Pagina 3 - Il Tassello

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Buongiorno Vita
in questo numero
1. M
adre
e maternità
Don Attilio
2. M
ia
M
adre
Don Peppino
3. I
l
“F
iglio
di
tante
lacrime
Don Giuseppe
4. M
amma
R
osa
racconta
...
Suor Cristina
5. S
tato
interessato
Hermes Schiavella
6. M
amma
!
Noemi Bettin
7. D
i mamme
ce
n
è
una
sola
(…
baruch
ashem
!)
Silvio Ceranto
8. M
aternità
Luca Tessaro
9. G
enerare
,
sempre
Maria Luisa Lualdi
10. U
n
dono
speciale
Matteo Tognonato
11. I
n
tempo
di
guerra
Teresa Rossi
CALENDARIO
12. C
ara
R
oberta
di
5I
Andrea Inzaghi
13. F
iocco
azzurro
Chiara Pesenti
14. F
iglia
Giovanni Grampa
15. U
na
donna
che
diventa
“M
adre
Antonella Bellotti
16. M
aternità
e
diritto
alla
vita
Wildo Bianchi
17. T
utto
in
un
abbraccio
...
Antonella Martino
mandava
“Non le avrai mica
rubate?”
E quella volta che sono tor-
nato con la faccia gonfia per
una pallonata dell’assistente
che giocava con noi (perché
io ero un “fognino”, sempre
tra le gambe) come premio mi
sono meritato un’altra sberla
.
“Così impari!”
e quando, gio-
cando sulla macchina da bat-
tere il frumento, ho cacciato
la mano destra nella ruota e
mi sono tagliato tre dita, mi
son guardato bene dall’anda-
re a casa a piangere; sono
andato al fosso e nell’ac-
qua fresca ho lavato la
mano, bendandola poi
con la pelle del gelso.
Mia madre lo venne a
sapere e un’altra sber-
la mi ha medicato la
mano.
A proposito di sber-
le. Da prete non so per
quale motivo mi disse:
“Te do na sberla”.
Mamma, guarda
che sono prete e
parroco. Rispo-
sta
: “Anche se
fossi vescovo, se te la meriti te
la do!”
Ma voi dite: che mamma
manesca. No. Mi voleva bene
e mi metteva in riga. Ci è ri-
uscita.
Mia madre amava la vita.
Prima di me sono nate due
gemelline, ma morirono nel
parto. Il medico disse a mio
padre:
“Carletto, rassegnati,
tua moglie non avrà più figli.”
“Cosa?”
– disse mio padre –
andò a Caravaggio ad accen-
dere la candela alla Madonna.
Dopo 15 anni, dopo 9
parti e 11 figli, quan-
do nacque Stefania,
andò a spegnerla.
E quelle gemelli-
ne, Maria e Cristi-
na, detto da mia
madre, furono i
nostri angeli
protettori .
E prima
che morisse
il mio fratel-
lino Tarcisio
di nove mesi,
di
pertosse,
mia madre ha
vissuto con lui per un mese
nella stalla, era l’unica fonte
di calore.
Mia madre non aveva la
pelliccia e nemmeno il paletò,
aveva lo scialle nero, confe-
zionato da lei, e alla domenica
mi portava alla Messa, tenen-
do le mie mani sotto lo scialle
per scaldarle, e mi insegnava
a
“offrì la Mesa”
recitando le
preghiere antiche, mentre il
prete andava per suo conto.
Mia madre ha fatto tanti
sacrifici in tempo di guerra,
ma il pane non ci mancava,
lo cuoceva lei nel fornello del
camino e anche il panettone a
Natale. Che profumo!
E mio padre veniva a por-
tarmi il pane in seminario a
Seveso, in bicicletta da Trevi-
glio. Ma una volta la valigia
si aprì in Piazza a Monza: ha
dovuto scappare, perché gli
sono saltati addosso e il pane
bianco è sparito.
Era semplice mia madre,
ma furba. Dopo il Concilio le
ho detto, ridendo:
“Mamma
adesso i preti possono spo-
sarsi”
con faccia severa mi