
Domenica dopo l’Ottava del Natale del Signore
5 gennaio 2025
Lc 4, 14-22
Riferimenti . Sir 24, 1-12 - Sal 147- Rm 8, 3b-9a |
Il Verbo si fece carne e
pose la sua dimora in mezzo a noi. Celebra il Signore,
Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le
sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
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Sir 24, 1-12 La sapienza fa il
proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama
la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo
apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama
la sua gloria: «Io sono uscita dalla bocca
dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la
terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio
trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da
sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle
profondità degli abissi. Sulle onde del mare e
su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho
preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un
luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio
potessi risiedere. Allora il creatore
dell’universo mi diede un ordine, colui che mi
ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in
Israele”. Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non
verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho
officiato e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e
in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le
radici in mezzo a un popolo glorioso, nella
porzione del Signore è la mia eredità».
Siracide 24,1-12 Dopo avere, per secoli,
accolto la Parola del Signore ed averla letta,
analizzata, confrontata, imparata a memoria nei
tempi drammatici e gloriosi del popolo
d'Israele, si è sviluppata con stupore e
meraviglia la scoperta della bellezza e della
profondità della Sapienza. Infatti, in questo
libro, scritto nel 2º secolo a. C., neppure
accettato come testo canonico dagli ebrei e
quindi dai cristiani protestanti, pur se
conosciuto anche nel testo ebraico, è come se si
levasse il velo della quotidianità e si
riuscisse a svelare le ricchezze, la pienezza
della Sapienza di Dio che ha creato il mondo.
Proprio quella Sapienza di architetto e di
inventore del mondo, ora, trascrive in parole e
formule la sua ricchezza. Come lo scienziato che
ha creato una macchina meravigliosa, poi scrive
la formula per riproporla nel mondo, per
conoscerla, per ripararla, per difenderla da ciò
che corrode e deteriora, dagli incidenti, dai
furti. Si sente, insieme, l'orgoglio
dell'aver ricevuto un tesoro in dono e la
volontà del confronto con la coscienza pagana
che non può assolutamente competere con la
pienezza di Dio che si svela a noi nella Parola.
Il popolo ebraico possiede la "Torah"
(legge-insegnamento) che è la strada che conduce
alla vita. Essa è la Sapienza di Dio che si è
installata in Israele, dono gratuito che non si
può meritare. L'intuizione fondamentale è la
gratuità della Sapienza: "Ogni Sapienza viene
dal Signore e con Lui rimane per sempre " (Sir
1,1). La sua funzione è quella di stare presso
Dio. Ed è persino commovente seguire la
peregrinazione da una dimora ad un'altra,
immaginare le infinite passeggiate dal cielo
alle profondità degli abissi, seguirla nella
conoscenza delle nazioni con la libertà di
ripercorrere tutta la terra. Ma il Signore la
invia sulla terra a cercarsi la casa e riceve
l'ordine di stabilirsi in Israele. Il luogo di
riposo è il monte Sion, il luogo del Tempio di
Gerusalemme. Là, la Sapienza prende la Parola e
parla nell'assemblea liturgica. Il culto, nella
città santa, è esso stesso opera della Sapienza
sia perché, come l'ordine nel mondo, vi esprime
la maestà e la perfezione divina e sia perché fa
ritrovare armonia nella legge, come Dio l'ha
codificata (v.22). La Sapienza è paragonata
anche ad un albero splendido che mette radici
nel popolo. |
Rm 8, 3b-9a Fratelli, Dio,
mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del
peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella
carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi,
che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.
Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò
che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito,
tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla
morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui
tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla
legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano
dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non
siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal
momento che lo Spirito di Dio abita in voi.
