Santissima Trinità
15 giugno 2025
Gv 14, 21-26
 Riferimenti :Gen 18, 1-10a-Sal 104 - 1Cor 12, 2-6
Il Signore è fedele alla sua parola. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.

 Gen 18, 1-10a
In quei giorni. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa d
ata e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Genesi. 18, 1-10a
L'ospitalità è un regalo grande che l'umanità dei poveri si è sentita in obbligo di dare, soprattutto in una realtà di vita come è il deserto, tra i beduini, e nei pericoli dei mari tra i marinai. Qui ci troviamo nella splendida ospitalità che Abramo offre a degli sconosciuti. E nella lettera agli Ebrei (13,2) si dice che "Alcuni, praticandola, hanno accolto, senza saperlo, anche gli angeli" (e probabilmente l'autore biblico ha in memoria l'episodio di Abramo). Il Signore decide di visitare il suo amico Abramo e lo fa in incognito, sotto forma di tre viandanti anonimi che si trovano a passare vicino alla tenda di Abramo, alle querce di Mamre, dove Abramo si è accampato. E' un racconto misterioso che, inizialmente, si svolge nella normalità di viandanti accaldati e spersi in un deserto assolato. Mentre Abramo si riposa nell'ora più calda del giorno, all'ombra della tenda, e probabilmente sonnecchia, è però sempre vigile. Scopre all'improvviso tre uomini in piedi davanti a lui.
Tutto lo scenario cambia e Abramo si preoccupa di offrire ospitalità nel modo più immediato e più sontuoso possibile. Provvede subito all'acqua frasca, al lavaggio dei piedi e a far accomodare gli sconosciuti all'ombra. Poi li prega di pazientare e provvederà ad un boccone di pane ed a un ristoro possibile. Sempre Abramo non solo ordina ed organizza per la cucina, a Sara chiede di impastare pane fresco ma il quantitativo è enorme: circa 50 kg di farina e lui stesso sceglie un "vitello tenero e buono", ordinando poi di prepararlo e cuocerlo.
Il bisogno di ospitalità rende Abramo attento, servizievole, premuroso: in piedi, a servizio delle esigenze degli sconosciuti e affettuoso.
Di fronte all'accoglienza ed alla gratuità gli sconosciuti rispondono con una promessa: "Tornerò tra un anno e Sara avrà un figlio" (da notare i cambi impensabili da singolare a plurale e vice versa). Dio scende nel suo popolo ed offre la vita gratuitamente. Il popolo d'Israele si svilupperà sulla promessa di Dio e sulla ospitalità di Abramo. Anche il popolo santo della Chiesa si svilupperà con il dono di Dio che si fa anonimo e piccolo e si costituisce come un popolo accogliente della Parola del Signore e dei suoi progetti.

1Cor 12, 2-6
Fratelli, voi sapete che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

1 Cor 12, 2-6
Nella Comunità cristiana di Corinto sorgono disagi e dissapori poiché si sono sviluppati doni particolari e si sono messe in mostra possibilità e attività che suscitano gelosie e rancori. Si pretende un confronto serrato ed una gerarchia riconosciuta di doni o "carismi" che lo Spirito ha moltiplicato tra persone credenti perché diventassero sostegni, aiuti e forza per la comunità intera. E invece si pretendono titoli onorifici, si esigono maggior rispetto e precedenze, si reclamano diritti e privilegi.
I doni di Dio sono dati a ciascuno per "l'utilità comune" (12,7) e tutto è dono dello Spirito. Mentre, quando domina il mondo della idolatria, il rapporto con la divinità è assolutamente inesistente poiché ci si ritrova davanti ad idoli muti, ora il linguaggio deve imparare a verificare il significato del proprio dialogo con Gesù. Che cosa diciamo di Gesù? Se per noi è grande, ed è il Signore, lo riconosciamo nella forza dello Spirito poiché è lo Spirito che alimenta la fede. Se abbiamo lo Spirito, noi scopriamo la bellezza della fede e la presenza di Gesù che ci porta al Padre.
Entrando nella struttura del testo, si distingue tra "carismi": doni particolari e gratuiti conferiti dallo Spirito; ci sono "ministeri" o funzioni orientati al bene della comunità, e ci sono "operazioni", cioè manifestazioni della potenza di Dio.
Paolo si preoccupa di accompagnare i credenti verso una visione unitaria in comunione con Dio. Anche i pagani hanno esperienze religiose particolari e le attribuiscono ad diverse divinità. Per i cristiani la fonte è l'unico Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo che esercitano una unica azione, anche se la diversità delle manifestazioni nei fedeli può permettere di orientarsi a particolari proprietà personali. Allo Spirito, dono di grazia e d'amore sono riferiti i "carismi"; a Cristo, capo della Chiesa sono attribuiti i ministeri spirituali per compaginare la Comunità cristiana e sostenerla nel suo cammino nel tempo. E il Padre, fonte di tutto l'essere e della vita piena, è all'origine delle "operazioni" di potenza, di pienezza di vita, di creazione.
Ma tutto viene offerto perché la Comunità esprima questa pienezza e diventi ricchezza, al suo interno per la vita nel mondo.


