
V Domenica dopo Pentecoste
13 luglio 2025
Lc 13, 23-29
Riferimenti ;Gen 18, 1-2a. 16-33 - Sal 27 - Rm 4, 16-25 |
Signore, ascolta la voce della mia supplica.
Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio. |
Gen 18, 1-2a. 16-33 In quei
giorni. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce
di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della
tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò
gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi
presso di lui. Quegli uomini andarono a
contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li
accompagnava per congedarli. Il Signore diceva:
«Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che
sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una
nazione grande e potente e in lui si diranno
benedette tutte le nazioni della terra? Infatti
io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi
figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare
la via del Signore e ad agire con giustizia e
diritto, perché il Signore compia per Abramo
quanto gli ha promesso». Disse allora il
Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo
grande e il loro peccato è molto grave. Voglio
scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto
il male di cui è giunto il grido fino a me; lo
voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e
andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava
ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si
avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il
giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta
giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere?
E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai
cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da
te il far morire il giusto con l’empio, così che
il giusto sia trattato come l’empio; lontano da
te! Forse il giudice di tutta la terra non
praticherà la giustizia?». Rispose il Signore:
«Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti
nell’ambito della città, per riguardo a loro
perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e
disse: «Vedi come ardisco parlare al mio
Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai
cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per
questi cinque distruggerai tutta la città?».
Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò
quarantacinque». Abramo riprese ancora a
parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno
quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a
quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio
Signore, se parlo ancora: forse là se ne
troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve
ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco
parlare al mio Signore! Forse là se ne
troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò
per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si
adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta
sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose:
«Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Come ebbe finito di parlare con Abramo, il
Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua
abitazione. Genesi 18, 1-2a.
16-33. Il Signore ha visitato Abramo presso
la sua tenda presentandosi come un gruppo di 3
viandanti e Abramo si è preoccupato di dar loro
una ospitalità possibile con la sua situazione
di uomo del deserto, ma è stato munifico. Si
sente ringraziato di questa generosità gratuita
con una promessa gratuita, splendida, di vita:
nonostante la sua avanzatissima età e quella
della moglie Sara, avranno un figlio (18,1-15).
Abramo è amico di Dio e Dio, come ad un amico,
gli confida le sue scelte. Il Signore ha udito
grida di sofferenza salire a Lui ed è sensibile
al dolore di coloro che subiscono ingiustizia.
«Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto
tutto il male di cui è giunto il grido fino a
me; lo voglio sapere!» (v 21). Il Signore vuole
unire insieme giustizia e misericordia. Ma
Abramo pone, come richiesta, il problema di
tutti i tempi: "Ma i buoni devono soffrire con i
cattivi e per loro causa?" In Israele è
fortissimo il sentimento della responsabilità
collettiva. Non ci si domanda qui se i giusti
possano essere risparmiati individualmente. Ci
si domanda se un piccolo numero di giusti può
allontanare il castigo contro tutta la città. Di
fatto, Dio salverà Lot e la sua famiglia
(19,15-16); ma il principio della responsabilità
individuale sarà espresso solo in Dt 7,10:
"Riconosci dunque il Signore, tuo Dio: egli è
Dio, il Dio fedele, che mantiene l'alleanza e la
bontà per mille generazioni con coloro che lo
amano e osservano i suoi comandamenti, ma ripaga
direttamente coloro che lo odiano, facendoli
perire; non concede una dilazione a chi lo odia,
ma lo ripaga direttamente". I testi si
moltiplicheranno: Dt 24,16; Ger 31,29-30; Ez
14,12.18. Dovendo tutti subire la stessa sorte,
Abramo domanda solo se alcuni giusti non
potrebbero ottenere il perdono di molti
colpevoli. Le risposte di Dio sanciscono il
ruolo salvifico dei santi nel mondo. Abramo
mercanteggia al ribasso la misericordia, ma non
osa discendere al di sotto di dieci giusti.
Perché si è fermato a 10? Geremia ed Ezechiele
oseranno scendere ancora di più, intuendo che
Dio perdona il suo popolo se incontrasse anche
un solo giusto. Va ricordato Geremia:
"Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate
bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se
c'è un uomo che pratichi il diritto, e cerchi la
fedeltà, e io la perdonerò" ( (5,1). Va
ricordato Ezechiele: " Ho cercato fra loro un
uomo che costruisse un muro e si ergesse sulla
breccia di fronte a me, per difendere il paese
perché io non lo devastassi, ma non l'ho
trovato." (22,30). E il profeta Isaia (cap 53)
garantisce che la sofferenza del solo "Servo di
YHWH" salva tutto il popolo; ma quest'annuncio
non sarà compreso che quando si manifesterà
Gesù. |
Rm 4, 16-25 Fratelli, eredi si
diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in
tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non
soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella
che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi –
come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» –
davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama
all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo
nella speranza contro ogni speranza, e così divenne «padre di
molti popoli», come gli era stato detto: «Così sarà la tua
discendenza». Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come
morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il
seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per
incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio,
pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche
capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato
come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli
fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere
accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai
morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla
morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la
nostra giustificazione. Romani 4, 16-25. La
storia d'Israele, come Paolo sa leggere, percorre secoli di
storia, drammi e crolli totali, eppure il popolo di Abramo ha
mantenuto la sua vocazione di essere speranza attraverso Gesù e
proprio attraverso Gesù Abramo diventerà padre di molti popoli.
