III Domenica di Quaresima
23 marzo 2025
Gv 8, 31-59
Riferimenti :Dt 6, 4a; 18, 9-22Sal 105 Rm 3, 21-26
Salvaci, Signore, nostro Dio. Abbiamo peccato con i nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso. I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore.

Dt 6, 4a; 18, 9-22
In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio. Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”. Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’h
a detta per presunzione. Non devi aver paura di lui».
Deuteronomio 6,4a;18,9-22
Mosè sta preparando l'entrata nella terra d'Israele che il Signore ha destinato al suo popolo.
Abitare una terra significa trasformarla come una propria casa: vi si sviluppa il lavoro, si costruiscono le abitazioni, si pongono i segni di culto. In particolare le scelte religiose lasciano tracce sulla terra che abitiamo e nel cuore di ciascuno. E poiché ci vorranno strutture e istituzioni per reggere questo popolo e governarlo in un cammino verso la propria pienezza e pace, nel libro del Deuteronomio, si apre una sezione in cui parlare di uffici e cariche: i giudici (16,18-20;17,2-13), la monarchia (17,14-20), i sacerdoti (18,1-8) ed i profeti (18,9-22).
Resta chiaro, comunque, che al centro della propria fede c'è un solo Signore. Nella terra in cui si entra il popolo troverà tracce di altre culture e religiosità, scoprirà comportamenti aberranti fatti in nome di Dio per cui, in circostanze drammatiche e pericolose, si arriva ad uccidere e a bruciare i propri figli e figlie in sacrificio agli dei. Il popolo d'Israele poi troverà culti magici e forme di divinazione che sono tentativi di mediazione contrapposti alla mediazione di Mosé (qui si fa l'elenco più completo delle pratiche superstiziose che sono 8: "la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, chi fa incantesimi, chi consulta i negromanti o gli indovini, chi interroga i morti"). Tutto questo si sviluppa soprattutto in momenti di crisi. E' male poiché tenta di ricattare la potenza di Dio a svelare il futuro e vuole costringere il Sigmore ad operare secondo i propri desideri insaziabili. Ma il futuro è nelle mani di Dio e il compito del popolo è quello di ascoltare il Signore. E se tutti questi "abomini" sono male, nascono dalla volontà di possedere, dalla pretesa della conquista e del potere, dalla ricerca di ricchezza e di potenza.
La profezia nasce dalla richiesta di mediazione sull'Oreb. Se Mosè può parlare con Dio faccia a faccia (Es33,11), perché il popolo deve accettare la rivelazione del Signore tra lampi e tuoni, come sull'Oreb? Il popolo ha paura e non vuole sentire la Parola del Signore proclamata in questo modo.

Rm 3, 21-26
Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù.

Romani 3,21-26
Si parla spesso di giustizia di Dio e Paolo ci offre una prospettiva totalmente diversa da ciò che siamo abituati a pensare. Noi riteniamo che giustizia sia valutare in modo imparziale le persone ed il loro comportamento e retribuire ciascuno secondo i loro meriti. E invece, nella Scrittura, alla giustizia di Dio corrispondono la sua benevolenza, la sua grazia, la sua misericordia. Dio fa giustizia quando fa germogliare il bene, quando trasforma il peccatore in giusto. Perciò, già al tempo di Gesù, i migliori rabbini pensano che la giustizia e la bontà di Dio si manifestano verso coloro che non hanno alcun tesoro di misericordia. Paolo riprende questa intuizione, spiegando che Dio ha sviluppato la sua giustizia e misericordia in Gesù. "Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù" (23-24).
Poco prima Paolo ha ricordato (Rom 2,20-22) che perfino il popolo d'Israele, che possiede la legge, non è stato fedele alla legge. Ma il Signore ha deciso di giustificare il suo popolo e lo fa prima di qualunque azione buona. L'intervento di Dio si è sviluppato dando all'uomo un cuore nuovo come aveva predetto il profeta Ezechiele "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo" (Ez 36,26-28). Paolo vede, nella parola "redenzione", l'immagine del comperare uno schiavo o liberare un prigioniero con il riscatto.
"È lui che Dio ha stabilito apertamente" (25). E' chiaro il richiamo alla crocifissione, palese a tutti quelli che hanno fede, come "manifestazione della giustizia di Dio per la remissione dei peccati passati." Ma qui si ricorda anche il "Propiziatorio" La traduzione letterale dice infatti: "Dio lo ha esposto come propiziatorio" (e viene tradotto "come strumento di espiazione").


Gv 8, 31-59
 In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Giovanni 8, 31-59
Questo testo, complesso e carico di fede e di lotte interne tra credenti, ha al centro, continuamente, la figura di Abramo, ricordato 8 volte e che, tuttavia, resta sullo sfondo non come il vertice della rivelazione, ma come colui che aspetta una soluzione matura nel suo cuore e quindi una speranza.
Il testo inizia con l'affermazione di Gesù: "Sono la luce del mondo" (8,12) e l'affermazione è fatta nel tempio, nella Festa delle Capanne, quando particolarmente splende ovunque la luce.
Gesù non vuole partecipare alla festa delle Capanne, a Gerusalemme, come invece vogliono i suoi parenti (7,3) che pretendono che, finalmente, si faccia pubblicità e si mostri per quello che è. Gesù deve far esplodere, come tutti sperano, il tempo del Messianismo. Ma Egli rifiuta di andarvi, affermando, esplicitamente, la pericolosità dell'andare a Gerusalemme. Ma poi, in incognito, si reca nella città santa e sale direttamente al tempio.
Egli parla pubblicamente, affrontando, come un buon maestro, i temi della Scrittura, tra lo stupore della gente che, comunque, si meraviglia della competenza senza che avesse frequentato dei famosi maestri. La discussione si fa subito accesa e intervengono solo alcuni che si ritengono esperti mentre la maggior parte delle persone ascolta. Le parole di Gesù sono subito di fuoco.
Giovanni ricorda che Gesù parla presso il "Tesoro" (8,20), il luogo dove si raccolgono i proventi della raccolta del popolo per il tempio. Dagli interventi precedenti e seguenti e dai giudizi, che Gesù dà del culto, si risente la denuncia di un pesante sfruttamento delle persone, riversato nelle casse del tempio stesso che è diventato luogo di commercio e di ricchezza, deformazione del culto e durezza di cuore.
Gesù parla, ma a suo rischio e pericolo. Giovanni, in questi due capitoli (7/8), ricorda 6 volte il verbo "uccidere". E, d'altra parte, il momento è tragico per il peccato della classe dirigente. Perciò, nella denuncia, Gesù chiaramente accetta di manifestarsi come Messia e come inviato dal Padre. La predicazione non propone "un'attesa, uno stare attenti, un preparatevi", ma diventa una chiara e drammatica proposta: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (vv31-32). E' pur vero che qualcuno presta attenzione a Gesù ("quelli che avevano creduto"v 31), ma Gesù li avvia immediatamente sull'itinerario dell'essere discepoli e nella responsabilità di accettare pienamente la sua parola.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.