Pagina 5 - Il Tassello

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Buongiorno Vita
per farlo nascere alla vita, piangendo per lui
più di quanto una madre pianga per un figlio
che muore.
Ad un certo punto, Monica si rivolse ad un
vescovo conosciuto come un uomo molto sag-
gio, pregandolo di intervenire presso il figlio, di
parlargli per distoglierlo dalla sua strada sba-
gliata. Ma il vescovo si rifiutò, affermando che
Agostino in quel tempo (aveva 20 anni) era
troppo preso dall’eresia manichea e non avreb-
be ascoltato; le consigliò di lasciarlo stare e di
pregare per lui, avrebbe scoperto da se stesso
il suo errore. Monica insistette, implorando il
vescovo, il quale alla fine, “un po’ stizzito e un
po’ annoiato”, la congedò, non prima di averle
ricordato che non era possibile che “il figlio di
tante lacrime” si perdesse. Monica prese quelle
parole come se fossero “risuonate dal cielo”.
Raggiunse il figlio a Milano: “m’inseguì per
terra e per mare” – ricorda Agostino – sicura
com’era che Dio l’avrebbe esaudita, Dio che
“tutto le aveva promesso”. Poco prima di mo-
rire, già vedova, Monica gli confessò che ormai
non attendeva più nulla dalla vita, avendo ot-
tenuto, e ben al di là delle sue speranze, l’uni-
ca cosa che desiderava vedere prima di partire
da questo mondo, cioè suo figlio divenuto cri-
stiano.
Santa Monica morì a Ostia nell’autunno del
387, a 56 anni. Ora le lacrime versate da lei in
abbondanza per la conversione del figlio, ap-
partengono ad Agostino, che le lascia scorrere
davanti al suo Dio: «lasciai libere le lacrime
che trattenevo di scorrere a loro piacimento,
stendendole sotto il mio cuore come un giaci-
glio, su cui trovò riposo. Perché ad ascoltarle
c’eri tu…».
Don Giuseppe
Mamma Rosa
racconta…
Q
ualche settimana fa ho partecipato al
funerale della mamma del parroco con
il quale ho collaborato a Lecco, più di
10 anni fa. Era una donna anziana e da qual-
che anno seriamente ammalata, tanto che ulti-
mamente non viveva più con suo figlio, ma in
un ricovero.
Non ero convinta di partecipare, perché
l’idea di avventurarmi da sola in macchina in
zone a me sconosciute non mi incoraggiava.
Alla fine decisi di andare.
Come è normale per il funerale della mam-
ma di un sacerdote, c’erano molti preti a con-
celebrare, compagni di messa e anche molta
gente proveniente dalle parrocchie dove il sa-
cerdote ha prestato il suo ministero.
Presiedeva la celebrazione il vescovo vicario
della zona pastorale, il quale durante la pre-
dica ha espresso a voce alta e a nome di tutti
i presenti i sentimenti più veri e più profondi
che ognuno di noi aveva nel cuore.
È partito dal brano di vangelo proclama-
to che parlava dell’episodio della risurrezione
di Lazzaro e, dopo aver accennato ad alcu-
ni aspetti della vita di
mamma Rosa, ha sotto-
lineato il valore prezioso
che lascia a noi questa
donna, quello della
fede. È una gran-
dissima eredità
che una persona,
mamma, donna e
sposa può lascia-
re ai suoi figli e a
tutte le persone
che l’hanno cono-
sciuta. È un dono
grande che permette a
u n
figlio di dare senso alla propria vita e a tutto
ciò che durante la sua vita si trova a vivere .
Il mio pensiero è andato alla mia mamma,
che è ancora viva e abita a Casate Ticino, dove
sono nata e cresciuta. Ho ringraziato il Signore
del dono di una mamma, ho pregato per lei e
per tutte le persone alle quali sono affidati dei
figli da educare e crescere. Questo è il pensiero
che mi commuove più di tutti e mi fa toccare