
Commemorazione di tutti i defunti
2 novembre 2025
VANGELO Gv 5, 21-29
Riferimenti :2Mac 12, 43-46 - 1Cor 15, 51-57 |
| Lavami, Signore, da tutte le mie colpe. Dal
profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. |
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2Mac 12, 43-46 In quei giorni. Il
nobile Giuda, fatta una colletta, con tanto a
testa, per circa duemila dracme d’argento, le
inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un
sacrificio per il peccato, compiendo così
un’azione molto buona e nobile, suggerita dal
pensiero della risurrezione. Perché, se non
avesse avuto ferma fiducia che i caduti
sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e
vano pregare per i morti. Ma se egli pensava
alla magnifica ricompensa riservata a coloro che
si addormentano nella morte con sentimenti di
pietà, la sua considerazione era santa e devota.
Perciò egli fece offrire il sacrificio
espiatorio per i morti, perché fossero assolti
dal peccato. 2Maccabei 12,
43-46 Il secondo libro dei Maccabei è un
seguito di lotte del popolo d'Israele contro
truppe nemiche e contro città che depredano e
ingannano la popolazione del Signore mentre
questo vuole restare fedele alla fede dei padri.
Qui si parla, in particolare, di un
combattimento contro Gorgia, un generale siriano
che poi diventa Stratega della regione
dell'Idumea (12,22). Giuda Maccabeo ha raccolto
le truppe Israeliane e costringe alla fuga
l'esercito nemico. Ma muoiono anche dei soldati
giudei. Nel frattempo l'esercito ebreo trova
ospitalità in un città vicina: Odollam e vi si
ferma per riposarsi, tanto più che è
sopraggiunto il sabato. Ma il giorno dopo, tutti
debbono preoccuparsi di seppellire i morti
poiché c'è caldo; siamo dopo la festa della
Pentecoste e "necessità esige" (12, 39: i corpi
cominciano ad imputridirsi) che si provveda alle
tombe. Ci si rende conto, però, che sotto le
tuniche di quei soldati morti sono nascosti
amuleti, oggetti votivi e preziosi, offerti agli
idoli dai loro adoratori della città di Iamnia e
che questi guerrieri hanno vinto e depredato. Ai
giudei è vietato possederne e, tuttavia, non
sono segno di idolatria ma di cupidigia, cioè
bottino di oggetti preziosi per lucrare soldi.
Ma nella loro cultura religiosa concludono:
"Questa scoperta, dice il testo, fu a tutti
palese per quale causa costoro erano morti"
(12,40). Iniziano allora a fare una supplica
chiedendo che il peccato fosse cancellato: e
l'immagine che viene evocata è una pagina che
viene lavata facendo scomparire la scrittura. Ci
si rende conto che, in questo periodo, sia già
radicata la convinzione della risurrezione per i
morti. Il Signore è più forte della morte e
concede ai suoi amici di poter intercedere e di
influire a vantaggio dei defunti.SALMO Sal 129
(130)
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1Cor 15, 51-57 Fratelli, io vi
annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo
trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono
dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno
incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti
che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e
questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo
corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo
corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della
Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è,
o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è
la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per
mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! 1 Corinzi
15, 51-57 Paolo ha particolarmente insistito, sulla
resurrezione in questo capitolo 15 con i cristiani di Corinto,
che sono greci e che, per questo, la loro cultura rifiuta la
prospettiva del ritorno alla vita poiché ritengono che il corpo
è molto più prigione che non grazia per giungere a Dio. Quindi
l'abbandonare il corpo sarebbe un primo dono che il Signore Gesù
offre loro. Ma la riflessione di Paolo attinge dalla coscienza
ebraica della risurrezione e soprattutto dalla fede in Gesù che
garantisce di essere risurrezione e vita. Egli ha lottato e
vinto la morte per sé e per tutti gli uomini e le donne del
mondo poiché la morte è il retaggio del peccato nell'umanità.
Paolo qui osa lanciare lo sguardo oltre il velo della materia e
oltre il tempo della storia. Non ha ricevuto dalla dottrina
degli apostoli particolari sulla risurrezione e quindi si affida
ad una rivelazione personale del Signore. Perciò parla di
mistero, cioè di rivelazione non pubblica ma intuizione di ciò
che avverrebbe alla fine. Tutti si trasformeranno, sia i morti e
sia quelli che ancora saranno stati risparmiati dalla morte:
tutti entreranno nella gloria. Si intravede che Paolo
immagina di assistere personalmente agli avvenimenti finali. Ma
non si sa nulla del "quando". Ogni persona riceverà un corpo
glorioso e incorruttibile. Tutto il male ed il corredo del male:
morte, odio, sofferenza, fame, violenza, malattia e vendetta
saranno sconfitti: la vittoria di Cristo sarà definitiva e
completa. Qui viene anche accennata una problematica sulla legge
che sarà poi sviluppata nella lettera ai Galati ed ai Romani. Al
v.56 sono uniti insieme la morte, il peccato e la legge. E' il
dramma della legge ebraica, riflette Paolo: essa parla di
peccato e ci svela la bruttura e la indegnità a cui il peccato
porta; però la legge di Mosè non dà la forza di superare il
peccato: la legge svela e ci travolge con la sua debolezza che
non sa sostenere la lotta contro il male. |
VANGELO
Gv 5, 21-2 In quel
tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà
la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti
non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino
il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre
che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola
e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al
giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi
dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio
di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha
la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se
stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non
meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei
sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una
risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna». Giovanni 5, 21-29 Il testo del vangelo di
Giovanni è molto consolante: "In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la
mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non va
incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita." E altrove ripete
che non è venuto per giudicare e condannare, ma per dare la vita e darla in
abbondanza. Bisogna ascoltare la sua Parola. Sembrerebbe facile. Ma ascoltare
la Sua Parola significa fidarsi di Lui e affidarsi completamente al suo
messaggio evangelico. Vuol dire, cioè, cambiare mentalità, capovolgere il
modo di vivere che normalmente è incentrato su se stessi, guardare l'umanità
e il mondo con gli occhi di Dio. Sono parole che ci mettono in crisi. A
sentirle o leggerle così superficialmente sembra tutto semplice: ma sì, che
cosa costa credere in questo Gesù di cui si parla da più di duemila anni? E'
stato un profeta sfortunato, è finito male, anche se era buono con tutti; e
ha detto e fatto delle cose che sembrano inverosimili, ma si può anche
credergli; tutt'al più non sarà vero. Il fatto è che "ascoltare" è molto più
che ‘udire'; ascoltare significa aderire, capire, mettere in gioco se stessi.
In questo caso vuol dire credere che la vita è più forte della morte (e non è
facile con tutto quello cui assistiamo), perché il Dio che ci rivela Gesù è
il Dio che è Amore, Vita, Relazione: il Dio-con-noi. Il Dio dell'incontro, il
Dio che non ci vuole perdere.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |