PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2002
Numero 3 - Dicembre 2001

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Edward e Silvia
ovvero
il regalo di Natale

"Ogni volta succede immancabilmente la stessa cosa!" commenta Edward, ridendo di gusto. "Io mi presento e dico: "Mi chiamo Edward, e vengo da Pretoria". E pi?di una volta, anzich?Pretoria capiscono Pistoia!".

Edward parla perfettamente l'Italiano. Al suo Italiano perfetto, per? aggiunge una lieve inflessione straniera, che porta gli interlocutori, incuriositi, a domandargli da dove venga. "Mi scusi..." puntualizza Edward cortesemente "non sono di Pistoia, ma di Pretoria, Sudafrica!". Ma qui le cose vanno ancora peggio: l'interlocutore spesso rimane sbalordito: "Sud... Africa?!". Gi? perch?per molti "Africa" significa solo pelle nera, occhi neri e capelli neri, come l'ebano o come la pece... E invece Edward ?bianco che pare albino, ha gli occhi azzurri e chiari, ed ?biondo come un campo di grano. Ma non c'?in realt?nulla di strano: i nonni di Edward, come molti sudafricani, erano di origine olandese.

Certo non lo sapevano i genitori di Silvia, brianzoli, mobilieri da tre generazioni, quando la figlia, una domenica sera del mese di novembre del 1994, annunci?in casa che era fidanzata con un sudafricano. A Silvia piacevano i colpi di scena, aveva un grande senso dell'umorismo e sapeva che i suoi erano un pochino razzisti: e si divert?un mondo nel vedere la madre farsi aria con il fazzoletto, come se fosse venuto a mancarle l'ossigeno, e il padre sbiancare al punto da diventare pi? bianco di Edward e di tutta la sua genealogia olandese.

Edward e Silvia si erano sposati l'anno successivo, il 1995.

Bench?il livello economico della famiglia di lei fosse piuttosto elevato, i due giovani sposi non avevano voluto troppi aiuti economici e si erano arrangiati da soli anche per cercare e affittare una casa. Edward si era licenziato dalla societ?petrolifera presso cui lavorava, facendo la spola fra l'Europa ed il Sudafrica, e aveva trovato lavoro presso una societ?di import-export, anche se, in questo modo, aveva dovuto accettare un livello di impiego notevolmente inferiore a quello precedente. Il suo stipendio e la sua posizione sociale erano cambiate... un po' in peggio. Agli inizi, per? era cos?bello per Edward e Silvia poter vivere finalmente insieme, che non ci facevano caso.

Con il passare del tempo, per? la situazione si fece pesante per l'orgoglio di Edward, che cominci?ad intristirsi, consapevole del fatto di non essere riuscito a dare a Silvia ci?che sin dall'inizio avrebbe voluto: una bella casa, qualche cena al ristorante, magari una vacanza a Parigi. E la situazione peggior?quando Edward si vide recapitare a casa una richiesta di pagamento per alcuni debiti che un suo fratello aveva contratto in Sudafrica anche a nome suo. Non si trattava di una grossa cifra, ma... proprio non ci voleva!

Edward sent?in cuor suo di avere fallito. Silvia non gli faceva pesare quanto stava accadendo e capiva il rifiuto di Edward all'invito pressante dei suoceri, mobilieri, ad accettare un posto di lavoro presso l'azienda familiare. Per?l'amarezza e la delusione, pian piano, finirono per investire anche il loro rapporto di sposi, che divenne teso, senza slanci, fatto di piccole recriminazioni e di lunghi silenzi.

Edward decise di partire per Pretoria nel mese di dicembre del 2000 per capire meglio e intervenire di persona sulla questione dei debiti del fratello. In realt? non c'era molto da capire e neppure da fare. Forse, e soprattutto, Edward voleva "staccare" un po', respirare un po' di aria del proprio paese e riflettere.

Giunto in Sudafrica, per? subito, ma proprio subito, cap?quanto Silvia fosse importante per lui; ricord?i tempi del fidanzamento, quando doveva farsi quattordici ore di volo e a volte anche di pi? facendo scalo a Francoforte o ad Amsterdam, per poter stare insieme a Silvia magari per mezza giornata; si accorse di quanto gli mancasse il suono dolce e ormai familiare dell'Italiano, che era la lingua di sua moglie...

Alla vigilia di Natale torn?in Italia. Aveva con s?un diamante, piccolo e lucente: un dono per Silvia; un simbolo che racchiudeva alla perfezione ci?che Silvia rappresentava per lui.

I suoceri un po' si inquietarono. "?un incosciente!" esclam?il padre "Con i debiti da pagare, una casa che sembra una catapecchia... un diamante?! Manca di senso pratico!". Ma poi, l'anziano padre, brianzolo, mobiliere da tre generazioni, incroci?lo sguardo della moglie e i due si commossero. E cos?fu per Silvia.

Un regalo non "serve" a niente. Un regalo manca di senso pratico. A volte per?racchiude in se stesso ci?che molte parole non riuscirebbero a dire. Per questo un regalo ?bello: soprattutto per ci?che riesce a dire.

Non sempre le cose che allietano la vita di una persona o di una famiglia sono cose "pratiche". Un mazzo di fiori, una festa, una serata al ristorante: non sono cose "pratiche". In un certo senso non "servono" proprio a nulla; eppure possono "significare" molto.

Se non significano nulla sono soldi buttati e uno scandalo per chi vive in povert? Ma se sono il segno di un amore "esagerato", allora... qualche volta ?bello e importante che la persona che amiamo riceva un regalo "esagerato".

don Stefano

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