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La comunità e la sua chiesa
Chiesa “
è un ovile, la cui porta unica e neces-
saria è Cristo
”, “
un gregge, di cui Dio stesso
ha preannunziato che ne sarebbe il pastore
”,
il campo di Dio
”, “l’edificio di Dio” la cui pie-
tra angolare è Gesù stesso. La Chiesa, poi, è
anche “
casa di Dio, nella quale cioè abita la
sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito,
la dimora di Dio con gli uomini, e soprattutto
tempio santo
”.
Il testo si dilunga molto in altre immagini, ma
avremo tempo per illuminarle; oggi voglio fer-
marmi su quella dell’edificio perché per noi ne
corrisponde uno concreto, che visitiamo almeno
una volta alla settimana per la messa festiva.
La nostra chiesa, nonostante qualcuno dica
il contrario, è bellissima. Lo è non solo per l’af-
fetto che proviamo a motivo dei doni della fede
e della carità che abbiamo ricevuto fra le sue
mura e le belle esperienze comunitarie e spi-
rituali. La nostra chiesa è meravigliosa, dun-
que, non solo per una questione sentimentale e
affettiva, ma anche per la ricchezza simbolica
degli elementi che la compongono. All’occhio
distratto questi non appaiono; la nostra chiesa
è schiva e sobria, e non si rivela facilmente a
chi non la vuole osservare con amore e pazien-
za. Ma per chi ha cuore e testa si svelano valo-
ri architettonici e teologici che lo spazio sacro
(giustamente) cela; io li vedo e ve li racconterò
tutti. L’omelia della santa messa della festa pa-
tronale di quest’anno sarà la prima occasione
concreta che dedicherò alla spiegazione della
meraviglia che è il nostro tempio sacro. Ab-
biate un po’ di pazienza, venite, e ne uscirete
stupiti perché forse avevamo un tesoro che non
sapevamo.
Vero è, purtroppo che la nostra chiesa è ab-
bastanza malridotta. Purtroppo è così, e dob-
biamo rimetterla in ordine, secondo quelle che
sono le nostre possibilità. È necessaria una
ristrutturazione radicale per renderla ancora
più bella; questo luogo sacro, come ha fatto
per cinquant’anni, deve continuare a custodire
i segreti della fede di tutti noi: questa voca-
zione ad essere
scrigno
domanda bellezza, che
responsabilmente le dobbiamo restituire me-
diante una radicale ristrutturazione.
In questo numero de
Il Tassello
vi presentia-
mo il progetto sintetico di ristrutturazione, che
trovate anche sul nostro sito (www.santama-
riaregina.it).
E come una grande famiglia, dobbiamo
stringerci tutti vicini e partecipare all’impegno
economico che il lavoro comporta. Ciascuna
famiglia deve sentirsi chiamata a partecipare
a quest’opera perché possa considerarsi onora-
ta e felice di aver provveduto alla sua chiesa.
E come dice l’antico adagio latino:
Intelligenti
pauca
(A buon intenditore, poche parole).
Alla festa patronale
D
ON
A
TTILIO
Le quattro porte della chiesa
e della comunità
N
ell’Anno santo della misericordia, come
in ogni anno santo, i fedeli passano per
una delle “porte sante” predisposte in
diverse chiese, per rendere visibile la propria
disponibilità ad accogliere l’invito di Dio alla
conversione.
Nella nostra chiesa ci sono quattro porte di
ingresso, non saranno “sante” in senso proprio,
ma in un certo modo lo sono, perché sono le
porte attraverso le quali passano i “santi”, cioè
i battezzati, per accedere al luogo dell’incontro
tra loro e con il Signore in mezzo a loro.
C’è il portone principale, nel centro della
facciata, che si apre normalmente nelle gran-
di occasioni, nella processione d’ingresso della
Domenica delle Palme, nella processione con
il cero nella Veglia pasquale, oppure in oc-
casione della Via crucis al Venerdì santo o al
passaggio del carro con l’effigie della Madon-
na nella processione per la festa patronale.
Il grande portone centrale è dunque il se-
gno della comunità in festa e della comunità