 III Domenica dopo Pentecoste
29 giugno 2025
Matteo 1,20b-24
Riferimenti :Gen 3, 1-20 - Sal 129 - Rm 5, 18-21 |
Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta
la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia
supplica. |
Gen 3, 1-20 In quei giorni. Il
serpente era il più astuto di tutti gli animali
selvatici che Dio aveva fatto e disse alla
donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete
mangiare di alcun albero del giardino”?».
Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli
alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma
del frutto dell’albero che sta in mezzo al
giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e
non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma
il serpente disse alla donna: «Non morirete
affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi
ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e
sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da
mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile
per acquistare saggezza; prese del suo frutto e
ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era
con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si
aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di
essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se
ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei
passi del Signore Dio che passeggiava nel
giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con
sua moglie, si nascose dalla presenza del
Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse:
«Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel
giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi
sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere
che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di
cui ti avevo comandato di non mangiare?».
Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto
accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho
mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che
hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi
ha ingannata e io ho mangiato». Allora il
Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto
questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra
tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre
camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni
della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la
donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa
ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il
calcagno». Alla donna disse: «Moltiplicherò i
tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore
partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo
istinto, ed egli ti dominerà». All’uomo disse:
«Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e
hai mangiato dell’albero di cui ti avevo
comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il
suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il
cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e
cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei
campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il
pane, finché non ritornerai alla terra, perché
da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in
polvere ritornerai!». L’uomo chiamò sua moglie
Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Genesi. 3, 1-20 Il primo testo, che leggiamo
oggi, è tratto dai primi 11 capitoli del libro
della Genesi. Sono capitoli preziosissimi poiché
indicano l'inizio ed il sorgere della vita (capp
1-2), e quindi la storia di 5 generazioni da
Adamo ad Abramo (inizio del mondo ed inizio del
popolo d'Israele) in cui si consuma una
terribile degradazione dell'umanità, dovuta
all'arroganza dell'uomo che si ribella al
progetto di sviluppo e di crescita del Creatore
(capp 3-11). Con il cap. 12 compare nella
narrazione Abramo che inizia di nuovo la
speranza sulla Parola del Signore che lo chiama.
L'umanità desidera, innanzi tutto, giungere ad
una autonomia morale: "Desidera di diventare
come Dio" e decidere da sola ciò che è bene e
ciò che è male" (3,1-4,27). Passa quindi
all'abuso della vita ( 5,1-9,19) e infine
all'abuso del potere (9,20-11,26). Oggi
abbiamo letto l'origine della ribellione. L'uomo
e la donna sono il simbolo dell'umanità. Debbono
affrontare la tentazione della ribellione (vv
1-5), ma sono sconfitti e accettano,
disobbedendo a Dio, di mangiare il frutto
proibito (v 6). Il risultato, avendo rifiutato
il comando del Signore, è quello di scoprire la
paura, la vergogna, il desiderio ossessivo di
nascondersi perché scoprono di essere totalmente
poveri di tutto. Avviene quindi l'esame dei
colpevoli (vv 8-13), la pena (vv 14-19), la
scacciata dal Paradiso in una terra maledetta
(20-24). Tutto inizia dall'illusione di poter
diventare grandi e potenti. E questo è possibile
solo disobbedendo. Le motivazioni sono
suggestive e sembrano buone: infatti vengono
contrapposte scelte e grandezze personali, in
piena autonomia in contrapposizione alla
dipendenza dalle scelte della volontà di Dio.
Dio vuole sottomissione, fiducia in lui,
crescita e maturazione possibili. Il serpente
promette "che si apriranno gli occhi" e che si
potrà raggiungere la stessa sovraconoscenza di
Dio, il segreto della vita e dell'essere e
quindi l'autonomia totale. Per gli ebrei che
leggono, il serpente è il Dio-serpente delle
religioni dei popoli che circondano il
territorio di Gerusalemme. E' un Dio potente, il
Dio della fecondità e quindi della ricchezza.
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Romani 5, 18-21 Fratelli, come
per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la
condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa
su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti,
come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati
costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo
tutti saranno costituiti giusti. La Legge poi sopravvenne perché
abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la
grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così
regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna,
per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Amen
Romani 5, 18-21 Secondo le usanze interpretative dei rabbini,
Paolo contrappone alla disobbedienza del primo uomo l'obbedienza
del Figlio di Dio. Nella sua obbedienza alla volontà del Padre,
Gesù ha giustificato l'umanità che Dio ha sempre amato, mentre
essa ha continuato a sentirsi lontana, imprigionata nella sua
condizione di peccato e di morte. L'opera di Gesù è giustizia e
conduce l'umanità nella pienezza della vita. Gesù ci ha
liberato dalla condanna, dal destino di una consunzione e di una
perdizione. Gesù ci ha liberato anche dalla Legge che ha
moltiplicato la coscienza del peccato. E tuttavia tale
consapevolezza non ha aiutato a liberarci. Piuttosto ci ha reso
sempre più certi di una nostra incapacità ad uscire dal tunnel
del rifiuto e dalla disperazione che ci rende improponibile il
cammino verso la giustizia. Paolo ne fa esperienza con la sua
puntigliosa aderenza alla legge nei tempi precedenti la sua
conversione. Egli ha vissuto in quella atmosfera di tensione
verso la totale ubbidienza alla legge e il disprezzo del popolo
che, rassegnato ed ignorante, non sa essere coerente alle
infinite sfumature della legge di Mosè. "Questa gente che non
conosce la legge è maledetta" (Gv7,49) dicono i farisei. Così,
nella tensione alla perfezione, anche Paolo ha disprezzato quel
"popolo maledetto", incapace di piena ubbidienza. La ricerca
di Gesù lo ha liberato e lo ha fatto discepolo di un Salvatore
che ama il popolo povero e peccatore e che libera dalla
maledizione della legge e dalla disobbedienza di Adamo perché
finalmente in cammino verso il Padre. Gesù lo ha manifestato,
essendosi fatto garante presso Dio e presso di noi con il suo
amore e la sua morte. Siamo nel Regno che non ha confini,
aperto ad ogni uomo, a partire dal popolo eletto, discendente da
Abramo che ha una grande gloria, custode della promessa di un
Salvatore per tutti. Per questo ogni persona, uomo o donna, è
amata e scelta, santificata se accoglie, garantita da una
gratuità che, attraverso Gesù, si manifesta a ciascuno che la
voglia accogliere.
Altare della chiesa dell'annunciazione |
Matteo 1,20b-24 In quel
tempo. Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà
alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo
popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che
era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine
concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli
aveva ordinato l’angelo del Signore.
Matteo 1,20b-24 Con questo testo di Vangelo ci troviamo
alla conclusione della riflessione iniziata con il peccato di Adamo ed Eva.
L'umanità ha peccato e non ha risorse né capacità né prospettive di
risollevarsi. Ma Dio è il Dio di amore e, se accetta di vedere un suo
capolavoro lacerato e disperso per la libertà che l'umanità si vuole gestire
su interessi, voglie, presunzioni, potenze, violenze e poteri, Egli continua
ad inseguire e a proporre progetti di vita e di speranza. Alla fine la
salvezza verrà dal grembo della sua pienezza, dal Figlio che manderà nel
mondo. Il Figlio accetta questo ruolo di uomo fedele, disarmato e amorevole.
Il Figlio entra nella cultura di un popolo, in una famiglia, in un corpo
generato da donna, nelle strutture del popolo che ha mantenuto il richiamo e
ha custodito le promesse. Il Vangelo di Matteo racconta sull'inizio di
questa presenza alcuni fatti che vanno letti come messaggi teologici più che
come cronaca e ci mettono sulle tracce di questa promessa che si sviluppa tra
noi. Una coppia di giovani sposi sta vivendo, secondo le usanze d'Israele,
quell'anno di attesa tra promessa e convivenza. Non possono frequentarsi e
tuttavia, già sposati, attendono con trepidazione l'incontro definitivo e
ufficiale della nuova famiglia. Per dare una ragione plausibile bisogna
ricordare che le ragazze sono promesse a 12-13 anni, e i ragazzi a 14-15
anni. In questo periodo la coppia è coinvolta nelle scelte di Dio. Luca
racconta il messaggio dell'angelo a Maria e gli interrogativi sul suo futuro,
Matteo racconta il messaggio di Dio nel sogno a Giuseppe sulle scelte che
egli non sa prendere, probabilmente riflettendo sul proprio ruolo in questo
frangente misterioso in cui si sente totalmente estraneo. Probabilmente è
questo il motivo delle perplessità più che i sospetti e le diffidenze su
Maria. Si parla di un messaggio di Isaia per l'annuncio della nascita del
figlio del re Acaz in un momento drammatico della storia di Gerusalemme (
siamo nel sec VIII a.C.). E' stato veramente un segno di Dio in quel momento,
un "Emanuele" (un Dio con noi) che visita il popolo. Ma non tutte le vicende
di questo re, diventato adulto, hanno risposto alle attese riposte in lui.
Matteo sta dicendo che Dio avrebbe mandato un nuovo "vero Emanuele". Anzi
racchiude tutto il suo Vangelo tra due citazioni dell'Emanuele: questa,
all'inizio (1,23), l'abbiamo letta oggi; l'altra si trova alla fine del
Vangelo dopo l'invio per la missione degli apostoli nel mondo.(28,20) «Ed
ecco, io sono con voi ( l'Emanuele) tutti i giorni, fino alla fine del
mondo».
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |