Pagina 15 - Il Tassello

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Buongiorno Vita
Sapeva tutta la verità
il vecchio che vendeva carte e numeri,
però tua madre è stata dura da raggiungere,
lo so che senza me non c’era differenza:
saresti comunque nata,
ti avrebbe comunque avuta.
Non c’era fiume quando l’amai;
non era propriamente ragazza,
però di aver fatto del mio meglio,
così a volte guardo se ti rassomiglio,
lo so, lo so che non è giusto,
però mi serve pure questo.
Poi ti diranno che avevi un nonno generale,
e che tuo padre era al contrario
un po’ anormale, e allora saprai
che porti il nome di un mio amico,
di uno dei pochi che non mi hanno mai tra-
dito,
perché sei nata il giorno
che a lui moriva un sogno.
E i sogni, i sogni,
i sogni vengono dal mare,
per tutti quelli
che han sempre scelto di sbagliare,
perché, perché vincere significa “accettare”
se arrivo vuol dire che
a “qualcuno può servire,
e questo, lo dovessi mai fare,
tu, questo, non me lo perdonare.
E figlia, figlia,
non voglio che tu sia felice,
ma sempre “contro”,
finché ti lasciano la voce;
vorranno
la foto col sorriso deficiente,
diranno:
“Non ti agitare, che non serve a niente”,
e invece tu grida forte,
la vita contro la morte.
E figlia, figlia,
figlia sei bella come il sole,
come la terra,
come la rabbia, come il pane,
e so che t’innamorerai senza pensare,
e scusa,
scusa se ci vedremo poco e male:
lontano mi porta il sogno
ho un fiore qui dentro il pugno.
Figlia
A
ncora una volta mi piace andare un po’
“oltre” il tema proposto per il mese: non
voglio parlare di maternità nel senso
stretto del termine perchè ci sarà già qualcuno
che scriverà meglio di me, ma vorrei parlare
di figli in generale, dei nostri figli, le croci e
le gioie di tutti i giorni. Ed allora ho pensato
ad una vecchia canzone del “professor” Ro-
berto Vecchioni, cantautore milanese, celebre
anche per essere stato insegnante d’italiano in
un noto liceo.
C’è da notare che nel corso della sua car-
riera musicale il signor Vecchioni ci ha re-
galato diverse perle fra le quali “Luci a San
va informando sulle sue condizioni di salute.
“Che faccia stanca, ma ti lascia dormire?”
“Un pochino…” cominciò a dire la Fulvia,
subito interrotta da un: “Ah, è finita la pac-
chia, tesoro! Scordati di dormire per i prossi-
mi tre anni!” che Laluisa pronunciò annuendo
con aria dolente.
“Ma dai! Kikk@ e Pittibimbo non mi hanno
mai fatto perdere una notte” intervenne Ched-
dolce. “A Giannicaro piaceva tanto dar loro la
poppata notturna” aggiunse.
Sulla stanza era sceso un silenzio imbaraz-
zato. Mai come in quel momento l’assenza di
Losplendido era apparsa evidente agli occhi di
tutti.
Nonnanenna, con una prontezza di spirito
direttamente proporzionale all’età, fu la prima
a rompere il gelo: “Ma lo sai che è bello, pro-
prio come te? Sono sicura che sarà anche buo-
no come il pane e che ti darà tanta gioia!”
La Fulvia le fece l’occhiolino. Da ieri la sua
vita era cambiata per sempre, ma la cosa le
piaceva moltissimo.
Chiara