Gv 14, 21-26
 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Giovanni 14, 21-26
Stiamo sempre leggendo, in queste domeniche dopo Pasqua, brani di discorsi di Gesù pronunciati nella sua ultima cena e riportati da Giovanni. E' importante tener presente questo contesto poiché quello che leggiamo è anche dialogo, ma il tutto ha il sapore della conclusione, delle ultime raccomandazioni e quindi di un testamento: linee essenziali che riassumono il lungo insegnamento del Maestro. Amare Gesù è un impegno concreto di fiducia e di accoglienza. Amare non si gioca tanto sui sentimenti o sulle emozioni, ma su scelte precise e coraggiose poiché siamo indirizzati dalle decisioni di Gesù. Con questo amore si costituisce una comunione inimmaginabile in cui ciascuno diventa abitazione, tempio vivente di Dio in cui si esprime l'intimità infinita del Padre e di Cristo nell'amore totale e immenso dello Spirito. Gesù parla di manifestazione piena e quindi di dimora completa. E tra i discepoli sorge spontanea una domanda, formulata quindi da Giuda, non l'Iscariota: "Perché non ti manifesti al mondo ma solo a noi?" Anche loro, come tutti quelli che seguivano Gesù, trepidano per una certa diffidenza che serpeggia attorno a Gesù nelle classi colte e Gesù non fa nulla per far esplodere la sua forza. Anche i familiari di Gesù non condividono la ricerca del nascondimento. Addirittura gli fanno una proposta pubblica:: "«Parti di qui e va' nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!» (Gv7,3-4). Vogliono che si imponga ma Gesù rifiuta, memore delle parole di Isaia: "«Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità» (42,2-3). Si esprime qui il mistero della Chiesa. Per Gesù il manifestarsi consiste venire ad abitare nei suoi discepoli, prendere dimora nel mondo attraverso loro. Tutti vogliono che Gesù manifesti attraverso le sue opere la pienezza e la novità. Ma Gesù, quando parla delle sue opere non fa quasi mai riferimento ai miracoli. Le opere di Gesù sono le sue scelte, la sua attenzione alla liberazione di ciascuno, il rispetto della dignità di ogni persona. I messaggi che Gesù offre sono incomprensibili per le attese che i discepoli hanno e per l'affetto che gli portano. Allora Gesù, con fiducia, dice:"Lo Spirito Santo vi insegnerà e vi ricorderà".Una splendida sintesi dell'opera dello Spirito: insegnare suppone l'accompagnare nel tempo ed accogliere la novità nascosta nelle cose, nelle attese e nelle speranze, nei segni di Dio. Nella storia si presenteranno problemi sempre nuovi, interrogativi diversi, complessi, impensabili al tempo di Gesù. E i discepoli debbono poterli affrontare, sviluppando linee e comportamenti secondo il pensiero di Gesù. "Lo Spirito insegnerà". Ma anche "Lo Spirito vi ricorderà"

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.