II Domenica di Avvento
24 novembre 2024
Mc 1, 1-8
Riferimenti . Is 19, 18-24 - Sal 86 - Ef 3, 8-13
Popoli tutti, lodate il Signore! Sui monti santi egli l’ha fondata; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!

Is 19, 18-24
Così dice il Signore Dio: «In quel giorno ci saranno cinque città nell’Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del Sole. In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo alla terra d’Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nella terra d’Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. Il Signore si farà conoscere agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno. Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani, ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà. In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra».

Isaia19, 18-24
Per il popolo d'Israele l'Egitto è sempre stato il regno nemico da abbattere: immagine di una nazione schiavista che porta alla morte, paese di idolatria. Così Isaia, nei capitoli 19 e 20, pronuncia un giudizio sull'Egitto che però, in modo sorprendente, si capovolge; nel tempo della sventura Dio soccorre e usa benevolenza per un popolo sconfitto e in preda al terrore. Negli anni del secolo VIII (prima del 701 a.C). i Faraoni avevano tentato di porre resistenza contro l'Assiria, cercando di coalizzare piccoli stati orientali per difendersi e per fermare l'invasione. Isaia era sempre stato in disaccordo con tale politica. Nei primi versetti del cap. 19 vengono predetti il giudizio di Dio contro l'Egitto: si sarebbero scatenate lotte civili e sarebbe giunta l'invasione straniera ( come avvenne attorno al 670 a.C.). Le predizioni sono catastrofiche: dalla siccità del Nilo alle piante che, perciò, si sono seccate al territorio tutto che diventa deserto. Perdono il loro lavoro i tessitori, i pescatori, gli agricoltori. Poi improvvisamente lo scenario cambia (il testo di oggi), tra i più stupefacente del VT riguardo la conversione dei popoli al Dio d'Israele. Si parla di 5 città abitate da Ebrei che fondano comunità e colonie ebraiche, che convertono il paese alla fede del Jhwh.
Di fatto c'è stata una dispersione della popolazione ebraica che si è istallata anche in Egitto e si parla, nei documenti di Elefantina, di un tempio costruito in onore di Jhwh alla prima cataratta del Nilo. Non si sono trovate le 5 città, archeologicamente, ma forse si tratta di un numero simbolico per ricordare che qui si stabilisce una popolazione che si appoggia alla Legge (5 libri). Probabilmente c'è anche il richiamo a Eliopoli, "città del sole", come si traduce il nome della città, dove viene adorato il Signore e si giura sul suo nome. Infatti ci si fida di Lui e su di Lui si imposta la propria verità. Il richiamo a un altare e ad un obelisco (stele) documenta la fede in Jhwh che fa superare l'esclusività di Gerusalemme e del suo unico tempio. Anzi si ripensa ad una salvezza di popol, in Egitto, a somiglianza della salvezza operata da Dio attraverso Mosè.

Ef 3, 8-13
Fratelli, a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. Vi prego quindi di non perdervi d’animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.

Efesini 3, 8-13
Tutto il capitolo 3 ripropone la consapevolezza che il messaggio di Dio passa attraverso lui, Paolo, per arrivare ai pagani. In fondo Paolo, ebreo convinto, e perciò fedelissimo custode della fede d'Israele e, quindi, della predilezione di Dio nell'Alleanza offerta solo agli Ebrei, si stupisce di essere stato scelto da Dio per il ruolo di apostolo "per le genti". In pratica, ogni volta che vi ritorna a pensare, si stupisce di questa vocazione e di questa scelta. Non si rammarica poiché, nella sua esperienza, ha scoperto splendore di fedeltà e di amore anche tra i pagani ed ha assistito ad una rivoluzione del cuore dei lontani, via via che accoglievano il messaggio di Gesù. Non si pente, anzi si sente gioioso, addirittura orgoglioso nella sua piccolezza e umiltà, poiché, per mezzo suo, "annuncia alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo". Si sente tutta la sorpresa di essere tramite tra la profondità di Cristo e l'immensità del creato. Esiste un mistero gelosamente custodito da Dio e assolutamente impensabile. Ora Paolo sa che quel mistero passa per le sue mani e nelle sue parole. E Paolo sa che, attraverso lui, sono svelate la grande misericordia e la salvezza per tutti. Questo segreto è ora affidato alla Chiesa perché, aprendo il mondo alla "multiforme sapienza di Dio", faccia scoprire anche ai "principati e potenze dei cieli" la conoscenza del progetto divino sul mondo. Paolo sta suggerendo una vocazione che il Signore ha offerto prima di tutto ai 12, quindi a lui come annunciatore alle genti. Non si tratta di esserne degni, si tratta di accogliere e di credere che il Signore passa anche attraverso le nostre parole, le nostre scelte, la nostra fede, le tribolazioni che richiedono una fedeltà larga. Paolo conosce, perché l'ha percepito, il tesoro che va comunque custodito, salvato e offerto: e sta dicendo a tutti noi che siamo nella Chiesa che è il dono che possiamo fare al mondo. Un dono gratuito è ricevuto, e va riproposto e scambiato senza altro guadagno nel sapere che il Signore, per mezzo nostro, ha raggiunto altri e li rende fiduciosi, portatori di speranza e di grazia. La misericordia, che il Signore offre ad ogni popolo, senza distinzione, ci immette sulla strada della pace poiché ci impegna a rintracciare, noi stessi, la misericordia di Dio con tutti, Certamente, ci dice Paolo, non possiamo più permetterci di selezionare le persone per classi, onore, stima ed interessi. Non possiamo riprendere i miti della discriminazione, del razzismo, della intolleranza o del fanatismo né accettare le paure del diverso. Il Signore ci ha posto sulla strada nell'accoglienza, del rispetto e della fraternità.


