Dio: Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle
nazioni fra le quali sono andati e li radunerò
da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra:
farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui
monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti
loro e non saranno più due popoli, né saranno
più divisi in due regni. Non si contamineranno
più con i loro idoli, con i loro abomini e con
tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le
ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò
e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.
Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà
un unico pastore per tutti; seguiranno le mie
norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno
in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato
al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui
abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro
figli e i figli dei loro figli, per sempre; il
mio servo Davide sarà loro re per sempre. Farò
con loro un’alleanza di pace; sarà un’alleanza
eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò
e porrò il mio santuario in mezzo a loro per
sempre» Ez 37, 21-26 Il
concetto di popolo si fa palpitante, è un
bisogno vivo quello delle tribù disperse di
Israele, che hanno perso le loro case, le loro
terre, quelle che per generazioni avevano
lavorato e dalle quali trovavano sostentamento.
Sciolti i legami forti, perfino l’orgoglio di
una nazione che si credeva protetta dalla mano
del Signore anche avendolo rinnegato con
l’adorazione di idoli, trascurando il patto di
alleanza stretto dai loro padri, le dodici tribù
sono deportate a Babilonia e con loro è anche
Ezechiele, attraverso la cui voce il Signore non
smette di parlare. Forse proprio per la
disperazione, nel silenzio che accompagna
l’angoscia, questa voce si fa più forte ed è un
richiamo ineludibile per il Popolo che lo
acclama grande profeta, sommo interprete
attraverso il suo racconto della volontà divina.
In mezzo a questo enorme dolore che sconvolge la
coscienza degli ebrei la voce di Dio si
manifesta soave e, nonostante tutto ciò che loro
hanno commesso dimenticando i precetti ed il
Patto, Dio perpetua l’amore per il suo Popolo.
Ancora, nonostante la deportazione, nonostante
le divisioni tra le dodici tribù, Dio parla
attraverso Ezechiele ad un Popolo, ne mantiene
vivo l’orgoglio e ne riaccende la speranza. Il
Dio di infinita misericordia lenisce le piaghe
dello sconforto con un messaggio di grande
speranza: l’alleanza non è rotta e la terra di
Israele sarà nuovamente abitata dal Popolo
eletto al quale Dio offrirà la guida di un
grande re per radunarli tutti, e donare
nuovamente la pace e l’orgoglio di essere figli
di Dio. Molto spesso, anche nei tempi che
viviamo, dimentichiamo il patto che ci lega e la
nostra appartenenza al Popolo di Dio. Presi
dallo scoraggiamento del vivere quotidiano ci
sentiamo isolati e sbandati, incapaci di sentire
la terra che abitiamo come la nostra terra, e di
sentire il vicino sconosciuto come un fratello
appartenente come noi alla stessa nazione
divina, che non conosce differenze, confini, ma
che unisce sotto un unico cuore infinito tutte
le genti. Dobbiamo capire che non siamo i
superstiti sbandati di un vecchio credo, ma
siamo viceversa le radici nuove capaci di
perpetuare la vita di un albero del quale siamo
tutti rami frondosi capaci di portare frutto.
SALMO Sal 32 (33)
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Rm 10, 9-13 Carissimo, se con la
tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore
crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con
il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la
bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice
infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso».
Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui
stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo
invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà
salvato».
Rm 10, 9-13 Paolo apre il
capitolo 10 dicendo che gli ebrei si sono costruiti una loro
giustizia a partire dalla Legge, ignorando la giustizia di Dio.
Ma il termine della Legge è Cristo e la giustizia non deriva più
dalla legge ma dalla fede. Per sostenere le sue affermazioni
Paolo cita Dt 30,14: Dio ha messo la sua parola "nella bocca e
nel cuore" degli Israeliti, facilitando l'ascolto e
l'obbedienza. E' interessante notare che queste parole
riguardanti la giustizia che deriva dalla fede (e non dalla
Legge) siano riprese dai discorsi di Mosè nel Deuteronomio. Ciò
significa che anche agli ebrei era stata aperta la porta della
fede, ma essi non hanno voluto entrarvi. Questa Parola grazie
alla predicazione di Paolo e dagli altri apostoli si è
avvicinata anche a coloro che non appartenevano ad Israele.
Non bisogna compiere chissà quale impresa per raggiungere la
salvezza. Paolo in questi versetti si riferisce forse all'epopea
di Gilgamesh, l'eroe mesopotamico che per raggiungere
l'immortalità aveva scalato il cielo e camminato sulle acque
dell'oceano della morte. Chi ha ascoltato la predicazione degli
apostoli deve solo mettere in moto la sua bocca e riconoscere
Gesù come il Signore, mettere in moto il suo cuore a credere che
Dio lo ha risuscitato dai morti. Il v. 9 è una formula
tradizionale del cristianesimo dei primi tempi. Qui troviamo in
modo sintetico tre dati importanti della fede cristiana: a) il
duplice carattere di adesione interiore e di pubblica
confessione esterna. b) il contenuto essenziale, cioè la
signoria del risorto. c) l'efficacia salvifica della fede.
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Mt
8, 5-13 In quel tempo. Quando il Signore Gesù fu entrato in Cafàrnao, gli
venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio
servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse:
«Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno
che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo
sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e
dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al
mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e
disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho
trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno
dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati
fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al
centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo
servo fu guarito. I brani che abbiamo proclamato ci
mettono in evidenza la paternità di Dio e l'amore incondizionato di Gesù che
abbracciano ogni uomo senza distinzione.
Mt 8, 5-13 Il principio è affermato con
forza nella seconda lettura dall'apostolo Paolo che costituisce quella unità
tra prima lettura e Vangelo. In Gesù non c'è più distinzione. Nel primo
brano Dio, attraverso Ezechiele, continua a promettere al suo popolo, anche
se è stato infedele il cercare di superare la divisione in due regni per
vivere sotto un Re e in maniera concorde applicare la legge di Dio. Gesù
nel Vangelo si spinge a guarire il servo malato di un centurione, che si
rivolge a Gesù stesso mostrando una fede, che il Signore elogia per
esemplarità. Un centurione era considerato un pagano. In un mondo come
quello caratterizzato da divisioni e lacerazioni con violenza inaudita a
volte anche in nome di Dio la lezione che ci viene offerta è quella di
invocare il Signore che risponde con amore. Alla luce di questa parola
occorre riscoprire la grandezza del documento che il Santo Padre, Papa
Francesco e l'imam degli Emirati Arabi Uniti hanno stipulato in questi
giorni. Il “documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la
convivenza comune” impregnato di un grande valore profetico contro la cultura
dell'impossibile convivenza fra cristiani e islamici e anche di un valore
rivoluzionario perché intende ridare un'anima spirituale al mondo della
misura e del profitto. Nel documento si ribadisce la necessità di adottare
la cultura del dialogo e la conoscenza reciproca come metodo e criterio
dall'altro la critica alle filosofie materialiste che divinizzano l'uomo
mettendo i valori mondani al primo posto rispetto ai valori trascendenti e
supremi con danno alle generazioni. Riscoprendo la collaborazione
religiosa si porta a una difesa della famiglia e della vita con condanne
all'aborto, all'eutanasia e agli atti terroristici.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |