Esaltazione della Santa Croce
14 settembre 2'025
Giovanni 3, 13-17
Riferimenti :Nm 21, 4b-9Sal 77 Fil 2, 6-11
Sei tu, Signore, la nostra salvezza. Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
Nm 21, 4b-9
In quei giorni. Il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Numeri 21, 4b-9
Il popolo è scoraggiato della fatica e delle difficoltà che deve affrontare, addirittura per mancanza di acqua e di cibo che invece in Egitto avevano a sufficienza. Ma allora l'aver seguito questo nuovo Dio, di cui Mosè si è fatto portavoce, è una disgrazia ed un tradimento. La fatica produce incapacità a fidarsi ed a reggere il cammino verso la libertà.
Poiché camminano nel deserto, gli ebrei percorrono accidentalmente una strada dove si annidano serpentelli voraci e velenosissimi. E' per questo che ancora oggi, ai turisti, si consiglia di non camminare nel deserto a piedi nudi o con i sandali. I saggi, comunque, collegano questi pericoli con la diffidenza del popolo e richiamano il popolo ai propri sbagli. Mosè intercede e costruisce un segno: un serpente di bronzo. A chi guarderà, elevando in altro lo sguardo, sarà offerta la salvezza.
Il serpente, nell'antichità, è una realtà misteriosa, simbolo di vita e di fecondità e simbolo di morte. Il guaritore Esculapio portava guarigione ed aveva un bastone a cui erano attorcigliati due serpenti. E' ancora oggi simbolo della sanità. I rabbini, tuttavia, spiegavano che non era il serpente che guariva il malato, ma il Signore a cui rivolgi lo sguardo. Nel libro della Sapienza si legge: "Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dell'oggetto che vedeva, ma da te, salvatore di tutti" (16,7).
Fil 2, 6-11
Fratelli, Gesù Cristo, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Filippesi 2, 6-11
Paolo è in prigione e quindi ha molto tempo per ripensare al suo cammino, alle scelte fatte, alle comunità che ha incoraggiato e strutturato. Egli si fida molto della sua comunità di Filippi e confida a loro di essere pieno di gioia. In questa lettera lo ripete almeno 16 volte e ne parla perché possano scoprire che vanno ripensati i propri rapporti con gli altri. Non è il mondo esterno che ti deve dare gioia ma la ricchezza di cui il Signore ti arricchisce. Così, con la stessa serenità di cuore, vuole aiutare questi fratelli e sorelle nei rapporti sempre difficili di una comunità, anche cristiana. Egli ne parla con fiducia; dice di aver scoperto, nelle pieghe di una umanità attiva, atteggiamenti di invidia in alcuni che cercano di fare da padroni. Per questo l'apostolo si preoccupa di suggerire alcuni atteggiamenti morali: "Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri" (2,2-4).
La preoccupazione di suggerire un modello porta Paolo a ripensare al modello più alto che conosce: ai sentimenti di Gesù. E qui Paolo introduce un inno stupendo composto probabilmente ad Efeso e comune a tutte le Comunità dell'Asia minore. E' la lettura del brano di oggi in cui il suggerimento continua sul doppio filo di ciò che Gesù sente e vive nel suo stile e ciò che Gesù è in realtà nella sua avventura.
Perciò "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina..."( 2,5ss)
A. Si parla di Gesù prima della nascita da Maria e si dice che è "nella condizione di Dio".
B. Poi, nella sua incarnazione, è venuto tra noi e si è spogliato della sua grandezza. C'è, però, il pericolo di pensare che si sia solo rivestito della realtà umana come di un abito ed alla fine, di spogliarsene per tornare alla condizione beata di prima. Egli invece si è svuotato" della sua divinità per diventare veramente uomo nella sua realtà quotidiana che è "svuotamento" della sua grandezza fino alla morte. Perciò non si è fermato ad un livello superiore, ma si è fatto veramente uomo. E tra gli uomini non si è installato tra i notabili, tra i nobili, tra gli aristocratici o i grandi o gli eccellenti. Non si è fatto uomo di successo, non si è esibito in fantastiche manifestazioni. Ha scelto di mettersi tra gli umili, ha condiviso la condizione di schiavo e perciò, crocifisso come uno di loro. Alla fine le scelte, il suo silenzio, la sua mansuetudine, il non aver accusato e l'aver perdonato hanno reso straordinariamente facile la sua morte e la sua sconfitta.


Giovanni 3, 13-17
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Giovanni 3, 13-17
Bisogna anzitutto dire con chiarezza che la croce, in quanto tale, non va esaltata: era, ed è, uno strumento di morte, uno strumento di tortura, di barbarie, di ignominia e di vergogna. Ieri, come oggi. Come dire: esaltare Auschwizt.
Certo, c'è tutto un richiamo per significati e simboli, ma questi rischiano di cadere nel vuoto e nell'equivoco, se non si ribadisce con forza il senso della crocifissione di Gesù, addirittura proposta come una necessità indispensabile (" bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo").
Siamo nel contesto dell'incontro di Gesù con Nicodemo che ha al suo centro una rinascita: quella secondo lo Spirito che garantisce l'affermazione incredibile che Gesù fa: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". E ancora, più chiaramente: " Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui".
Se Dio ama tanto il mondo che dona se stesso per salvarlo facendosi uno di noi, simile in tutto ai delinquenti e ai sovversivi, occorre mettere in evidenza che è sulla totalità e incredibilità di questo amore che va posto l'accento, non tanto per considerarci ancora una volta inadeguati a capire e a comprendere, quanto per domandarci:
Ci rendiamo davvero conto che il Signore vuole salvarci, in un mondo dove sembra prevalgano la violenza, l'arrivismo, l'odio, il potere, il denaro? E come ci salva se le cose sembrano continuare senza cambiamenti?
Ci fidiamo di quello che dice Gesù o non ci facciamo più tanto caso perché sono cose ormai ripetute che non fanno più presa in noi?
Che valore diamo a queste affermazioni? Ci crediamo davvero? E come collaboriamo? con contro risposte vaghe e prive di comprensione come quelle di Nicodemo?
Abbiamo il coraggio di guardare le ‘croci' del nostro tempo tenendo presenti queste parole di Gesù? Ci toccano? Oppure sorvoliamo e cerchiamo di non pensarci?

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.