La fede di Abramo fu salda, coraggiosa, addirittura
difficilmente proponibile, se dovette accettare la promessa di
diventare padre, mentre vedeva sfiorire il corpo e la vita sua e
di Sara. E si sentì dire che sarebbe stata sua la terra che
abitava, eppure non fu mai padrone di un pezzetto di terra in
Israele, salvo di una grotta che pagò a caro prezzo per
seppellirvi Sara quando morì (Gen 23,9). Abramo ebbe fede e su
questa fiducia impostò tutta la sua vita. Così la sua
discendenza ne beneficiò poiché la fede di Abramo divenne
garanzia di amicizia e di fedeltà di Dio "per tutti noi", dice
Paolo. Scopriamo allora rapporti nuovi tra Dio e la nostra
storia ed il nostro futuro. E' il regalo dei santi che ci viene
offerto e che essi continuamente ripropongono a Dio. La loro
generosità e le loro scelte coraggiose di amore diventano
modelli ma anche preghiera e intercessione e salvano anche la
nostra realtà come salvano la Chiesa sul suo lungo e difficile
cammino. Certo, non sappiamo quanto male ci è stato risparmiato,
quanta guerra è stata sviata, quanta protezione ci è stata
offerta. Noi conosciamo solo ciò che è avvenuto, e conosciamo la
promessa di Gesù. Ma sappiamo anche di avere molti mediatori:
gli angeli che preghiamo. E prezioso è insegnare ai piccoli di
pregare l'angelo custode perché ci custodisca e ci protegga. Per
fede sappiamo di avere Maria, come mediatrice e madre. In
particolare Gesù ci ha incoraggiato a riconoscerlo come grande
mediatore presso il Padre, il mediatore per eccellenza. Gv 15,7
"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete
quello che volete e vi sarà fatto". Gv 16,24 "Finora non avete
chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la
vostra gioia sia piena". Gc 4,2 "Siete pieni di desideri e non
riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a
ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non
chiedete".
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Lc
13, 23-29 In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono
pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la
porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci
riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi,
rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”.
Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire:
“Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre
piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da
me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di
denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno
di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da
settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio».
Luca 13, 23-29. Gesù sta camminando verso Gerusalemme. Il racconto del
Vangelo di Luca è fondamentalmente impostato come un unico cammino di Gesù
verso la città santa (capp. 9,51-19,27): il luogo della morte e della
risurrezione. Poi Luca continua con un secondo racconto: il libro degli Atti
che riporta il cammino degli apostoli nel mondo, partendo da Gerusalemme.
Così il cammino di Gesù è un tempo educativo:"Passava insegnando per città e
villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme" (v 22). Quello degli
apostoli è il tempo della missione. Questo testo, tuttavia, è sorprendente
poiché, contrariamente allo stile di Luca, è esigente e duro. Assomiglia
ai testi di Matteo, spesso carichi di rimproveri e di giudizi verso i
farisei. Eppure Luca è l'evangelista della misericordia, della comprensione,
del buon samaritano. Ma, probabilmente, qui Luca sta riflettendo sulla sua
comunità e sente che si sta irrigidendo poiché la vede stanca, sicura di sé,
superficiale, supponente. Prende spunto, allora, da una domanda che uno
sconosciuto ha rivolto a Gesù: "Sono pochi quelli che si salvano?" e cerca di
aiutare a capire che l'incontro con Gesù suppone una convergenza sui
progetti. Egli non vuol rispondere a domande statistiche, a numeri, a
curiosità di masse ed eserciti affiancati, ma vuole aprire seriamente il
cuore alla salvezza. Non si tratta di fare un conto sui tanti o sui pochi
ma sul come ci si salva. Allora si profila all'orizzonte un verbo che indica
continuità, impegno, pazienza, costanza: "Sforzatevi": quanto ciascuno è
disposto ad impegnarsi fino in fondo? Gesù sta camminando verso Gerusalemme,
verso la sua morte e risurrezione. La salvezza si gioca sulle scelte di Gesù.
Certamente c'è un banchetto di gioia a cui ciascuno è invitato, ma la porta è
stretta. Le persone grandi e grosse, impettite e superbe, rigide e supponenti
non riescono ad entrare perché bisogna farsi piccoli, contorcersi, insistere,
magari sgomitare. "Fatevi piccoli o accogliete i piccoli" poiché il volto
di Dio è vicino, particolarmente, a loro. Poco prima Luca ricorda (lc
9,46-48): "Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo
mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome,
accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti
è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». "Lottate per entrare
finché c'è tempo" vuol suggerire Luca. E noi lottiamo finché siamo disposti a
rimettere in discussione il nostro cammino, e finché accettiamo di
interrogarci sul male, le ingiustizie, le paure, i tradimenti, i giudizi
sprezzanti, le implorazioni ignorate, finché siamo disposti ad accogliere
come bambini Gesù che viene e finché accettiamo la sua parola per metterla in
pratica.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |