Pagina 9 - Il Tassello

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MI RITORNI IN MENTE…
Le chiamavamo canzo-
ni di protesta. Quelle can-
zoni magari orecchiabili ma
maledettamente scomode.
Negli anni sessanta e settan-
ta ce ne sono state parecchie
e le proponevano non neces-
sariamente i complessi, i
cosiddetti “capelloni” di al-
lora, ma anche personaggi di
successo come Celentano e
Morandi che le hanno inserite nel loro vastissi-
mo repertorio. Ma prima di andare a citare e
ripercorrere quelle canzoni viene da domandar-
si il perché della canzone di protesta, com’è
nata, perché si è diffusa e perché ha avuto così
tanto seguito. Il contesto storico è presto ser-
vito: erano gli anni della contestazione, il miti-
co sessantotto con tutto quello di positivo e ne-
gativo che poi si è portato dietro, i ragazzi e i
giovani di allora cercavano qualcosa di diverso,
una voglia di libertà e di progresso che il mon-
do di quegli anni non poteva o voleva dare.
C’era dappertutto una fibrillazione co-
stante, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbri-
che, nella vita di tutti i giorni, si cercava qual-
cosa di nuovo, una volontà di lottare per qual-
cosa di positivo e superiore che valesse poi per
tutti. Naturalmente si sa poi come andarono le
cose: il vento a poco a poco si affievolì e per
dirla in due parole tutto sembrò tornare come
prima. I benpensanti ebbero la meglio, magari
con la forza e qualche carro armato. Ma le spe-
ranze di allora sono volate alte e le canzoni so-
no rimaste a cominciare dall’indimenticabile
Il ragazzo della via Gluck
” nella quale si pro-
poneva, alla fine del motivo, di non costruire
più le case e di lasciare l’erba, cosa francamen-
te oggi “ecologicissima” ma assolutamente fuo-
ri dal nostro modo di pensare.
Ricordo volentieri anche una canzone o-
recchiabilissima del cantante francese Antoine
presentata al festival di Sanremo nel 1967.Il
titolo era “
Pietre”
e recitava così: “Se sei buo-
no ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le
pietre, qualunque cosa fai, dovunque te ne an-
drai, tu sempre pietre in faccia prenderai”. As-
solutamente significativa di un certo modo di
vivere, le inquietudini giovanili che si scontra-
vano (e si scontrano tuttora, perché no) con il
falso perbenismo della società..
E poi cito “
Proposta
” del complesso dei
“Giganti” anche loro al festival del 1967: met-
tete dei fiori nei vostri cannoni era il messaggio
nella loro canzone che citava un’inchiesta fatta
nel mondo variegato della gioventù milanese.
Esplicito e forte il richiamo alla pace e rifiuto
per ogni forma di guerra o guerriglia, anche
urbana.
Dello stesso tenore anche un pezzo di
Gianni Morandi targato 1971 “
Al bar si muore
nel quale si ricorda la guerra del Vietnam, ed
ad un certo punto dice: ”. Sto con gli amici al
bar ma è come fossi là in mezzo a quelli che
stanno morendo là”. Magari un po’ furbo, ma è
ancora un richiamo forte contro una guerra d’-
occupazione andata poi malissimo. Il cammino
in questo sterminato mondo della protesta mu-
sicale sarebbe lunghissimo ma non voglio an-
noiare: ricordo solo il ritornello di Pietre. Sarà
così finchè vivrai, sarà così, speriamo di no, ma
con l’aria che tira oggi c’è da stare poco allegri
e qualche altra canzone di protesta magari ag-
giornata coi temi dei tempi nostri sarebbe bene
accetta.
G
IOVANNI
G.
LE CHIAMAVANO
CANZONI DI PROTESTA
LEVA 1956 - LEVA 1926
Coloro che festeggiano il cinquantesimo compleanno sono invitati ad essere presenti durante la
processione con la statua della nostra Madonna. Chi fa parte di questa “annata” dia il proprio no-
minativo in parrocchia. Inoltre… stiamo “cercando” anche coloro che compiono 80 anni per una
occasione di incontro in vista della presenza della statua della Madonna dell’Aiuto in maggio.