 Circoncisione del Signore
1 gennaio 2025
Lc 2, 18-21
Riferimenti . Nm 6, 22-27 - Sal 66 - Fil 2, 5-11 |
Dio ci benedica con la luce del suo volto. Dio
abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il
suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua
salvezza fra tutte le genti. |
Nm 6, 22-27 In quei giorni. Il
Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e
ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli
Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e
ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per
te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore
rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io
li benedirò». Numeri 6, 22-27
Nel libro dei Numeri (6,22-27), come augurio per
l'anno nuovo, ci viene ricordata la benedizione
sacerdotale, voluta da Dio e limitata ad Aronne
e alla sua discendenza. Secondo la tradizione
rabbinica, questa formula veniva pronunciata per
la benedizione del popolo, ogni giorno, dopo il
sacrificio della sera. Ci sono molti richiami
con le preghiere dei salmi. Il testo della
benedizione è ordinato in 3 strofe al centro
delle quali viene ricordato il nome divino di
Javhè (tradotto qui come Signore), anche se
allora mai pronunciato, ma sostituito con altri
nomi. Dio è la fonte di ogni benedizione.
La formula nell'originale ebraico ha 3 parole
nella prima strofa', 5 nella seconda e 7 nella
terza. Dio si fa presente, esiste accanto,
accompagna. Le invocazioni domandano che Javhè
sia davvero Javhè per Israele e doni, prima, se
stesso e poi ì suoi benefici. Dio mostri la
sua presenza favorevole accanto a Israele. Si fa
riferimento al concreto benessere. Possiamo
ricordare Deut 28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove
la benedizione è legata alla fecondità o
all'affido del governo del mondo all'uomo.
Questo testo richiama anche l'efficacia della
Parola di Dio (Is 55,10-11) che produce quanto
pronuncia. "Dio faccia brillare il suo volto
" non significa tanto: "il Signore sorrida ma il
Signore ti faccia percepire la sua presenza e
personalità (volto) e ti faccia gustare quanto è
illuminante e rassicurante il rapporto con Lui".
E'richiamo di accoglienza e benevolenza.
"Javhè elevi a te il suo volto": vien chiesto un
rapporto stabile con il suo popolo poiché da qui
scaturisce la pace. Quando il volto di Dio è
nascosto, la miseria ed il disagio sorgono
profondi. Viene richiesto lo sviluppo armonico e
felice, opera messianica per eccellenza (Is
9,1-6). Porre il nome (v 27) richiama le mani
protese verso il popolo nel gesto della
benedizione (1 Re 8,51).
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Fil 2, 5-11 Fratelli, abbiate in
voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo
nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come
Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come
uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a
una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni
ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni
lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio
Padre. Filippesi 2, 5-11 Paolo sta
sperimentando un cammino impensabile solo pochi decenni prima:
egli sta operando nel nome di Gesù una convergenza di popoli
nella umanità intera. Giudei e pagani (detti "gentili" da "le
Genti") si ritrovano insieme, riconciliati in Gesù e quindi in
pace tra loro, con la stessa dignità e la stessa figliolanza con
Dio. Per un segno nella carne (la circoncisione: l'espressione
dell'Alleanza) che non hanno, i Gentili sono stati esclusi dalla
cittadinanza di Israele e dalle promesse dell'Alleanza stessa. E
questo ha tolto loro l'accesso ai doni di Dio e quindi alla
salvezza. Tra i due popoli non c'era comunicazione, tanto che
anche solo un semplice passaggio di cortili del tempio,
superando il muro di separazione che divideva i circoncisi dai
pagani, sarebbe stato punito con la morte. "Eravate senza
Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti
della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo". Si
parla di cittadinanza e di patti della promessa. - La
cittadinanza era un privilegio politico molto importante: essa
oltrepassava i confini territoriali e Roma offriva, per meriti
particolari, cittadinanza romana anche a degli stranieri. Paolo
era un custode fiero e geloso della sua cittadinanza romana che
lo salvò molte volte da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva
molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un
popolo. "I patti della promessa" si richiamano a fatti
operati dai Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè, escludendo
i pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio, con idoli
muti che non comunicano la loro volontà né la loro salvezza.

Grotta dei pastori |

Lc 2, 18-21
In quel tempo. Tutti quelli che udivano si
stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva
tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono,
glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto,
com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti
per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato
dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Luca. 2,
18-21 Il breve testo del Vangelo collega l'incontro dei pastori la notte
di Natale nella grotta in cui Gesù è nato e i gesti squisitamente ebraici che
inseriscono Gesù nella storia del popolo d'Israele mediante la circoncisione.
Al centro c'è la rivelazione dello stile della Madonna, atteggiamento di
ricerca, di contemplazione, di ubbidienza costruttiva e appassionata che
dovrebbe corrispondere all'atteggiamento della comunità cristiana, che trova
in Maria il suo modello: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore." Il messaggio inizia dalla parola che i pastori
portano: sono gli ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità
ebraica, anche se non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che
è importante offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino
che è speranza per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero:
Maria e Giuseppe. Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può
certamente dire che essi "dicono la buona novella" e questo suscita
sbalordimento perché il mondo di Dio si apre su tutti come speranza, come
accoglienza, come progetto di vita nuova, come popolo che ricongiunge insieme
tutte le realtà, superando le lacerazioni o le contrapposizione.
L'atteggiamento di chi scopre con meraviglia che Dio manda segni per la
speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto umile e privilegiato: un
ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le ricchezze, i miti, i
racconti e la storia del proprio popolo. Tutto questo è materiale che va
raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria interiorità. Il cuore,
nel mondo ebraico, viene inteso come la dimensione più profonda
dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio dice. Maria non si
preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a riempire di risposte quegli
interrogativi che continuamente sono sorti in lei e in Giuseppe. E proprio a
Betlemme sono all'oscuro di tutto. Perciò ciò che sentono alimenta la loro
speranza e capiscono che, in modi diversi, Dio vuole alimentare la luce di
vita dentro di loro. Così ascoltare significa fermarsi a cogliere i segni che
vengono offerti da chi sa parlare e sa portare messaggi. Ascoltare sarà
lodare il Signore con il proprio silenzio che diventa l'atteggiamento più
profondo e più vero. Anche la Chiesa, la comunità di Gesù, deve imparare
così, e lo sa. Il messaggio è nella vita di Gesù, ma anche lei sa di non
essere sola a portarlo. Questo messa è anche rintracciabile nella storia di
ciascuno, nell'itinerario dei popoli, nei cambiamenti della storia, nelle
crisi. Essa sa che la ricchezza ricevuta da Dio ha bisogno di essere
conosciuta sempre di più, interpretata, accolta con umiltà, sentita viva e
attuale. Come la Madonna che ha generato la ricchezza di Dio in questo
bambino, essa deve anche imparare a conoscerlo e interpretarlo e, nello
stesso tempo, deve aiutarlo, sostenerlo ed educarlo per quanto ella sa, nella
fedeltà della fede al Signore.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |