Pagina 7 - Il Tassello

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NELLA SPIRITUALITA’
La pratica assidua della preghiera ali-
mentava sempre più forte in lui la fiamma dei
desideri celesti
e l’amore della patria del cielo
gli faceva disprezzare tutte le cose terrene.
Sentiva di avere scoperto il tesoro nascosto e,
da mercante prudente, si industriava di
com-
prare la perla preziosa che aveva trovato
, a
prezzo di tutti i suoi beni. Non sapeva ancora
pero’ in che modo realizzare questo desiderio:
solo gli veniva suggerito che
il commercio spi-
rituale deve iniziare dal disprezzo del mondo
e
che la milizia di Cristo deve iniziare dalla
vit-
toria su se stessi
”.
(
biografia di s. Bonaventura
).
Un giorno il giovane Francesco incontra
un lebbroso, coperto di orribili piaghe. Dappri-
ma, inorridito, vuole fuggire, ma poi
resta lì
,
come inchiodato da una forza
misteriosa
.
Allora scende da cavallo, bacia la mano al leb-
broso, gli dà un’abbondante elemosina e chiede
all’ammalato di baciarlo. Subito dopo si sente
invadere da
serenità, gioia, amore per gli in-
felici, soddisfazione di aver vinto la parte
bassa di sè.
Da quel momento entra nei lebbro-
sari consolando, medicando, abbracciando que-
gli uomini, che
ha incominciato a sentire e ad
amare come fratelli
: al tempo stesso speri-
menta che amare i fratelli unisce sempre più
intimamente al cuore buono e misericordioso di
Dio.
Tanti anni dopo, nel suo
Testamento
spi-
rituale San Francesco riflette sull’episodio:
“Il
Signore dette a me, frate Francesco, di inco-
minciare a fare penitenza così: quando ero nei
peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere
i lebbrosi, e
il Signore stesso mi condusse tra
loro e usai con essi misericordia
...”
Francesco riconosce quindi che è stato il
Signore con la sua grazia a spingerlo tra le
braccia dei lebbrosi: mai avrebbe potuto riu-
scirci da solo!
E’ il Signore che gli ha concesso il
“dono” dei fratelli
, cioè il dono di considerare
gli altri, tutti, anche i meno attraenti, come fra-
telli verso i quali avere bene-
volenza e premure.
Certo, è un
passaggio (Pasqua!)
che avviene molto
lentamente ed è necessa-
rio continuare a chiedere
al Signore con umiltà
che dilati il cuore, man-
dando il suo Spirito d’A-
more a purificare la no-
stra personalità, perchè
gra-
dualmente i lati negativi possano lasciare
spazio ai sentimenti di bontà e di misericor-
dia di Dio
.
“Questo morire per darmi ai fratelli lo posso
realizzare solo con Gesù; solo Gesù può attuare
una rivoluzione nelle leggi del cuore, mettendo
accoglienza dove c’era resistenza, perdono al
posto della vendetta, dolcezza dove c’era ripu-
gnanza e amabilità invece della violenza.
Solo
Gesù è capace di compensare questo morire
a se stessi con una
maggiore soddisfazione
:
solo Gesù sana, libera, purifica il cuore uma-
no...” (padre Larranaga, francescano).
Gli Atti degli Apostoli raccontano la vita
della prima comunità cristiana: una grande fa-
miglia dove tutto era in comune, nella gioia
della Risurrezione.
“Avevano un cuor solo
e
un’anima sola...
: ecco ciò che provocava
grande stupore nel popolo e faceva riscuotere
loro la simpatia di tutti. E’ la
fraternità evan-
gelica
!
Quando la gente vede un gruppo di
fra-
telli
(frati!)
che vivono uniti in felice armonia,
finisce per pensare che solo una persona viven-
te può dar vita ad uno
spettacolo del genere e
che, quindi,
Gesù deve essere vivo, perchè
altrimenti tanta cordialità fraterna non si
spiegherebbe.
L’amore fraterno diventa quindi
sacramento, segno indiscutibile che Gesù è ve-
ramente risorto!
M
ARIA
L
UISA
SAN FRANCESCO
E IL “DONO” DEI FRATELLI
MORTI SUL LAVORO ... TROPPI!
OGNI ULTIMO MARTEDI’ DEL MESE
ORE 20.30 MESSA A RICORDO DEI MORTI SUL LAVORO