 

Mc 1, 1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Marco 1, 1-8
Siamo probabilmente negli anni 60 d.C. e, a Roma, la piccola comunità cristiana sente il bisogno di avere uno scritto di riferimento su Gesù mentre molti, di quelli che lo hanno conosciuto, sono ancora vivi. Si sceglie Marco, un discepolo molto stimato che ha seguito Pietro e Paolo, documentato, serio. Deve raccontare come la promessa che Dio aveva fatto al suo popolo con il grande Isaia: "Io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato" (65,17), si stia avverando in Gesù. E Marco, che poteva sintetizzare in dense formule teologiche il messaggio della novità di Dio, preferisce raccontare. E l'inizio del Vangelo di Marco, in un solo versetto, sintetizza tutto il messaggio che vuole proporci, ricordandoci che sta riferendo una notizia splendida: fa riferimento ad un personaggio: Gesù che è Messia nel mondo ebraico (Cristo) e presenza di Dio come Figlio del Padre. Marco vuole raccontare ciò che Gesù ci svela, portatore di un segreto nascosto nelle profondità dei secoli e che finalmente ci viene offerto per la nostra gioia e speranza. Perciò Marco racconta fatti gioiosi, attese di secoli per quel Messia aspettato, ma assolutamente nuovo, perché ha una personalità incredibile, legata a Dio in modo impensabile perché Figlio. Una tale presentazione, per quanto scarna e assolutamente insufficiente, apre orizzonti di sorprese e di perplessità. Si gioca immediatamente con l'incredulità di chi ascolta, con l'impossibilità per chi pensa, con l'ironia di chi ritiene di essere alla presenza di racconti ingenui. Ma l'inizio stesso obbliga a incuriosirci fino alla fine, poiché il personaggio, di cui si parla, è veramente esistito, dice Marco, ed è nell'orizzonte delle nostre azioni, raggiungibile, udibile, chiamato a rispondere e chiamato a motivare, interpellato sulla sapienza e sui drammi delle persone, disarmato di fronte a tutti, sapiente e sincero, onesto nelle sue scelte e sorprendente, capace di dare valore agli ultimi, agli intoccabili, ai disonesti, ai lebbrosi, scoprendo che il valore di ciascuno è nel cuore di Dio che li ama personalmente e Lui garantisce per risollevarli, liberarli, rinfrancare, rincuorarli. Il primo rapporto con la gente, però, raccontato da Marco, è per interposta persona. Si chiama Giovanni e parla ad un popolo che deve riconoscersi peccatore ed infedele. Egli viene dal deserto e inizia a smascherare il male e lo fa pubblicamente. Non è un annunciatore di disperazione. Nella sua denuncia e chiarezza incoraggia al perdono, alla speranza, alla purificazione. E' un uomo che crede nella capacità di saper riconoscere, di saper finalmente denunciare il proprio male. Incoraggia un popolo che scopre di poter essere libero poiché qualcuno, coraggioso e fedele a Dio, osa richiamare ciò che conta davvero e osa riprendere a far sperare una giustizia più profonda. E il popolo, che accorre, sente di aver bisogno di essere perdonato mentre scopre un mare di malignità e di iniquità. Giovanni si presenta così come il profeta: il vestito, la cintura, il nutrimento fanno ripensare ad Elia, all'uomo fedele che ha consacrato tutta la sua vita a Dio e non fa più nulla per sé.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.