Pagina 2 - Il Tassello

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Buongiorno Vita
di un equilibrio psicologico, stupore interiore
di fronte alla vita che prende spazio e cresce,
gratitudine infinita al Dio della vita. La mam-
ma svelerà che la maternità è dedizione rispet-
tosa e accettazione di una vita che non le ap-
partiene ma che le è dato in dono.
Ogni persona che abbia sensibilità e cuo-
re per accogliere queste confidenze diventerà
pian piano capace di scoprire l’anima del mi-
stero della maternità; non diventerà madre,
ma saprà cosa sia maternità e potrà viverne
gli stessi valori, incarnandoli nella propria esi-
stenza. Anche un uomo che - ovvio - non ha
esperienza diretta di ciò che sia essere madre,
potrà vivere l’essenza della maternità se avrà
avuto la pazienza dell’ascolto umile e profon-
do delle madri. Pensate, addirittura un uomo,
persino un prete può vivere dimensioni mater-
ne nel proprio ministero.
Mia Madre
M
ia madre era una
grande donna. Non
grande di statura,
ma grande di cuore e di men-
te. Ed era veramente bella, di
una bellezza semplice, conta-
dina, con bei capelli ricci sem-
pre raccolti sulla nuca. Non
aveva bisogno del trucco, era
bella così: acqua e sapone.
Mio padre l’aveva adoc-
chiata ancora fanciulla quan-
do portava in campagna le
oche. Scherzando la chiama-
va
“Angelina delle oche”
e lei
si arrabbiava. E quando, da
sposati, si prendevano in giro
come fanno gli sposi che si
amano, lei diceva a mio pa-
dre
“brot om”
e lui risponde-
va
“ma ho sposato una bella
donna”.
Mia madre, anco-
ra fidanzata, andava
a lavorare in filanda
a Treviglio, a piedi,
percorrendo tre Km
di andata e tre di ri-
torno. Quando faceva
il II turno finiva tardi
e mio padre andava a
prenderla in bicicletta.
Ma c’era la raccoman-
dazione della nonna
Gilda:
“Carletto, ti
raccomando tieni le mani in
tasca”
la risposta:
“O Gilda,
come faccio a portare la bici-
cletta con le mani in tasca?”
Pudore e arguzia. Per il viag-
gio di nozze mio padre la por-
tò al Santuario di Caravaggio
con il carretto. Che viaggio!
Mia madre era attenta alla
mia educazione. Quando il
maestro Forsenigo, grande fa-
scista, per non so quale mara-
chella la mandò a chiamare,
davanti a lui mi ha dato due
sberle che mi hanno messo in
riga. Mi mandava all’oratorio
e mi controllava. All’oratorio
mi hanno promosso aiuto ba-
rista. Ma dovevo mettere la
cassetta delle gassose sotto i
piedi per arrivare al banco. E
quando arrivavo a casa con le
caramelle, date a me in pre-
mio dal capo, sempre mi do-
Il vero problema è che poco si sente parlare
della natura della maternità, spesso ridotta a
mera questione sanitaria; e lo stesso dicasi per
la paternità. Di queste dimensioni fondamen-
tali della vita dobbiamo riappropriarci se vo-
gliamo che i nostri giovani e le nostre giovani,
che non sono ancora padri e madri coltivino e
custodiscano il desiderio della famiglia e della
genitorialità.
L’appello allora è rivolto alle madri. Inse-
gnateci cosa sia la maternità, inventate modi
e forme per comunicarci la grandezza della
vostra esperienza personale, perché dobbiamo
superare l’idea che si possa conoscere solo ciò
di cui si fa esperienza diretta e personale. A voi
l‘onore e l’onere di essere maestre di vita nella
comunità che ogni giorno celebra la Vita.
Don Attilio