Romani 8, 3b-9a. San Paolo vuole sviluppare la conoscenza del
dono dello Spirito e il capitolo 8, di cui, oggi, leggiamo solo
una parte, si può intitolare: "La vita secondo lo Spirito" (Rom
8,1-39). La vita cristiana, che pure è destinata alla morte,
riceve il dono dello Spirito, lo Spirito creatore che aleggiò
sul caos all'inizio della creazione, lo stesso che fa risorgere
Gesù dalla morte, e lo stesso che possiede la potenza e lo
splendore della vita e scende sulla Chiesa a Pentecoste.
"Nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù"(8,1)
poiché "la legge dello Spirito libera dalla legge del peccato"
(8,2). Questa trasformazione è possibile poiché Gesù ha preso la
nostra stessa carne mortale. Morendo, la sua carne e il male,
che ha preso su di sé, sono stati distrutti nella morte. In Lui
prende possesso, come in noi, lo Spirito del risorto e la carne
è trasfigurata. Da Gesù ereditiamo nuovi stili e valori che
inglobano, ancora, l'eccezionale Sapienza della Prima Alleanza,
ma si aprono alla pienezza della maturità. Ogni giorno, nella
vita quotidiana, Paolo ci rassicura: "Voi però non siete sotto
il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi" (v.9). E mentre afferma ciò che la
sua coscienza di credente gli garantisce, intravvede che c'è un
cammino nuovo da compiere, nella linea di Gesù. E con lo Spirito
ricupera anche, con fiducia, tutte quelle doti proprie della
comunità umana, e insieme quelle ricchezze del vivere quotidiano
di molte persone che Paolo ha conosciuto. Paolo intuisce che
lo Spirito del Signore, nel cuore di ciascuno che è credente in
Gesù, offre un modello inarrivabile in pienezza di vita; ma
capisce anche che il Signore ha diffuso splendori e bellezze
tali da donare esempi e aiuti ad ogni progetto di vita. Il
Concilio Vaticano II ce lo ripete e ci rassicura: abbiamo la
conoscenza di Gesù e il dono dello Spirito. E attorno a noi
tante persone vivono con coraggio e generosità, semplicemente, e
nemmeno si rendono conto del loro vivere secondo lo Spirito.

Sinagoga di Nazaret |
Lc 4, 14-22 In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza
dello
Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle
loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e
secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove
era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha
consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto
annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a
rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del
Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella
sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire
loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti
gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca.
Lc 04,14-22 "Nella sinagoga gli
occhi di tutti erano fissi su di lui". Gesù ha appena finito di leggere nel
rotolo di Isaia quali sono i gesti che proclamano l'anno del Signore:
"Sollevare i poveri ad accogliere la gioia, promuovere liberazione e dignità
a tutti coloro che sono ridotti schiavi e prigionieri, sciogliere gli
oppressi dai pesi e dai gioghi, dare la vista a chi è cieco". Dare la vista
non significa soltanto togliere la cecità fisica, ma rendere capaci di
vedere, cioè di capire, di comprendere, di accogliere, di valutare nella loro
vita persone e cose, fatti e avvenimenti. Dare la vista significa porsi nel
mondo e nella storia come adulti: non c'è tempo per l'infantilismo, la vita
ti chiede di mettere in circolazione ciò che sei e ciò che hai ricevuto in
dono, per illuminare e amare quella parte di mondo, di storia e di tempo in
cui sei inserito. Per non tradire quello Spirito del Signore che è sopra
ciascuno: sopra e dentro Gesù, in maniera particolare, ma sopra e dentro
ciascuno di noi, perché ciascuno è prezioso agli occhi di Dio ed è da lui
pensato secondo il profilo di Gesù. Dobbiamo sempre chiedere al Signore di
riavere la vista come il cieco Bartimeo (Mc 10,46), perché l'amore non ha
confini ed è un mistero nel senso che sempre ci eccede e ci porta a
sconfinare là dove magari non vorremmo, perché siamo stanchi, perché -tutto
sommato- abbiamo le nostre comodità. Anche se piccole, anche se non le
riteniamo tali. Il richiamo di oggi è di essere adulti e svezzati, parte viva
dell'umanità.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |