II Domenica dopo Pentecoste
22 giugno 2025
 Mt 6, 25-33
Riferimenti :Sir 18, 1-2. 4-9a. 10-13bSal 135 Rm 8, 18-25
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre. Rendete grazie al Dio degli dèi, perché il suo amore è per sempre. Rendete grazie al Signore dei signori, perché il suo amore è per sempre. Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,perché il suo amore è per sempre.

Sir 18, 1-2. 4-9a. 10-13b
Colui che vive in eterno ha creato l’intero universo. Il Signore soltanto è riconosciuto giusto. A nessuno è possibile svelare le sue opere e chi può esplorare le sue grandezze? La potenza della sua maestà chi potrà misurarla? Chi riuscirà a narrare le sue misericordie? Non c’è nulla da togliere e nulla da aggiungere, non è possibile scoprire le meraviglie del Signore. Quando l’uomo ha finito, allora comincia, quando si ferma, allora rimane perplesso. Che cos’è l’uomo? A che cosa può servire? Qual è il suo bene e qual è il suo male? Quanto al numero dei giorni dell’uomo, cento anni sono già molti. Come una goccia d’acqua nel mare e un granello di sabbia, così questi pochi anni in un giorno dell’eternità. Per questo il Signore è paziente verso di loro ed effonde su di loro la sua misericordia. Vede e sa che la loro sorte è penosa, perciò abbonda nel perdono. La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente.

Siracide 18, 1-2. 4-9a. 10-13
Abbiamo letto un bellissimo inno, che celebra la sapienza e la grandezza di Dio, e viene dopo l'invito alla conversione: "Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli.
Volgiti all'Altissimo e allontanati dall'ingiustizia" (17,25-26). Il Signore è misericordioso e la grandezza di Dio si mette a confronto con la fragilità degli esseri umani. E poiché Dio è grande, egli è ancor più compassionevole e generoso. In questa attenzione ad una umanità povera e tuttavia chiamata a conoscere il vero Signore, si svolge il richiamo della creazione. Ci troviamo così, tutti noi, davanti alla sua misericordia, capace di intrecciare l'universo e la nostra povera generosità che, a malapena, riesce a perdonare solo chi gli è più vicino. Si risente l'influsso della cultura greca che l'autore conosce, ma ancor più della cultura ebraica che valorizza e ama, rivelatrice di rapporti impensabili tra i popoli pagani. L'autore del libro: "Gesù, figlio di Sira", e quindi Siracide, è stato detto anche Ecclesiastico (dal "libro da leggere nell'assemblea") ha, probabilmente, scritto questo libro nei primi decenni del II sec. a.C., destinandolo agli Ebrei che sperimentano, nella loro terra, la dominazione della cultura greca dei Tolomei prima e dei Seleucidi dopo. Composto originariamente in lingua ebraica, il Siracide si è conservato completo soltanto nella versione greca. E quindi, proprio per la sua diffusione in lingua greca, non lo si è riconosciuto nella Bibbia ebraica. Perciò è detto "deuterocanonico", presente solo nell'elenco dei libri, riconosciuti ispirati, dei cattolici. Non è presente nell'elenco ebraico, né nell'elenco delle confessioni cristiane protestanti. C'è la meraviglia di una presenza di popolo che il Signore ha scelto e che sa intravedere le opere di Dio che, però, non si possono né misurare né raccontare. E tuttavia, da questa penetrazione sapiente nasce l'interrogativo fondamentale della nostra intelligenza: chi siamo noi, a che cosa serve la nostra vita, quali sono i significati e la differenza tra bene e male? (v 7).


Tempio sul monte delle beatitudini
Rm 8, 18-25
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

Romani 8, 18-25
Il cap.18 contrappone la legge dello Spirito e la legge del peccato e della carne. Coloro che sono in Cristo, sono uniti a Lui che ha offerto la sua vita e che quindi, con la sua morte, ha distrutto il nostro peccato e la nostra debolezza. Lo Spirito di Gesù ha strutturato in noi una rettitudine morale di fronte a Dio e ci ha offerto la vita di figli di Dio, costituendoci in una rettitudine morale la cui pienezza si raggiungerà con la risurrezione dei corpi. Così " Voi - dice Paolo rivolgendosi ai cristiani di Roma - non avete ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio" (vv. 15-16).La fatica del vivere ed operare con fiducia nella linea che Gesù ci offre, ci sarà ricompensata in pienezza, anzi in sovrabbondanza. Non è paragonabile alla gloria futura. Nel maturare questa attesa e questa presenza carica di speranza e di novità su cui Cristo ci garantisce con la sua vita, sentiamo che dalla nostra fedeltà dipende anche l'aspettativa del creato. Si parla di uno strano destino e di una misteriosa comunione tra noi e il creato attorno a noi. Per il male che portiamo nel cuore anche il creato è stato travolto e, come noi, aspettiamo la liberazione. Anche la realtà creata attende una sua liberazione che la riporti allo splendore della creazione, come è uscita dalle mani di Dio. Il male, l'orgoglio, l'egoismo, la rapina, la furia omicida e distruttiva hanno condannato questa nostra terra a subirne le conseguenze e le lacerazioni si percepiscono via via: viene minacciata la fertilità della terra, la purezza dell'acqua, la sanità dell'aria. Si minacciano le colture, si inaridiscono le sorgenti, si avvelenano i mari, si desertificano le pianure e le foreste. Si moltiplicano i terremoti, le inondazioni, gli incendi boschivi, le stragi di animali. Si allontana sempre più quell'esclamazione che si ritrova alla fine della creazione dei sette giorni. "E Dio vide che era molto buono" (Gen1,31). E insieme manca il lavoro eppure ci sarebbe un gran bisogno di operosità per riportare ordine e sicurezza, per rendere stabili le montagne che non franino sulle case e sulle strade, per regolamentare i corsi d'acqua e rendere solide le abitazioni, evitando distruzioni e morti. Il Signore ci chiede il coraggio della non violenza, la forza della solidarietà, la misericordia verso chi sbaglia, il riconoscere dignità ai poveri offrendo loro un impegno che li renda, essi stessi, portatori di sostegno agli altri. Paolo invita a non disperare e a non interpretare il grido di dolore del creato come quello di un morente. È piuttosto simile a quello della partoriente che sta per dare alla luce una nuova vita.

VANGELO Mt 6, 25-33 
In quel tempo. Il Signore Gesù ammaestrava le folle dicendo: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
Matteo 6,25-33
Il brano, scelto oggi dalla liturgia, va letto iniziando dal versetto precedente: "Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza" (6,24). Gesù infatti pone, prima di tutto, un riferimento sconcertante e drammatico. Ne va di mezzo il senso della vita poiché essa non si misura su l'avere o non avere un Dio come scelta e quindi tra religiosità o ateismo, ma si misura sulla scelta comunque di un Dio, la scelta tra il Dio d'Israele o l'idolatria di un altro Dio che è la ricchezza.. L'uomo non può vivere senza riferimenti o dipendenza: il verbo "servire" va tradotto con Gesù con i verbi: "amare, odiare, preferire, disprezzare". Bisogna scegliere chi servire (e nel significato religioso significa ubbidire, decidere totalmente, mettersi a disposizione). Se il testo traduce il pensiero di Gesù in "non preoccupatevi", in realtà il significato è molto più pesante, Si dovrebbe dire "non affannatevi: (il verbo greco, nel brano, è ripetuto 6 volte e, a dire il vero, significa letteralmente "non andate in pezzi"), preceduto, come abbiamo visto, dalla riflessione sulla scelta tra Dio e la ricchezza. Nella lingua di Gesù il danaro viene chiamato "Mammona". E indica, fondamentalmente, ciò che si possiede, i beni. La cosa curiosa è la radice di questa parola, in ebraico, "aman" (come il nostro Amen); vuol dire "stare saldo, cercare appoggio". Perciò mi affido, mi appoggio, trovo garanzia nel possedere. Ma Gesù dice: "Facilmente ciò che possiedi si trasforma e passa, da mezzo che dà fiducia e sostegno, a potenza, unica realtà importante, un Dio a cui tutto rivolgi e a cui dedichi la tua vita". Se il nostro Dio è il Padre di Gesù, allora tutti gli uomini e tutte le donne non mi sono estranee, ma mi sono fratelli e sorelle con cui condividere cammini, competenze, vita, possibilità e scoperte. Se il Dio da cui dipendo è la ricchezza e quindi i beni che possiedo e che accumulo nel mio affannarmi, allora gli altri diventano o servi da sfruttare perché mi garantiscano o ladri che mi derubano e che rifiuto e maledico. La tentazione si fa esigente e angosciante. Mi trovo a servire un idolo che metto al livello di un unico Dio. Gesù ci riporta ad una sanità mentale che invita alla fiducia. "Mi chiedete :Quali sono le prove?" "Guardate gli uccelli del cielo e guardate i gigli del campo". Dio li ha creati con i loro istinti e nutre gli uccelli e riveste i fiori. Per l'uomo e la donna non si fa l'elogio della pigrizia, ma si richiamano la vocazione e le scelte di vita di ciascuno. Responsabilità di tutti, dell'uomo e della donna, è lavorare e sviluppare il mondo e metterlo a servizio della crescita di ciascuno. Non è un caso che vengano qui ricordati due tipi di lavori: quello degli uomini che coltivano e quello delle donne che filano la lana..

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.